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Il sindaco Cassani sogna l’Università a Gallarate

Dopo un incontro all’Insubria, il primo cittadino gallaratese ha accelerato sull’idea di una sede universitaria, indicando anche possibili edifici, ma l’università sta investendo su Varese, Como e il distaccamento di Busto Arsizio

ex Pretura tribunale Gallarate

Il sindaco di Gallarate Andrea Cassani vuole portare una sede universitaria in città: una proposta avanzata qualche mese fa all’Università dell’Insubria e su cui ora Cassani ha impresso un’accelerazione notevole.

È stato il primo cittadino ad affacciarsi con una lettera all’Università, alcuni mesi fa: alla comunicazione ha fatto seguito settimana scorsa un cordiale incontro a Varese con il rettore Angelo Tagliabue. «Mi ha fatto un’ottima impressione» ha commentato Cassani in quell’occasione, annunciando per la prima volta l’operazione aperta: «Parrebbe che ci può essere l’interesse dell’Università dell’Insubria per venire anche su Gallarate».

L’idea di Cassani per una sede a Gallarate

Il sindaco ha specificato che si trattava di una «fase embrionale»,  ma a Gallarate l’operazione è poi andata avanti con convinzione: lunedì da Palazzo Borghi hanno inviato all’Insubria un pacco con le planimetrie dell’edificio dell’ex tribunale di viale Milano, individuata come possibile sede, anche grazie alla possibilità che si riesca a trasferire il Commissariato di Pubblica Sicurezza in altra sede (gli ex uffici della società comunale Amsc, oggi improduttivi).

Cassani ha già ipotizzato un preciso scenario temporale: «Se tutto andrà bene, se troveremo la soluzione che accontenti loro e sia fattibile per noi, l’inizio delle lezioni sarebbe dall’anno accademico 2022-23». E ha svelato anche l’idea di portare a Gallarate una facoltà «legata in parte al manifatturiero e dunque anche al contesto gallaratese».

Investimenti su Como, Varese e Busto

La prospettiva di una nuova sede a Gallarate è credibile?
L’Università Insubria, fin dalla sua nascita, vive la compresenza di più sedi: un “modello organizzativo a reti” incentrato sull’asse Varese-Como, le due città che ospitano le sedi principali, con una parziale specializzazione dei due poli in alcune delle Aree didattiche a cui fanno riferimento i corsi di laurea.

E proprio sulle due città di Varese e Como si stanno oggi concentrando gli investimenti e la programmazione a lungo termine, in termini di ricerca, di didattica e anche di strutture (su quest’ultimo fronte tra i progetti più ambiziosi c’è il campus). Al di fuori dell’asse Varese-Como, dopo la chiusura della sede di Saronno e il trasferimento di scienze motorie nella Città giardino, per ora c’è solo il polo di Busto Arsizio, ai Mulini Marzoli: presenza di lungo corso su cui sono previsti ulteriori progetti: qui – oltre che su Varese e Como – si concentrano la prospettiva di crescita e gli investimenti per i prossimi anni (a Busto dovrebbe andare anche Scienze Motorie). Gallarate non sembra quindi nei piani di sviluppo, almeno non in tempi ravvicinati.

L’Università che già c’è: il Puccini, conservatorio della provincia di Varese

Al di là dell’ipotesi di sede dell’Insubria avanzata da Cassani, comunque, Gallarate ha già un insegnamento universitario: è l’istituto musicale Puccini, ormai divenuto conservatorio della provincia di Varese, con l’avvio del processo di “statizzazione” che porterà lo Stato a garantire le spese di gestione, lasciando al Comune (che prese in carico l’istituto quarant’anni fa) il solo onere di trovare una sede. Il direttore del conservatorio, maestro Carlo Balzaretti, già a dicembre ha chiesto spazi più ampi per assicurare la crescita dell’istituto: a inizio marzo si è iniziato a parlare del Teatro del Popolo come possibile seconda sede da affiancare alla villa Liberty che oggi ospita il conservatorio. Una ipotesi ancora da verificare, per sostenere i piani di sviluppo dell’istituzione musicale universitaria: il direttore Balzaretti citava l’inizio primavera come orizzonte per una verifica.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 16 Marzo 2021
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