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Detenuto con problemi psichici aggredisce agente di Polizia Penitenziaria nel carcere di Busto Arsizio

Ennesimo episodio di violenza all'interno della casa circondariale, un fenomeno in crescita in tutta Italia. Sappe e Fp Cgil chiedono soluzioni: "Certe persone non possono stare in carcere"

polizia penitenziaria

Il problema della gestione dei detenuti psichici all’interno delle carceri italiane è sempre più pressante, soprattutto quando si arriva nei mesi caldi e nelle strutture più sovraffollate come quella di Busto Arsizio (oltre 400 detenuti a fronte di meno della metà dei posti).

Torna ancora una volta al centro delle cronache la situazione penitenziaria lombarda, dove sembra non passare settimana in cui non si registrino da un lato gli episodi violenti ed eventi critici e dall’altro le richieste di urgenti provvedimenti da parte dei rappresentati sindacali SAPPE dei poliziotti penitenziari.

Ennesima aggressione di un detenuto nei confronti di un agente nel carcere di Busto Arsizio

L’ultimo grave evento è accaduto, come riporta il segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Alfonso Greco, nella Casa circondariale di Busto Arsizio: «Ieri, nel tardo pomeriggio, un detenuto con problemi di droga e psichiatrici, ha preso a schiaffi l’Agente di sezione per futili motivi e solo grazie l’intervento del personale intervenuto in ausilio si è evitato il peggio. L’agente coinvolto è’ dovuto comunque ricorrere alle cure del Pronto soccorso del nosocomio cittadino».

Incolumità del personale a rischio

Secca la denuncia di Greco: «La Polizia Penitenziaria in Lombardia continua a subire violenza quotidiana tra la totale indifferenza degli organi superiori e delle istituzioni. Il SAPPE torna a chiedere l’intervento delle istituzioni ministeriali e dipartimentali al fine di porre in essere ogni possibile iniziativa di propria competenza, a tutela dell’incolumità del personale di Polizia Penitenziaria operante ed auspica che possa esserci finalmente un chiaro e decisivo intervento, affinché si eviti qualche ennesimo dramma per la Polizia Penitenziaria».

Greco parla di un sistema penitenziario al collasso e con statistiche sempre più impietose: «Non ha ancora trovato soluzione per la gestione dei detenuti psichiatrici e a farne le spese è sempre e solo il Personale di Polizia Penitenziaria. Il SAPPE augura una pronta guarigione all’Agente di Busto Arsizio e auspica che l’Amministrazione possa intervenire il prima possibile affinché si possa ritornare a lavorare con maggior sicurezza e serenità all interno degli istituti penitenziari».

Polizia Penitenziaria bersaglio di situazioni di grave stress e disagio

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è necessario ripensare completamente la questione penitenziaria: «Quanto accaduto nel carcere di Busto Arsizio deve necessariamente far riflettere per individuare soluzioni a breve ed evitare che la Polizia penitenziaria sia continuo bersaglio di situazioni di grave stress e grande disagio durante l’espletamento del proprio servizio. Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione».

Il Sappe chiede la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari

L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziario: «Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli OPG devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti».

Vandalismi nelle celle

Il Sappe evidenzia infine come questi detenuti sono responsabili di «vero e proprio vandalismo all’interno delle celle, dove vengono disintegrati arredi e sanitari, ponendoli nella condizione pure di armarsi con quanto gli capita per le mani e sfidare i poliziotti di vigilanza. Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari e per la loro gestione sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche. Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della Polizia Penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche».

Le Rems non bastano

Per Salvatore Castelli, sindacalista della FP Cgil e membro delcoordinamento regionale FP Cgil Polizia Penitenziaria «quello di Busto è l’ennesimo episodio di aggressione verso la Polizia Penitenziaria. L’aggressore è soggetto affetto da problemi psichiatrici.
Da tempo la Ccil Polizia Penitenziaria denuncia l’inerzia dell’ Amministrazione Penitenziaria sul problema delle aggressioni contro il personale. Aspettiamo da tempo i protocolli operativi per la gestione di questi eventi critici. Lamentiamo le difficoltà nel reperire posti ove trasferire i detenuti con gravi disturbi psichiatrici e la mancanza di posti nelle residenze per l esecuzione delle misure di sicurezza adibiti al ricovero di detenuti socialmente pericolosi che non possono più stare in carcere».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 22 Giugno 2023
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