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Per le vie della Boca, tra storia, troppi turisti e un mondo duro appena accanto

I "cicloviaggiatori" a spasso per il quartiere forse più famoso di Buenos Aires. Dove la "vetrina" turistica è appena accanto ad una zona ancora popolare, che tramanda storie di emigranti e solidarietà

La bicicletta argentina 22 marzo

Nella nuova puntata di “la bicicletta argentina”, l’avventura di Carlo Motta ed Enzo Bernasconi, si va alla scoperta di uno dei quartieri storici e più famosi di Buenos Aires, la Boca: tra tanti turisti, ma con la consapevolezza di cosa ha rappresentato per tanti emigranti e lavoratori.
Il racconto è di Carlo Motta.
Qui tutte le puntate

 

Viernes 22 de marzo
CABA Città Autonoma di Buenos Aires

Ulla ulla pirulera anche oggi splende il sol.
Questa mattina ce la prendiamo comoda, passiamo dal bicicletero, che nome affascinante per definire il meccanico di biciclette, per recuperare gli scatoloni per imballare la bici e poi appuntamento con raul alle 12.30 all’inizio de la boca, dove il caminito incontra il rio riachuelo.

Raul, di origini xeneize, nato a la Boca e grandissimo tifoso della squadra di calcio Boca junior e anche tante altre cose, sarà il nostro anfitrione di oggi.
Di fronte al rio Riachuelo che passa proprio da la Boca parte il racconto con le fabbriche, soprattutto gli immensi frigorificos che stavano sull’altra sponda del rio. Migliaia e migliaia i lavoratori che vi lavoravano, tutti immigrati e quasi tutti italiani. Racconta di storie di riscatto e di quella volta che nell’ottobre del 1945 decine di migliaia di lavoratori si mobilitarono per “liberare” juan domingo peron dai militari che lo avevano arrestato e costretto ad rinunciare al legittimo governo. La polizia alzò il ponte levatoio che collegava la zona sud di buenos aires, quella dei frigorificos, per impedirne l’afflusso in città ed i lavoratori raggiunsero l’altra sponda a nuoto. Poi, salto di tempo carpiato e in avanti, la storia arriva all’oggi quando a dicembre scorso tutti i tifosi del boca si recarono a votare per contrastare la proposta di Macri, allora presidente della società ed ex presidente della República, che ne proponeva la privativazzazione. Nonostante la giornata con pioggia battente e acqua alle caviglie il popolo del boca junior andò in massa all’appuntamento votando contro al 75%.
Il boca junior è nostro e guai a chi ce lo tocca! dice orgoglioso; ci torneremo sopra.

La bicicletta argentina 22 marzo

Cominciamo a passeggiare per il caminito (nome recente, metà del ‘900, dato alla famosa strada mutuandolo da un altrettanto famoso. tango), credo i 400 metri più fotografati e con la più alta densità di turisti di tutta Buenos Aires. Immancabili le coppie di tangueri che attirano i turisti nei ristoranti, decine e decine di bancarelle e di immagini e sagome di maradona con cui fare le foto. Troppo affollato per i miei gusti.
La struttura del caminito, le sue case vorrebbero ricordare i conventillos, i casermoni che ospitavano gli emigranti. Ma i colori con cui sono tinteggiati son troppo belli e ameni, tinte pastello che richiamano tranquillita, pace e serenità: l’esatto opposto di quello che dovevano essere quegli ammassi di persone che non si intendevano tra di loro, nemmeno gli italiani che in comume avevano solo la nazione da cui sono.scappati per fame e miseria non certo la lingua! Non credo rendano giustizia queste tinte rosee e azzurrine a come vivevano gli immigrati in questi posti.

Arrivavano qui qualche giorno dopo essere sbarcati solo quelli che potevano fermarsi a BA, gli altri via, a colonizzare il deserto o gli immensi acquitrini del nord.
Edmondo De Amicis nel suo “Sull’oceano” descrive così lo sbarco:
“Avevano, anche quelli che non soffrivano di mal di mare l’aria abbattuta e più l’aspetto di deportati che di migranti” … “lunghe file, famiglie dietro a famiglie, si muovevano veloci come se gli si incalzasse il terrore di non arrivare in tempo in america e non trovare la loro parte di terra e di pane”. Ma l’illusione durò poco.

Ancora oggi a destra e sinistra della “vetrina” del caminito si estende il quartiere vero in cui continua a non essere facile viverci.
Ci racconta Raul di quando l’acqua del rio straripava e inondava i piani bassi delle abitazioni che, dato il materiale con cui erano costruite prendevano fuoco facilmente. E allora erano i bomberos xeneise volontari che intervenivano a spegnere gli incendi perché se aspettavi quelli argentini…
Visitiamo anche il bel museo di Quinquela Martin, il pittore de la boca; trovano.spazio nei suoi quadri anzitutto le condizioni di vita dei lavoratori e gli aspetti sociali di quel crogiolo di umanità reietta scappata dalla patria matrigna. Erano così tanti i dialetti italiani, così diversi i incomprensibili tra loro che alla domanda su quale lingua adottare per intendersi i connazionali risposero: lo spagnolo. Ma uno spagnolo imbastardito da quella babele che era buenos aires. Scrive sempre de amicis “bisognava sentire quella strana lingua parlata dalla gente del popolo dopo molti anni di soggiorno in Argentina”.

La bicicletta argentina 22 marzo

I dialetti italiani si mischiavano tra loro e con le altre lingue dell’emigrazione oltre che con lo spagnolo.
Il cocoliche era quella strana lingua parlata dagli italiani in Argentina che cambiava in base al luogo e al dialetto di origine e al tempo di permanenza in Argentina. Una sorta di lingua non intenzionale perché chi la parlava non aveva coscienza di usare una lingua diversa dall’italiano e anche dallo spagnolo: una sorta di lingua intermedia creata senza averne coscienza dagli emigrati italiani.
A Buenos Aires poi si definirono nel tempo un insieme di vocaboli, il lunfardo, che venivano e vengono usati nel linguaggio comune, ancora oggi se ne contano tantissimi, che si utilizzano solo in questa città. L’amico Sabatino Annecchiarico è uno.degli studiosi; ovviamente a BA c’è anche l’Academia del lunfardo!

Continua raul con la storia della sua squadra che è davvero affascinante e, a la Boca, non poteva che intrecciarsi con storie di emigranti tanos (italiani) e più specificatamente xeneise (genovesi).
La squadra fu fondata nel 1905 da sette giovani, cinque genovesi e due lucani che come dote avevano solo un gran desiderio di riscatto ed un pallone per giocare. La loro maglia, cucita dalle sorelle dei due lucani dovette essere cambiata in breve tempo perché troppo simile a quella dell’altra squadra de la boca, il.river plate (squadra con molte più possibilità economiche che migro’ velocemente nei quartieri ricchi della capitale). La discussione sui colori sociali infervoro’ i nostri che alla fine decisero di affidarsi a .caso: la prima nave di emigranti che sarebbe arrivata in porto avrebbe deciso. Ne arrivò una svedese così I colori del boca furono l’azzurro ed il giallo. E le sorelle giù a cucire maglie! Sta di fatto che ancora oggi i tifosi del Boca sono chiamati “los xeneizes”. Che storia Raul, discendente di xeneizes con quella x e quella z che neppure a genova si usano più! E allora, tra una balla e l’altra siamo arrivati allo stadio del boca junior.

La bicicletta argentina 22 marzo

Addentiamo un panino immenso con l’immancabile lomito o chirozo (bistecca o salsiccia) presso el bodegon, bar dei tifosi giallo-azzurri, e siamo pronti. Solo gli abbonati del club possono entrare ma grazie al nostro ospite, alla sua militanza, a quella del.padre e del nonno, riusciamo ad accedere nella plancha della famosa bombonera, vera e propria mecca per tutti i tifosi di calcio. Nell’atrio campeggia un enorme murales di quinquela che raffigura i lavoratori e gli stabilimenti sul rio riuchelo.

Generico 25 Mar 2024

Arriviamo al prato, all’accesso dei giocatori del club in campo, che spesso volte vide uscite Diego Armando Maradona, che prima dell’arrivo a Napoli milito’ con questi colori. A Maradona, unico in tutto lo stadio, è riservato in modo perpetuo (ora alla sua famiglia) un palco, quello con le panchine gialle. La famosa foto che è riportata su centinaia di migliaia di poster e magliette, quella che lo ritrae con.la barba sfatta ed il.sigaro in bocca ed il cappello con la stella rossa è stata scattata in quel palco. Su una parte delle fradinate gialle del settore popolare è riportato a caratteri cubitali, e ovviamente in blu, il numero 12. Si perché il boca gioca tutte le sue partite con un giocatore in più delle altre squadre: il pubblico.

La bicicletta argentina 22 marzo

Sugli spalti famiglie festeggiano il quindicesimo compleanno della figlia (usanza molto diffusa in tutta l’America Latina) alzando la copia di una delle tante coppe vinte dalla squadra. La bombonera è proprio nel mezzo del barrio (quartiere), a 5-6 metri ci sono case, bar; a tre metri dal muro degli spalti passa anche una ferrovia merci che serve il porto.
Dopo la bombonera passiamo alla storia politica del quartiere quando l’infaticabile raul ci racconta un’altra storia, quella della repubblica de la boca.

Tra gli emigrati italiani ve ne erano anche molti di fede socialista ed anarchica. Le abitazioni erano disumane e le condizioni di lavoro profondamente ingiuste; si fondarono i primi sindacati e società di mutuo soccorso.
Nel 1882, dopo un lungo conflitto dei lavoratori del porto, gli abitanti del quartiere (ricordo che oltre la metà erano genovesi) si autoproclamarono República de la Boca e issarono la bandiera di Genova costituendo un territorio indipendente dall’Argentina. Addirittura firmarono un atto formale che inviarono al re d’Italia Umberto I, informandolo della neocostituita República Independiente de La Boca;. Il presidente argentino Julio Roca dovette intervenire personalmente a togliere ai rivoltosi la bandiera.

E di Palacios cosa mi dici? Stimolo Raul che non aspettava che il La per partire con l’ultimo pezzo di storia.
Alfredo Palacios fu il primo.deputato socialista ad essere eletto in un parlamento sud americano. Dopo la laurea in legge apri uno studio dove sulla targa c’era scritto: ” Avvocato. Assiste i poveri gratis”. Eletto ovviamente nel quartire de la boca dove era solito tenere i suoi comizi arringando la folla in italiano.e spagnolo e un addetto traduceva in simultanea i suoi discorsi in dialetto genovese.
Sue furono molte leggi a tutela dei lavoratori.

L’ultima storia dicevamo, non perché non c’è ne siano altre ma perché si è fatto tardi e il nostro deve proprio andare. Un grazie enorme raul e un arrivederci a presto porque, anche in Argentina come in italia, todo se vuelve.
Andiamo alla ricerca del murales che ricorda la República e lo troviamo più vivo che mai, attorniato da scatenati ragazzini che giocano a pallone e poi una cena frugale con gli amici del sevizio civile presso un circolo cooperativo al quartiere Sant’Elmo.

E poi basta, ci aspetta il letto con la testa che rimbomba di storie che saranno vere almeno al 90%.
Un caro saluto e se non si sta in campana a la boca.
Carlino

Pubblicato il 25 Marzo 2024
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