Da Mendoza a Uspallata tra murales, camion e spazi immensi
Tappa lunga e con molto dislivello, attraversando prima zone vinicole, laghi e poi grandi vallate
Nuova puntata di “la bicicletta argentina”, l’avventura di Carlo Motta ed Enzo Bernasconi, partiti da Cuggiono (anche) sulle tracce degli emigranti che lasciarono la pianura lombarda sulle sponde del Ticino per andare in Argentina.
Il racconto è di Carlo Motta.
Qui tutte le puntate
Martes 5 de marzo
Mendoza-Uspallata
114 i km, 1660 i metri di dislivello positivo.
Partiamo da mendoza alle 7.45, usciamo dalla città in gran parte utilizzando una pista ciclabile che ci accompagnerà per un lungo pezzo anche oltre la periferia.
Una bella riqualificazione urbana ha dato spazio ad una ciclabile affiancata, ad una pista pedonale; su entrambi i lati scorrono per chilometri murales di vari stili e forma.
Per un pezzo la ciclabile corre parallela alla Caretera panamericana, la strada che dell’Alaska arriva sino alla terra del fuoco.
Poco fuori Mendoza cominciano a perdita d’occhio i vigneti che producono vini pregiati quali malbec, cabernet, syrah, chardonnay ed altri ancora. Stormi di rumorosi pappagalli ci accompagnano per un bel pezzo.
Iniziamo a pedalare con le preAnde a destra, poi c’è le troviamo di fronte ed infine ci infiliamo nel bel mezzo della catena.
Percorriamo la valle del Rio mendoza; dopo una trentina di km una diga forma un lago artificiale molto vasto con le acque di un azzurro intenso. Sulla sponda che percorriamo una serie di micro insediamenti turistici che non disturbano l’ambiente.
Costeggiamo il lago per un po’ di chilometri per poi obbligatoriamente lasciarlo per immettersi sulla RN 7. Cambio immediato di registro: strada a scorrimento veloce con tanto traffico pesante; si deve pedalare prestando molta attenzione ai lunghissimi tir che sfrecciano veloci incuranti dei moscerini in bicicletta.
La strada è un continuo saliscendi con dislivelli anche importanti, pare proprio essere nella terra dei drittoni, non i furbastri ma quelli ciclistici. Nel gergo della bicicletta dicasi drittone un interminabie stradone in salita che non ti lascia scampo, lo guardi in continuo e sembra che non si muova nulla, sembra che tu sia all’interno di un frame di pellicola che si ripete all’infinito. In quei momenti più che con le gambe pedali con la testa.
I tornanti sono più umani, ti danno la speranza che qualcosa possa cambiare. Puoi sempre sperare, se ti astieni dal guardare il gps, che quello che stai affrontando sia l’ultimo, che dopo la strada si ingentilisca, spiani o, addirittura, ci sia una discesa. Continuiamo a seguire il Rio mendoza, ora il colore dell’acqua è marroncino perchè trascina materiale di risulta. Siamo all’interno di un’immensa valle glaciale, sulla destra orografica una morena detritica alta una ventina di metri che assume diverse colorazioni in base a come viene illuminata dalla luce.
Abbandonato il fondo valle saliamo a destra e dopo una ventina di faticosi km arriviamo ad Uspallata.
Un caro saluto e state in campana
Carlino
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