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Due giorni per scoprire la Gallarate d’inizio Novecento, con il Fai

Per le giornate di Primavera la Delegazione Fai del Seprio porta alla scoperta degli anni in cui Gallarate era una capitale d'industria

viale leonardo da vinci gallarate via bellora

La grande fabbrica tessile, la villa dei capitani d’industria, ma anche la palestra della borghesia e il teatro della Casa del Popolo, orgoglio della classe operaia.

L’architettura ancora oggi il grande sviluppo vissuto a cavallo tra Otto e Novecento a Gallarate: uno sviluppo “trainato” dall’industria manifatturiera, che nel giro di pochi decenni generò pezzi di città e strutture sociali che ancora oggi vivono e caratterizzano Gallarate.

Un racconto – un vero e proprio racconto, a ben vedere – che sarà proposto sabato 15 e domenica 16 maggio dalla Delegazione Fai del Seprio, in occasione della 29esima edizione delle Giornate di Primavera. Visite e percorsi sulla archeologia industriale e sul rapporto tra lo sviluppo industriale di fine Ottocento/inizi Novecento e lo sviluppo urbanistico di Gallarate e Busto Arsizio, le principali città – con Legnano – di quel territorio che fino al Dopoguerra si riconosceva nella definizione unitaria di “Alto Milanese”, una delle prime zone in Italia dove si radicò l’industria, tra le poche fuori dalle grandi città.

I quattro edifici gallaratesi proposti – la villa, il teatro, la fabbrica, la palestra – sono tutti punti conosciuti, che verranno appunto analizzati e raccontati nella loro storia. E ai quattro edifici si aggiungono anche due itinerari d’archeologia industriale, che condurranno a spasso per la città seguendo come traccia una descrizione di Gallarate realizzata nel 1912 dal giornalista Attilio Bricchi, cento e più anni fa.

La proposta delle Giornate FAI di Primavera a Gallarate

Ex Cotonificio Pietro Bellora – oggi Complesso Industriale Leonardo da Vinci – Corso L. Da Vinci, 48
Il Cotonificio Pietro Bellora s.p.a. venne realizzato nel 1923 in un’ampia area prativa in territorio di Arnate, frazione di Gallarate: si impone ancora oggi per la sua vastità e per le caratteristiche strutturali non toccate dalla riconversione produttiva.
La famiglia Bellora aveva già nel corso dell’800 ereditato dai parenti Mozzati un’attività tessile che nel 1887 vedeva nel nuovo stabilimento il nome ‘Mozzati Francesco e Bellora’. E’ nel 1916 che Pietro Bellora subentra come gestore unico dell’azienda e qualche anno più tardi, dopo la fine del primo conflitto mondiale, compie il salto di qualità con il grandioso stabilimento di Arnate. Con questa struttura il Bellora completava la sua integrazione verticale: tessitura ad Albizzate, tintoria, stamperia, candeggio e finissaggio ad Arnate, altre produzioni a Somma Lombardo e a Cazzaniga. Tuttavia a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, un po’ come tutti i grandi stabilimenti tessili, anche la Bellora conosce una crisi produttiva, che porta alla chiusura nel 1984. Due anni più tardi il grande complesso viene parcellizzato e trasformato nel ‘Complesso Industriale Leonardo da Vinci’ dove oggi sono attive più di 30 imprese produttive tra artigianali ed industriali.
Realizzato a partire dal 1923, su progetto dello ‘Studio d’Ingegneria e Architettura Filippo Tenconi e Carlo Moroni’, il grande opificio si presenta con un impianto unitario, tanto all’esterno quanto nei singoli capannoni dell’interno adibiti alle diverse lavorazioni. L’unitarietà è data anzitutto dal rivestimento a granigliato con l’inserimento di mattoni a vista, dal contrasto coloristico del giallo dell’intonaco e del rosso dei mattoni: anche se un po’ in ritardo sui tempi, è presente la lezione dell’eclettismo industriale. Questo motivo si ritrova anche nelle murature degli stabilimenti interni, sovente ‘decorate’ dalle modanature in cotto delle finestre, da oblò sempre in cotto, da timpani spezzati a conclusione delle pareti, da sottogronda a mattoni sporgenti, quasi un richiamo al gotico lombardo. Spiccano nell’insieme l’alta torre dello ‘stendaggio’, le lunghe coperture inferro e vetro che consentivano carico e scarico delle merci al coperto ed il passaggio tra le aree delle diverse lavorazioni, e infine le due ciminiere, quella più antica in cotto per il riscaldamento generale e quella più recente in cemento legata alla centrale elettrica per le necessità della produzione interna.La visita all’ex Cotonificio Bellora consente anzitutto di fare un tuffo nel passato industriale e di capire come queste vere e proprie ‘cittadelle produttive’ costituissero un riferimento per la vita non solo delle maestranze ma anche dell’intera comunità gallaratese. Inoltre si può vedere come anche strutture toppo spesso giudicate inefficienti per gli attuali standard imprenditoriali, possano invece rinascere a nuova vita continuando nella loro funzione produttiva, anche al di fuori del settore per cui erano nate.

Palestra della Società Ginnastica Gallaratese – Via A. Pegoraro, 1

La Palestra della Società Ginnastica Gallaratese sorse accanto alla linea ferroviaria Gallarate-Varese, in spazi un tempo campestri, dove comunque si stava avviando l’espansione anche dell’industria tessile; infatti solo la vecchia provinciale per Varese divide la palestra dal grande Cotonificio Maino.
Nata già nel 1876, la società sportiva gallaratese aveva una sua sede in Piazza Filippo Guenzati fino al 1895, quando venne inaugurata la nuova grandiosa palestra, con annesso velodromo, una vera novità per l’Italia di quei tempi, anche se forse, almeno inizialmente si trattava di una semplice pista in terra per le neonate competizioni ciclistiche. Il grande salone interno, dotato di balconata per gli spettatori delle esibizioni dei ginnasti, è stato ampiamente modificato nelle ristrutturazioni del 2001, volute per adattare la palestra alle nuove esigenze sportive.
L’edificio, progettato dall’architetto Attilio Puricelli, presenta un’interessante applicazione del ‘revival’ neogotico ad un impianto sportivo con le tre alte finestre ogivali che garantivano luminosità al salone interno destinato alle gare; pregevole anche l’alternarsi cromatico del mattone e del cemento, così come la monumentalità della torre, delle tribune e dello scalone che dava accesso alla palestra dal campo e dal velodromo. Il soffitto del salone presentava un affresco del pittore milanese Carlo Stragliati (1868-1925), con figure allegoriche ispirate alle glorie sportive; purtroppo questa decorazione pittorica è andata perduta nel tempo e ne rimane un’immagine solo in cartoline commemorative.
La Palestra sarà visitabile solo negli spazi esterni; tuttavia, se nella facciata sulla strada si potrà ammirare l’imponenza e il pregevole aspetto formale, che neppure le recenti ristrutturazioni hanno modificato, la vera scoperta per il pubblico sarà osservando l’edificio sportivo dal campo sportivo calcistico. Infatti da questo punto di osservazione la vecchia palestra mostrerà tutta la sua imponenza con lo scalone d’accesso alla tribuna inferiore ed il terrazzo della tribuna superiore: immaginiamole ricolme di folla nell’occasione di manifestazioni sportive.

Teatro del Popolo – via Palestro, 5

La Casa del Popolo riuniva in un’unica sede le diverse organizzazioni operaie gallaratesi ed era stata realizzata tra il 1920 ed il 1921 su progetto della studio Tenconi Moroni e del geometra Bidorini, allora Direttore della Cooperativa Edificatrice, in un’area adiacente al nucleo storico di Gallarate. Infatti, al termine della I Guerra Mondiale, anche di fronte alla crescita degli aderenti alle organizzazioni operaie e socialiste di Gallarate, si rese necessario pensare ad una nuova e più funzionale ‘Casa del Proletariato’. Gli sforzi delle diverse organizzazioni operaie e sindacali vennero premiati con l’inaugurazione, il 30 ottobre 1921, del nuovo edificio su tre piani, composto da “un salone-teatro, con atrio e portineria, da tre locali per la Cooperativa di Consumo, di un porticato, di una sala per riunione, di una sala di lettura, di 17 locali per uffici e di tre locali d’abitazione per il custode”. Il teatro iniziò ad ospitare gli spettacoli della compagnia filodrammatica della ‘Casa del Proletariato e quelli di altre compagnie lombarde, oltre ad alcuni memorabili – secondo la stampa del tempo – spettacoli lirici, come la Norma e la Lucia di Lammermoor nell’aprile e nel maggio del 1922. Ma i forti contrasti politici di quegli anni portarono agli scontri tra le squadre fasciste e i democratici gallaratesi, con l’assalto alla Casa del Popolo perpetrato il 16 settembre 1922. Da quel momento in poi finirono gli spettacoli, le riunioni, i balli ed il teatro rimase inutilizzato. Solo nel 1956 venne preso in affitto dalla ‘Società pugilistica gallaratese’, che vi si insediò promovendo cambiamenti idonei allo svolgimento della propria attività, ma non alterando la struttura dell’insieme. Così il salone-teatro, trasformato nella Palestra Ausano-Ruggeri, ha mantenuto questa funzione sportiva fino ai primi anni ’90 nonostante le precarie condizioni dello stabile che attendeva un doveroso restauro.
La Casa del Popolo è un edificio di ispirazione classica, di tre piani con sei aperture ad arco al pian terreno e una serie di finestre elegantemente modanate ai piani superiori. All’interno il Teatro è una semplice aula quadrata su cui si affaccia un’elegante balconata semicircolare a due piani, sorretta da esili colonne con capitelli compositi; la decorazione delle pareti è sobria tanto nelle alte lesene, quanto negli stucchi. La struttura è stata ridipinta in un colore diverso da quello che aveva al momento dell’intervento: la tonalità sul verde è stata desunta da indagini materiche, tenendo presente le richieste avanzate dalla Sovrintendenza, anche per quanto riguarda il recupero dell’intonaco esistente della facciata. A restauro ultimato il teatro dispone di 220 posti a sedere, suddivisi nella platea e in due loggiati al primo piano, ciascuno di 19 posti. Il Teatro del Popolo, ritrovata la sua funzione originaria, è stato inaugurato il 16 marzo 2006.

Il Teatro del Popolo è stato il primo bene aperto dalla Delegazione FAI del Seprio nel corso della I Giornata FAI di Primavera del 1993, quando ancora era funzionante la Palestra pugilistica, con i suoi attrezzi e il ring allestito sul palcoscenico. La sua apertura fu ripetuta due anni più tardi nella III Giornata FAI. Quindi le iniziative di allora concorsero al dibattito che si era aperto nella città di Gallarate sul riuso di questo spazio e sul suo ripristino. Tornare a distanza di quasi vent’anni in un teatro diventato proprietà comunale, correttamente restaurato e tornato alle sue funzioni, è anche un ‘premio’ alla visione della Delegazione che aveva correttamente centrato lo spirito con cui nascevano le Giornate di Primavera: indicare al pubblico i beni, spesso nascosti e sconosciuti, dell’immenso patrimonio storico artistico del nostro paese e promuoverne la salvaguardia nel tempo.

Villa Gino Borgomaneri – Via Roma, 1

La Villa di Gino Borgomaneri si affiancava, unitamente all’altra Villa di Carlo Borgomaneri, all’omonima Manifattura tessile, in quel sistema abitativo che prevedeva la realizzazione delle residenza privata aristocratica nei pressi immediati dello stabilimento produttivo. Questo modello, molto frequente in Gallarate e nella vicina Busto Arsizio, evidenziava il desiderio della nuova aristocrazia industriale di affermare compiutamente il proprio ‘status’ agli occhi tanto delle maestranze produttive quanto dell’intera cittadinanza. Gino Borgomaneri, figlio di Alessandro fondatore dell’omonima tessitura, ricopre numerose cariche prestigiose sia nell’azienda di famiglia sia in altre aziende gallaratesi, come la Società Carlo Bassetti; inoltre egli dimostra interesse nei confronti dell’arte ed è aperto alle recenti innovazioni di cui si coglie un riflesso nelle scelte estetiche effettuate per le proprie dimore, sebbene limitato alle decorazioni e a poche soluzioni strutturali. Gino Borgomaneri sceglie di affidare allo Studio Filippo Tenconi e Carlo Moroni la realizzazione di un villino nell’anno 1907. L’edificio viene realizzato secondo i dettami dello stile allora in voga, il liberty e ancor oggi costituisce uno dei migliori esempi esistenti in Gallarate. A pianta irregolare, si dispone su tre piani più un quarto interrato, adibito a locale caldaia, lavanderia, ripostiglio e cantina. Esso è animato essenzialmente dal contrasto tra il mattone a vista e le zone lavorate con cemento scanalato, accompagnate da decorazioni poste principalmente intorno alle aperture, e splendidi ferri battuti ancora originali nei cancelli e balconi. Fra le aperture ci sono decorazioni simili a forma di croce; tale decorazione diviene maggiormente elaborata sulle aperture del piano nobile attorno a cui si avvolgono linee sinuose con applicazioni di foglie e fiori che formano archi ribassati. Di sicuro effetto è la torretta angolare, che sottolinea lo sviluppo in verticale del villino; ma anche altri elementi rimandano alla verticalità: la cornice esterna in cemento chiara, le varie altezze raggiunte dai corpi, i tetti interrotti da rialzi e sormontati dai pennoni. Tuttavia i progettisti hanno anche creato elementi e linee orizzontali contrapposte alle ascensionali, quali il cotto dei mattoni e le scanalature parallele al terreno.
Il villino Borgomaneri sarà visitabile solo all’esterno, ma anche in questa situazione, affiancandosi al grandioso stabilimento, farà comprendere quale fosse l’importanza delle famiglie industriali all’inizio del XX secolo e come volessero lasciare un’impronta tanto della loro ricchezza quanto della loro apertura alle novità in campo artistico. Il fatto poi che villa e manifattura sorgessero immediatamente a ridosso dell’antico centro di Gallarate finiva per sottolineare la presenza dell’aristocrazia imprenditoriale a tutti i livelli della vita cittadina.

Generico 2018

Gli itinerari di archeologia industriale a Gallarate

Sono poi previsti due itinerari di archeologia industriale all’interno della città, che permettono di leggere – attraverso i segni, in molti casi ancora ben evidenti ed inseriti nella contemporaneità – il grande sviluppo urbano che ha investito Gallarate a partire dal 1860 in concomitanza con la rivoluzione industriale tessile, mutando profondamente l’aspetto della città con la costruzione di grandi opifici, realizzazione di ferrovie e strade, edificazione di ville padronali e case operaie, dotazione di moderni servizi sociali (ospedali, scuole, banche, palestre).

Gli Itinerari che si propongono prendono le mosse da una descrizione di Gallarate realizzata nel 1912 dal giornalista Attilio Bricchi e pertanto vogliono visualizzare i cambiamenti e le persistenze della realtà urbana gallaratese a distanza di poco più di un secolo. Si incontreranno veri e propri ‘monumenti’ dell’archeologia industriale (alcuni perfettamente riconoscibili, altri ristrutturati e modificati in parte), edifici civili che nel tempo hanno assunto rilevanza storica per la cittadinanza in diversi settori (sanitario, scolastico, sportivo, finanziario, religioso), residenze private spesso impreziosite dallo stile liberty allora imperante, caseggiati operai frutto del paternalismo imprenditoriale, infine elementi naturali (corsi d’acqua, aree verdi, colline moreniche) ormai ridotti a frammenti da preservare.

Gli itinerari saranno introdotti da un breve video che verrà consegnato ad ognuno dei partecipanti iscritti. Le varie tappe di ciascuno dei due itinerari saranno evidenziate dalla presenza di un apposito cartello. Inquadrando con il proprio smartphone il QR code presente su ogni cartello sarà possibile accedere alle informazioni di carattere storico- architettonico di quell’edificio.

La delegazione Fai del Seprio alle Giornte di Primavera 2021

“La Delegazione FAI del Seprio, rinnovando a tutti l’invito per i giorni 15 e 16 maggio, ringrazia tutti coloro che, a livello locale, hanno contribuito all’organizzazione di questo importante evento: l’Amministrazione Comunale di Gallarate nella persona dell’Assessore alla Cultura, Biblioteca, Teatri, Servizi Educativi e Istituto Musicale G. Puccini Massimo Palazzi; la Dott.ssa Manuela Solinas e il personale dell’Ufficio Istruzione del Comune di Gallarate; l’Arch. Elisabetta Sisti dell’Ufficio Tecnico; Marco Negri del Teatro del Popolo; la Polizia Locale; la Pro Loco di Gallarate; Vito Ilaqua, preside dell’Istituto G. Falcone; Piero Provasoli per Villa Borgomaneri; il Dott. Gabriele Calò e Patrizia Crespi della Società Ginnastica Gallaratese; il Geom. Davide Carabelli per il Complesso Industriale Leonardo da Vinci; Carlo Bonicalzi, Maurizio Lovetti e Alberto Guenzani per le informazioni di carattere storico-architettonico; il prof. Giovanni Frumusa e gli studenti della classe 3C LSA del Liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Gallarate; Daniele Vaschi per la realizzazione dei video descrittivi degli itinerari di archeologia industriale; i volontari FAI, la cui disponibilità e la cui competenza sono indispensabili, e tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato per la riuscita dell’evento”.

Pubblicato il 14 Maggio 2021
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