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Neve, ore di guida e ostacoli lungo la strada: il lungo viaggio dal confine con l’Ucraina

Il racconto di un viaggio sulla rotta più disagevole, quella verso i valichi con la Romania. Alcuni incidenti negli ultimi giorni hanno ricordato anche le difficoltà logistiche dei viaggi di solidarietà per i rifugiati

Generica 2020

Ore alla guida, clima spesso non facile, la necessità di ambientarsi in un contesto anche caotico. Sono gli elementi che complicano i viaggi di solidarietà per i profughi ucraini, che stanno coinvolgendo centinaia di persone in Italia: singoli, associazioni, gruppi informali mobilitati per recuperare alle frontiere i cittadini ucraini.

«Ho saputo quasi per caso che una nonna ucraina che conoscevo poiché abitava nella mia stessa via aveva già predisposto il necessario per ospitare a casa sua alcuni famigliari, ma non sapeva come farli arrivare» racconta Marco Puricelli, di Cavaria con Premezzo, che settimana scorsa ha organizzato una “missione” per una famiglia che si era rifugiata verso il confine ucraino-rumeno, in un’area forse tra le meno accessibili, rispetto ai valichi occidentali (quelli dall’Ucraina verso Polonia, Slovacchia e Ungheria) .

« Non ci ho pensato molto, ho deciso che l’avrei potuta aiutare. Ho telefonato allora al mio amico Stefano Silipigni, parroco dell‘Unità Pastorale di Gazzada, Schianno, Morazzone e Lozza chiedendo se avessero la disponibilità di un pulmino. Desidero ringraziare davvero molto lui e tutti i  parrocchiani per la generosità prontamente dimostrata nell”affidarmi il loro egregio mezzo. Dopo qualche giorno di attesa a causa delle inevitabili difficoltà organizzative in territorio ucraino, ho avuto la certezza di partire il pomeriggio per l’indomani. Dopo aver recuperato al volo i seggiolini grazie a dei miei cari amici, mancava ancora un elemento fondamentale: il secondo autista. Dopo alcune defezioni da parte di persone che si erano proposte, alle 21.00 non avevamo ancora trovato nessuno.  Mi sono allora ricordato delle parole del sindaco di Cavaria con Premezzo riferitemi dalla nonna, il quale avendola incontrata due giorni prima le aveva assicurato che se non avesse trovato nessuno sarebbe venuto lui. Con un po’ di titubanza, poiché non avevo mai avuto alcun tipo di rapporto con il sindaco, ho provato a telefonargli. Devo dire che ha mantenuto la parola data. Non è scontato, lo ringrazio molto. È stato un ottimo compagno di viaggio, abbiamo avuto l’occasione di sopperire ampiamente alla mancanza di conoscenza reciproca durante i successivi, intensi tre giorni trascorsi insieme alternandoci alla guida».

Verso il valico di Siret in Romania

Puricelli, il sindaco Zeni e la nonna ucraina hanno affrontato un viaggio lunghissimo. «Abbiamo percorso circa 1200 km fino a una cittadina in Romania poco oltre il confine con l’Ungheria. Dopo tre ore di sonno siamo ripartiti al mattino presto alla volta della frontiera con l’Ucraina, a est della Romania non lontano dalla Moldavia».

Il valico di Siret, nel distretto di Suceava, è in questi giorni uno dei principali dall’Ucraina centrale. Una zona non facilmente accessibile dal lato dell’Unione Europea: «In circa 8 ore e mezza abbiamo percorso 500 km sulle tortuose strade statali rumene, fra continue curve e tornanti nelle ampie zone collinari e montagnose, ma soprattutto alla presenza di  cani in mezzo alla strada, carretti trainati dà cavalli, trattori con rimorchi un po’ artigianali e improvvisati: insomma, bisognava stare sempre molto attenti».

La sicurezza stradale è un tema importante, che è opportuno segnalare anche a chi organizza i viaggi di solidarietà in autonomia, anche a fronte di alcuni incidenti anche mortali avvenuti in Polonia e in Italia.

La solidarietà della Romania

«Arrivati finalmente a circa 2 km dalla frontiera occorreva parcheggiare i mezzi privati che erano presenti numerosi e salire sui pulmini dei pompieri rumeni, che portavano proprio fino al confine con l” Ucraina. Ho visto una grande generosità da parte rumena: pompieri, forze dell’ordine, croce Rossa, volontari a vario titolo: si vedevano molte tende, con viveri, medicine, altri beni di prima assistenza. Sul pulmino dei pompieri c’erano persone di diversa nazionalità, che come noi stavano andando a recuperare chi stava scappando dalla guerra».

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Il valico di Siret

«Noi non sapevamo quando sarebbero arrivati esattamente i nostri 5 ospiti, 2 mamme e 3 bambini di un anno e mezzo, 4 e 8 anni, anche perché le comunicazioni telefoniche erano interrotte. La temperatura era sotto zero e faceva molto freddo, spirava un vento gelido. È stato molto toccante vedere durante l’attesa le mamme varcare a piedi il confine alla spicciolata, tenendo per mano i loro bambini. C’erano anche adolescenti e qualche anziano.Nel frattempo mi è stato consentito in via eccezionale, considerando il freddo e la tenera età del nostro ospite più giovane, di accedere ad un’area riservata solo a donne con bambini molto piccoli, per recuperare delle coperte. È stato molto commovente».

«Alla fine siamo stati fortunati, abbiamo aspettato alla frontiera solo un’ora, ed eravamo già piuttosto infreddoliti: loro invece sono stati in fila dall’altra parte per almeno 5 ore. In tutti i volti delle persone ucraine che ho incrociato durante l’attesa, ho visto affrontare il dolore di questa immane tragedia con una grandissima dignità. Dopo altre 8 ore e mezzo di guida, questa volta al buio, sempre sulle precedenti impervie strade, siamo tornati all’albergo della prima notte. Dopo qualche ora di sonno, domenica abbiamo infine percorso gli ultimi 1200 km che ci separavano da casa.  Mentre guardavo nello specchietto retrovisore i volti dei bambini che mi sembravano più distesi e sorridenti rispetto alla sera precedente, sentivo in me la forza di percorrere altri 3500 km. Ho ricevuto molto più di quello che ho dato».

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Puricelli (a sinistra) e Zeni (alla guida) sulla via del ritorno verso Cavaria con Premezzo

Pubblicato il 14 Marzo 2022
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