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La Soprintendenza mette il vincolo su Cascina Malpensa, origine dell’aeroporto

La grande corte fu sede degli esperimenti di Gianni Caproni. Dopo la previsione di abbattimento per il Masterplan e le richieste dei sindaci, il Ministero la mette sotto tutela

Malpensa Generiche

La Soprintendenza ai beni culturali mette il vincolo a Cascina Malpensa, primo nucleo da cui nacque l’aeroporto di Milano Malpensa, a inizio Novecento.

Una tutela che era stata sollecitata da più parti dal territorio, per salvaguardare l’edificio. Che è anche un pregevole esempio di cascina lombarda a corte chiusa, per quanto rimaneggiata, ma soprattutto rappresenta il primo “seme” da cui nacque l’attività aviatoria in Italia.

Il vincolo era stato richiesto perché il Masterplan 2035 per lo sviluppo dell’aeroporto di Malpensa prevede (nella attuale redazione inviata al Ministero dell’Ambiente) anche la demolizione della cascina per far posto a nuovi piazzali.

La sovrintendenza ha però ora imposto uno stop, mettendo nero su bianco l’interesse culturale “dell’immobile denominato Cascina Malpensa detta anche Cascina Radetzky, sito in Somma Lombardo, via Case Nuove, che rimane quindi sottoposto a tutte le disposizioni di tutela”.

I sindaci del territorio hanno anche presentato una contro-proposta al Masterplan che individuava come soluzione migliore lo “scenario 4”, con l’uso dell’area di espansione cargo verso Nord, ma tutelando la presenza della cascina, come si vede nell’immagine sottostante.

Malpensa generica 2019
La cascina Malpensa è indicata con colore arancione

La cascina oggi è territorio dedicato alle forze dell’ordine, nell’ambito dell’aeroporto.

«Siamo felici che Cascina Malpensa venga considerata come un patrimonio da conservare, e non più come una struttura obsoleta da abbattere» commenta Stefano Bellaria, il sindaco di Somma Lombardo, sul cui territorio insiste la cascina. «Così come la Sea nel 2018 ha restaurato il cippo davanti al Terminal 2 che celebra i primi passi di Malpensa (1948) per opera di un gruppo di industriali bustocchi, ci auguriamo che ora voglia aprire un dialogo per la valorizzazione del luogo in cui è nata l’aviazione italiana. Noi siamo pronti a confrontarci».

La storia di Cascina Malpensa e del suo legame con l’aviazione

Il legame tra la brighiera della Malpensa e l’attuale funzione aeronautica è vecchio di oltre un secolo. È legato alla figura di Gianni Caproni, da Trento, qui approdato per ragioni “nazionali”: suddito trentino dell’impero austro-ungarico, ma animato da sentimenti italiani, appassionato della nascente aviazione, Caproni intendeva far volare il primo aereo su territorio italiano.

Malpensa Generiche
Malpensa ai tempi in cui era sede di reparti di cavalleria: la briughiera, con le sue ampie distese, il terreno in gran parte incolto e i dislivelli del “ciglione”, era terreno ideale per l’addestramento dei reparti a cavallo. Da qui nacque anche la tradizione equestre della zona

Grazie alla segnalazione di un compagno di studi, Caproni trovò nella brughiera di Malpensa un territorio adatto, con ampie superfici aperte e non coltivate, giacché la brughiera era in gran parte improduttiva e coperta di brugo. Sottoposto in parte a servitù militare, era anche un territorio dove Caproni poteva ottenere attenzione per un progetto – l’aereo – di valenza militare.

Il 27 Maggio 1910 decollò per la prima volta nella piana della Malpensa il biplano Caproni CA1. Cascina Malpensa divenne poi sede di un distaccamento aviatorio della Brigata Specialisti Genio, le cui prime sperimentazioni erano iniziate sul campo volo di Centocelle a Roma (oggi scomparso e divenuto parco), prima con aerostati, poi con dirigibili e aerei.

Dopo il primo volo, Caproni avviò poi il suo stabilimento poco distante (i padiglioni cresciuti per un trentennio sono oggi sede del museo Volandia). Cascina Malpensa divenne invece sede del 26° Gruppo bombardamento, mentre negli anni Venti il baricentro dell’attività aeronautica si spostò più a Sud, con la creazione del Campo della Promessa, sui territorio di Castano Primo e Lonate Pozzolo, sede di reparti da bombardamento e da caccia.

Nei bunker degli aeroporti fantasma

Nel Dopoguerra il Campo della Promessa ha visto cessare l’attività aviatoria, mentre Malpensa dal 1948 prese a dare il nome all’aeroporto di Busto Arsizio, poi acquisito dal Comune di Milano e divenuto scalo intercontinentale prima e poi, dal 1999, principale scalo milanese, pur in coabitazione con Linate e Orio al Serio.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 18 Febbraio 2022
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