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Della Bordella ricorda il suo amico: “Grazie Berna, 10 anni di amicizia vera”

Compagni di molte avventure negli anni e grandi amici. Il ricordo dello scalatore

matteo della bordella matteo bernasconi

Matteo Della Bordella e Matteo Bernasconi. Due ragazzi uniti dall’amore per la montagna e per le sfide “in salita”. Un tragico incidente ha tolto la vita al “Berna”, guida alpina di 38 anni, residente a Busto Arsizio, che è stato travolto da una valanga in Valtellina.

Dopo tanti anni a condividere scalate e sentieri di alta montagna, non poteva mancare il ricordo, lungo e toccante, di Matteo Della Bordella:

Chissà quante volte rivedrò la tua faccia disegnata sulle montagne che più amavi, su quelle montagne siamo cresciuti insieme ed i tuoi sogni sono sempre stati anche i miei, amico mio.
Se penso a quante ne abbiamo passate assieme, tutto questo mi sembra ancora più insensato, la rabbia e il vuoto dei ricordi si fanno ancora più grandi.
L’amicizia non si può spiegare a parole, si declina in diversi modi, si cementa con il tempo trascorso condividendo parte del nostro percorso di vita.
Penso in realtà tu sia stato in grado di darmi più di quanto pensassi e più di quanto ti abbia mai dato io. Ricordo la prima volta che andammo in Patagonia insieme, la prima volta sotto la Torre Egger me la feci sotto, ero impacciato come un pulcino, persi addirittura una delle tue picozze nella crepaccia terminale e tu non ti arrabbiasti ma cercasti di tranquillizzarmi, eri la mia sicurezza, eri tutto. Eravamo solo io e te e non so nemmeno cosa ti avesse spinto a scegliere me come compagno, ma da lì è nato tutto. La tua determinazione era forte quanto la mia, ma la esprimevi con la maturità dei grandi.

È morto l’alpinista Matteo Bernasconi

Chissà se in quei terribili istanti di questo 12 maggio, avrai provato le stesse sensazioni di quel giorno sulla Torre Egger quando ti piombai in testa e per un attimo pensai che tutto fosse finito. Quell’esperienza ci aveva segnati entrambi, ci aveva fatto maturare e resi più responsabili, soprattutto tu eri diventato un vero uomo. Dei due eri tu quello con la testa sulle spalle, quello capace di ragionare e mettermi un freno quando le mie idee e le mie ambizioni dilagavano in zone pericolose. Già allora avevi quell’equilibrio nella vita tra passione, lavoro ed affetti che guardavo con grande ammirazione e faticavo a trovare, eri un esempio e continui ad esserlo.

Quando scalammo insieme il Cerro Murallon ero la persona più felice del mondo, grazie anche al fatto che potevo leggere la stessa felicità nei tuoi occhi; l’amicizia è il motore di tante cose, di molte salite, e sicuramente lo è stato di questa, che anche tu ricordavi come una delle tue esperienze più belle. Il fatto che mi avesse permesso di recuperare un rapporto così importante, dopo un periodo in cui ci eravamo allontanati, era una soddisfazione ben più grande della via stessa ed avrei voluto urlare questo al mondo, al posto dell’ennesimo racconto di una salita.
Ricordo quel giorno che arrivasti a casa mia con le birre per comunicarmi che saresti diventato papà, il tuo sorriso era più sincero e largo del solito e la tua gioia era incontenibile, quel giorno ci stavamo preparando ad andare insieme in Perù, quella spedizione non fu un successo, ma quando mi chiedesti di rinunciare per i pericoli legati all’avvicinamento sul ghiacciaio lo capii e mandai giù il boccone amaro senza dire nulla. Probabilmente non avrei reagito allo stesso modo se fosse successo con qualcun altro, ma dato che eri tu a chiedermelo non lo misi in discussione, di te mi fidavo ciecamente.

Siamo partiti pochi mesi fa per quella che è stata la nostra ultima avventura insieme, so che per te non è stata una spedizione facile, ci siamo resi contro entrambi di quante cose fossero cambiate dalla nostra prima volta, 10 anni fa, e di quanta strada avessimo fatto. Averti al mio fianco era per me già una sicurezza, mi bastava e non avrei barattato la nostra cordata per il miglior alpinista al mondo. E dopo 35 giorni di spedizione, questa volta credevo di essere stato io ad averti insegnato qualcosa su queste montagne e su come scalarle e invece, di nuovo, sei stato ancora tu che, come un fratello maggiore, con la tua spontaneità mi hai trasmesso il messaggio più importante in poche parole. Avevo appena risposto a Matteo Pasquetto “quando torno starò un po’ a casa a riposare” e tu mi hai subito corretto “Quando torni starai un po’ a casa a fare il papà”.

Grazie Berna per tutto quello che mi hai dato in questi 10 anni di amicizia vera

Pubblicato il 13 Maggio 2020
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