Sei mesi di lotta alle mafie in Lombardia. Preoccupa l’asse tra ‘ndrangheta e imprenditori
La relazione semestrale della Dia mette in luce come l'organizzazione calabrese continui ad essere quella più forte e radicata sul territorio e la sua trasformazione in multiservizi per l'economia. Tra Varesotto e Altomilanese presenza radicata
La Lombardia, Varesotto e Altomilanese compresi, continuano ad essere terreno fertile per le organizzazioni di stampo mafioso e in particolare per la ‘ndrangheta. Quinto posto a livello nazionale per numero di beni confiscati, 25 locali di ‘ndrangheta diffuse in tutto il territorio, nuove mafie come quella albanese e maghrebina che creano collaborazioni e occupano spazio, una dinamicità economica che non sempre è un argine al malaffare ma che, sempre più spesso, cerca e trova sponde nelle associazioni di stampo mafioso.
La relazione della Dia
Lo conferma, ancora una volta, la relazione semestrale al Parlamento della Direzione Investigativa Antimafia che dedica alla regione traino dell’economia italiana diverse pagine del rapporto che fa un quadro di tutte le attività di contrasto poste in essere dalle procure antimafia e dalle forze dell’ordine. Ad agevolare l’intrusione e la commistione tra economia legale ed economia criminale si fa cenno anche le diverse e potenti cause di instabilità create dalla pandemia negli anni 2020-2021, agli sconvolgimenti che ne sono derivati in vari settori economici
Un motore economico che offre opportunità
«Le difficoltà economico sociali dovute alla crisi globale di questi ultimi anni e le conseguenze della pandemia da COVID-19 hanno interessato fortemente la Lombardia la cui tenuta tuttavia, anche alla luce di incoraggianti segnali di ripresa economica, ha permesso alla Regione di confermarsi quale ente trainante del sistema economico e produttivo nazionale» – si legge nella relazione.
Il rischio di infiltrazioni
Tale solidità rappresenta inevitabilmente anche un fattore attrattivo per l’azione della criminalità organizzata, nazionale e straniera, che cerca di approfittare in vario modo delle opportunità di crescita economica offerte dal territorio lombardo. Proprio in questa fase di ripresa economica, la soglia di attenzione è particolarmente elevata sul rischio di accaparramento, da parte delle organizzazioni criminali, di fondi pubblici stanziati dapprima per l’emergenza sanitaria e per le ristrutturazioni edilizie e, in prospettiva, per il perfezionamento del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che permetterà l’accesso ai fondi stanziati dall’Unione Europea con il cd. Next Generation EU.
La ‘ndrangheta sempre più economica
Nonostante questa solidità, proprio tra Busto Arsizio e Legnano, la Dda ha portato a termine nei mesi scorsi un’operazione che ha smantellato un gruppo criminale legato a doppio filo alla locale di Legnano-Lonate Pozzolo che otteneva prestiti con la garanzia dello Stato (strumento creato proprio per aiutare le aziende in difficoltà durante la pandemia) usando, come veicolo, aziende del territorio in bancarotta per poi svuotarle di ogni bene e destinarle al definitivo fallimento.
Pertanto, anche in funzione delle potenziali criticità legate alle opere già in corso di realizzazione per le “Olimpiadi Milano-Cortina 2026”, le investigazioni giudiziarie, in linea con gli indirizzi della locale DDA, puntano ad una maggiore attenzione riguardo a tale ambiti.
La ‘ndrangheta come un’azienda multiservizi
In merito a questi temi e in riferimento alle commistioni di interessi con alcuni settori dell’imprenditoria, nonché sui conseguenti rischi di infiltrazione e di acquisizione illecita di fondi pubblici, ha espresso alcune considerazioni il Procuratore Aggiunto coordinatore della DDA Alessandra DOLCI, nel corso dell’intervento, del 18 luglio 2022, sullo stato della criminalità organizzata in apertura del Consiglio Comunale di Milano: «Mai come adesso, bisogna scegliere da che parte stare. E il vostro invito significa che Milano e suoi rappresentanti hanno scelto da che parte stare. Nella nostra esperienza in otto casi su dieci è l’imprenditore che cerca i servizi del mafioso perché è un modo semplice per alterare le regole del mercato, e perché i mafiosi risolvono veramente qualunque problema . Ma la partita più grande, sicuramente, Milano la gioca sui grandi cantieri che si realizzeranno grazie alla cascata di fondi in arrivo con il PNRR e la sfida olimpica. Siamo pronti? Ci rendiamo conto del pericolo che corriamo di mettere i soldi pubblici nelle tasche delle famiglie mafiose? Una parte di interventi delle Olimpiadi ha committenti privati e a questi non possiamo imporre di dare la documentazione antimafia. Serve un’operazione di moral suasion. E gli strumenti ci sono».
Otto operazioni in sei mesi solo contro le ndrine calabresi
Anche nella seconda parte del 2022, nei distretti di Corte d’Appello di Milano e Brescia, si conferma la netta prevalenza, quantomeno sulla base delle evidenze giudiziarie, della criminalità organizzata calabrese. Nel solo distretto di Milano risultano 5 le attività investigative che hanno riguardato la ‘ndrangheta nel semestre in esame, mentre 3 operazioni sono state effettuate nel distretto di Brescia.
Antiche regole e metodi moderni
Il dato più chiaro che emerge dall’attività investigativa e giudiziaria, anche di questo ultimo semestre, è quindi la conferma del radicamento nel territorio lombardo della ‘ndrangheta, la quale ha assunto, nel corso degli anni, forme organizzative in parte correlabili a quelle dei luoghi di origine. Da esse ha infatti mutuato esperienze e modalità operative, affinandole e calibrandole in funzione della realtà economico-sociale lombarda, mantenendo i legami originari senza trascurare di sviluppare in forme autonome la gestione e l’articolazione delle attività illecite.
La tattica del silenzio delle armi: ultimo omicidio nel 2010
Sulle caratteristiche della criminalità organizzata calabrese in Lombardia, si è espressa nuovamente il Procuratore Aggiunto coordinatore della DDA invitata a Rho il 28 novembre 2022 ad un incontro pubblico, promosso dalla Commissione temporanea antimafia e Legalità di quel Comune, dopo che un’inchiesta aveva smantellato il clan Bandiera che aveva messo in piedi una sorta di locale autonomo: «Dal 2010 ad oggi è cambiato moltissimo, ma se la ‘ndrangheta è ancora dedita alle attività illecite, queste appaiono ssecondarie rispetto alla spiccata inclinazione imprenditoriale […] Dal 2010 non abbiamo omicidi di ‘ndrangheta, hanno cambiato strategia. Le contestazioni riguardano reati di natura economica e finanziaria. La ‘ndrangheta fornisce una serie di servizi a prezzi fuori mercato».
La questione etica per gli imprenditori
La Dolci ha spiegato che «alla ‘ndrangheta fanno capo piccole cooperative che non pagano imposte, contributi pensionistici e rendono servizi a imprese di medie o grandi dimensioni e stanno sul mercato in condizione di monopolio, perché hanno un netto vantaggio. Sono evasori totali e restano in vita giusto il tempo di fuggire all’erario e dichiarano bancarotta, venendo poi sostituite da realtà uguali. Si viene così a creare un sistema che inquina il libero mercato; queste realtà possono fornire ad esempio manodopera a prezzi più che concorrenziali. Rimangono in piedi le aziende che approfittano dell’illegalità e spesso ne sono consapevoli. Il problema del radicamento della ‘ndrangheta è la questione etica e la connivenza degli imprenditori. Alle spalle c’è un professionista che mette le sue capacità al loro servizio».
‘Ndrangheta tentacolare che si rigenera
Nelle province del distretto di Corte d’Appello di Milano e Brescia, la presenza di compagini riconducibili alla criminalità organizzata calabrese, è stata confermata da numerose operazioni registrate dal 2005 sino al 31 dicembre 2022. La consistenza di molti gruppi è stata indebolita o annullata dall’azione di contrasto, ma il particolare dinamismo li rende particolarmente sfuggenti agli incessanti tentativi di ridimensionamento sul piano operativo. Ciò a causa delle continue fasi di rigenerazione e rinnovamento strutturale, non sempre desumibili dalle evidenze investigative/giudiziarie, dell’innesto di nuovi sodali ovvero dall’interazione con altri gruppi, anche di differente matrice o provenienza geografica.
25 gruppi criminali collegati alla casa madre reggina
Pertanto, la principale struttura organizzativa, camera di controllo, denominata appunto, la Lombardia, è sovraordinata ai locali presenti nella Regione e in collegamento con la casa madre reggina. Nella regione, risulterebbero operativi 25 locali di ‘ndrangheta nelle province di Milano (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico-Buccinasco, Pioltello, Rho, Solaro, Legnano), Como (locali di Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco – Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte), Brescia (locale di Lumezzane), Pavia (locali di Pavia e Voghera) e Varese (Lonate Pozzolo).
Collaborazioni anche con gruppi stranieri
I livelli di radicamento, anche in conseguenza di un processo di evoluzione generazionale e culturale degli appartenenti ai sodalizi criminali, vanno sempre più caratterizzandosi con forme di collaborazione, sia fra differenti matrici autoctone che interetniche, mutevoli anche in relazione alle attività criminali svolte in un territorio, come detto, attrattivo per le opportunità offerte dalla realtà sociale e dalle performance economiche. I fatti cruenti, raramente emergenti, alcuni dei quali ancora insoluti, appaiono riconducibili al regolamento di conti personali o comunque di vicende interne ai singoli sodalizi o a gruppi etnici antagonisti nel controllo delle piazze di spaccio degli stupefacenti, come accaduto a Rescaldina e a Lonate Pozzolo nell’ultimo anno con due omicidi e diversi ferimenti.
Contrasto efficace
Il numero significativo di operazioni di polizia che hanno riguardato la criminalità calabrese, fuori dai territori di origine registrati in questo semestre, se da un lato confermano l’efficacia dell’azione di contrasto, dall’altra testimoniano gli interessi della ‘ndrangheta orientati oltre che alla commissione di reati in materia di stupefacenti, anche ai reati di natura fiscale e finanziari, riciclaggio e usura. Nel semestre in esame non si sono registrate operazioni di polizia che abbiano interessato compagini di criminalità organizzata siciliana, campana e pugliese.
Beni sequestrati e confiscati: Lombardia quinta
In merito ai beni sequestrati e confiscati alle organizzazioni mafiose, i dati statistici dell’ Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati, aggiornati al 31 dicembre 2022, attestano la Lombardia in una posizione rilevante nella classifica nazionale: è infatti al 5° posto per numero di immobili confiscati, sia nella gestione della citata agenzia sia destinati: 3.285 dopo la Sicilia (17.263), la Campania (6.744), la Calabria (5.050) e il Lazio (3.953).
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