Quantcast

Si riaprono le porte della “casa di pietra” a Gallarate

Casa Orlandi è uno degli edifici più insoliti della città, opera del 1928 di Giulio Arata, e insieme uno tra i più misteriosi, visto che era chiusa da anni. Ma ora un nuovo proprietario vuole recuperarla. Siamo entrati a scoprire gli ambienti

Casa Orlandi Gallarate

Lo scalone monumentale, i saloni affrescati e i camini in pietra, ma anche gli umili magazzini e i registri lasciati lì da decenni. È un universo affascinante quello che si apre quando si varca la porticina in legno che dà accesso a Casa Orlandi, la “casa di pietra”, uno dei palazzi più estrosi e insieme misteriosi della città di Gallarate.

Galleria fotografica

Dentro Casa Orlandi, la casa di pietra di Gallarate 4 di 18

«Un palazzo fantasma che viene portato a nuova vita», dicono gli eredi di Sergio Orlandi, aprendoci per la prima volta gli spazi oggi impolverati dopo decenni di attesa. Una proprietà enorme, con una doppia facciata: da un lato quella più nota e magniloquente – in pietra chiara, appunto – verso piazzetta Guenzati, dall’altra quella più austera su via XX Settembre.
L’intero complesso è stato acquisito dai nuovi proprietari – con la società Reor88 – nelle scorse settimane. L’idea è però chiara: «Non toccheremo le facciate, rispetteremo gli ambienti storici: all’interno ci sono magnifiche stanze affrescate che verranno mantenute» spiegano. 

La casa è nota soprattutto per l’ala su piazzetta Guenzati, nobilitata dalla insolita, asimmetrica facciata disegnata da Giulio Arata, architetto piacentino dal linguaggio quantomai originale. Avviato nel 1928, il cantiere di questa parte di edificio si era prolungato con diverse difficoltà, legate anche al difficile reperimento della particolare pietra scelta per il fronte (c’entrano Mussolini e il cantiere della stazione Centrale di Milano: la storia completa l’avevamo raccontata qui, grazie alla disponibilità dei precedenti proprietari, Orlandi, ma di un altro ramo gallaratese). 

Casa Orlandi Gallarate

«Sono sempre stato affascinato dall’estetica così particolare del palazzo, non tanto dalle lontane origini di famiglia» ci racconta chi ci accompagna all’interno. Varcato il portoncino ricavato – com’era uso nei palazzi d’un tempo – nel massiccio portone carraio in legno, lo scalone conduce al piano nobile, con colonne in pietra e saloni affrescati: uno scenario che sembra per certi versi una fotografia dell’ultimo momento in cui la casa è stata abitata, tra oggetti nei bagni e una copia del Corriere della Sera che racconta le trattative sul finire della guerra in Vietnam. C’è persino una massiccia cassaforte in acciaio.

Casa Orlandi Gallarate

Della casa esistono non solo i disegni originali, ma persino gli “spolveri” degli affreschi e le sagome per realizzare le modanature in stucco. Tutto materiale che sarà usato per un recupero complessivo dello stabile, che i nuovi proprietari promettono sarà accurato e rispettoso. «C’è tanta storia e tanta storia lasceremo» sintetizzano. «Gallarate ha avuto momenti di grande speculazione edilizia, in passato. In anni recenti si è vista una spinta al recupero attento degli stabili: è questa la filosofia che ci guida. Questo è un palazzo molto fotografato nei decenni, ancora oggi riconosciuto da molti: ricontestualizzarlo per noi è davvero un onore. E ci auguriamo che possa essere un bel La per chi vuole proseguire su questo percorso, cercando di superare la mera speculazione e la sola logica della compravendita».  

Casa Orlandi Gallarate

La Reor88 srl, la società che l’ha acquistata, ha in programma di avviare già nei prossimi mesi il recupero dell’intero edificio. La parte più antica – quella affacciata su via XX Settembre, precedente rispetto alla “casa di pietra” del 1928-29 – comprende spazi al piano terra un tempo destinati alla parte produttiva delle attività Orlandi: un massiccio bancone in legno e una serie di registri degli anni Venti fanno immaginare gli impiegati alle prese con clienti e fornitori, nei magazzini affacciati sul cortile le grandi scansie in legno fanno pensare al carico delle merci su carri trainati da cavalli.

Casa Orlandi Gallarate

Anche per questa ala del complesso si pensa a un recupero rispettoso. «Non vogliamo creare attività commerciali, solo abitazioni e uffici» spiegano i nuovi proprietari.
Nella grande abitazione, come in un romanzo di Sebastiano Vassalli, si stratificano storia di famiglia, storia locale, la grande Storia con la S maiuscola. Dietro al portone una targa ricorda la rovinosa piena dell’Arno del settembre 1852, uno degli anni in cui le acque del torrente invasero il borgo di Gallarate. Nell’interrato c’è un locale puntellato con pali e una robusta porta metallica: era il rifugio antiaereo ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, quando si temevano bombardamenti.

Casa Orlandi Gallarate
Una foto storica dell’ala nuova appena completata, a inizio anni Trenta

Risaliamo all’ingresso, passando anche dalla portineria. «Vorremmo trasformarla in una stanza museo aperta a tutti, per scoprire la storia del palazzo edella famiglia che tante risorse ha investito». Raccontata anche dalla cospicua mole di materiali d’archivio – disegni, lettere, pratica edilizia, corrispondenza con il costruttore – che aiuterà nella valorizzazione.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 10 Febbraio 2022
Leggi i commenti

Galleria fotografica

Dentro Casa Orlandi, la casa di pietra di Gallarate 4 di 18

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore