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L’oro, la droga e quella vita borderline: cosa sappiamo dei sospettati per l’omicidio di Andrea Bossi

La Procura attende l’esito degli interrogatori di garanzia per avere ulteriori particolari sugli arrestati, che conducevano una vita segnata da eccessi: non studiavano e non lavoravano

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«Aspettiamo gli interrogatori». Da qui, ne è certo il procuratore della Repubblica di Busto Arsizio Carlo Nocerino, ci saranno forse quegli elementi in più che emergeranno, nero su bianco, legati alla vita dei due arrestati con la pesante accusa di omicidio volontario pluriaggravato, soggetti il cui profilo rimane dunque sulla carta incerto nelle parole degli investigatori.

Un’esistenza per entrambe i ragazzi (presunti innocenti) che tuttavia lascerebbe pochi dubbi in termini di contiguità coi mondi ben oltre il borderline. Esistenze cucite su eccessi fatti di stupefacenti e abuso di alcolici, frequentazioni al limite della legalità, piccoli precedenti di polizia e residenze fittizie, notti passate in auto, un po’ da parenti, un po’ da amici.

È difatti nella casa di uno degli amici di Douglas Carolo, a Gallarate, che sarebbe avvenuto l’arresto prima dell’alba di mercoledì, con gli agenti dei reparti operativi che hanno suonato alla porta trovando diverse altre persone.

C’era anche il giovane di origini brasiliane accusato di aver colpito alla gola Andrea Bossi col quale era legato da un rapporto che andava oltre la semplice conoscenza. Dove i due si fossero incontrati per la prima volta, rimane forse ancora da indagare. Una frequentazione nel corso della quale probabilmente non era passato inosservato lo stile di vita della vittima.

Quel ragazzo di Fagnano Olona che negli anni passati dava una mano in oratorio, portato in palmo di mano da amici e conoscenti come esempio da seguire, con un lavoro stabile, un tetto (si era trasferito da qualche mese a Cairate) sotto il quale stare, che per un ragazzo di 26 anni vuol dire andare e venire senza rendere conto a nessuno. E, soprattutto, con una fonte certa di reddito, un lavoro che dava indipendenza economica. Un ragazzo che maneggiava oro, lo lavorava per diletto viste le capacità artigianali acquisite con studio e pratica dunque preda potenziale per soddisfare quella costante, asfittica e ininterrotta ricerca di danaro per comprare droga con lo scopo di consumarla.

Sarà certamente importante per gli investigatori recuperare informazioni sulle relazioni che Carolo aveva con l’altro arrestato, Michele Caglioni, anch’egli finito in manette nel Gallaratese, anche lui giovanissimo, quasi gracile nella corporatura, dinoccolato, gli occhialoni da nerd eppure secondo gli inquirenti pure lui presunto responsabile dell’omicidio che tecnicamente si inquadrerebbe come un fatto di sangue con movente economico e che ha fruttato dei soldi.

Proventi, e futuri elementi di prova malcelati forse da superficialità, forse da supponenza: scarpe sporche di sangue custodite e trovate dai carabinieri, come parte della refurtiva; prelievi bancomat la sera stessa dell’omicidio con le carte elettroniche della vittima; ricevute di compro oro raggiunti fra Varesotto e Milanese per piazzare i monili in rubati quella sera fra il 26 e il 27 di gennaio nella casa di Cairate dove Andrea Bossi viveva assieme al suo cane.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 29 Febbraio 2024
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