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Riconoscere l’economia illegale in un territorio complesso. All’Insubria parlano i protagonisti

Magistratura, avvocatura, commercialisti, Guardia di Finanza e giornalisti a confronto sul tema della presenza della criminalità organizzata nel tessuto economico del Varesotto nell'aula magna di via Dunant

Generico 18 Mar 2024

Un magistrato che racconta una vita in trincea a lottare contro le mafie in Lombardia, un comandante della Guardia di Finanza, due avvocati ogni giorno immersi nei gangli del sistema giudiziario, il presidente dell’ordine dei Commercialisti con tutte le difficoltà che si possono incontrare nella zona grigia tra imprenditoria e organizzazioni malavitose, due giornalisti alle prese con i tentativi di irregimentare la stampa.

Hanno visto tutta questa complessità una cinquantina di studenti delle classi quarte dell’Einaudi di Varese, alcuni studenti dell’Università dell’Insubria e qualche giornalista che ha presenziato nell’aula Magna dell’università dell’Insubria di via Dunant a Varese questa mattina, venerdì.

Una carrellata che aveva al centro il tema dell’economia illegale inserito nell’ambito del progetto “Per la legalità: un’Università contro le mafie”, finanziato dal Miur e coordinata da Stefania Barile. Si tratta di seminari possono essere prospettati come un primo passo per ragionare fra le diverse ottiche dei giuristi, degli economisti e dei giornalisti.

Tra i relatori, moderati dalla professoressa Maria Cristina Reale, il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Varese Crescenzio Sciaraffa che ha fatto una carrellata sul complesso lavoro delle Fiamme Gialle, specializzate proprio nelle indagini che riguardano il settore economico-finanziario.

Un’analisi, la sua, che ha toccato anche il tema delle segnalazioni di operazioni sospette, un settore delicatissimo e al centro di una bufera giudiziaria a causa della scoperta di abusi da parte proprio di un finanziere che avrebbe commesso una serie di abusi andando a spulciare in migliaia di file che riguardavano i movimenti di danaro di personaggi di un certo rilievo: «Se sono stati commessi abusi è giusto che si indaghi ma è giusto che sia comunque la Guardia di Finanza a lavorare su questi temi». Non è mancato un richiamo alla stampa che «spesso dà risalto a notizie che hanno una rilevanza minore nel complesso dei reati che vengono commessi ma che solleticano maggiormente la pancia dei lettori»

L’ex-magistrato Mario Venditti, oggi presidente del Casinò di Campione d’Italia, ha raccontato della genesi delle indagini sulla criminalità organizzata al nord Italia su come si sono formati i capitali sporchi che inquinano l’economia legale e come importanti esponenti delle famiglie mafiose, in particolare della ‘ndrangheta calabrese, si sono insediati e hanno acquisito potere in territori con forti comunità di immigrati da alcuni paesi del sud Italia: «A Lonate Pozzolo e Legnano da Cirò Marina, a Buccinasco da Platì, a Lavena Ponte Tresa da Mesoraca e così via. Lì dove si sono formate queste comunità sono poi nati gruppi criminali radicati».

Gli avvocati Ivana Mombelli (penalista di Varese) e Carlo Battipede (presidente dell’ordine degli Avvocati di Varese) hanno riportato la discussione sul tema della presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva «un principio che deve essere sempre ricordato» e sui dati dei reati del distretto di Corte d’Appello di Milano che «oltre alla sempre presente criminalità organizzata registra anche un aumento dei reati da parte di minori, di reati contro il patrimonio (furti, rapine ed estorsioni)».

Presente anche l’amministrazione comunale con l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Varese, Andrea Civati, che ha fatto un quadro sulle difficoltà delle amministrazioni comunali a garantire la regolarità degli appalti «in un momento in cui ci sono 150 milioni di investimenti in città col Pnrr e allo stesso tempo tenere lontano gli appetiti dei mafiosi».

Infine è toccato alla stampa locale chiudere la mattinata con il capo redattore della Prealpina Rosi Brandi che ha focalizzato l’attenzione «sulla scarsa considerazione che viene data dall’opinione pubblica a notizie che dovrebbero far tremare i polsi – rispondendo anche al generale Sciaraffa – forse anche perchè alla stampa è stato imposto di non poter accedere alle informazioni necessarie a dare un’informazione completa e documentata da quando la riforma Cartabia ha delegato ai capi delle procure cosa, come e quando dare una notizia».

A Rosi Brandi ha fatto eco Orlando Mastrillo di Varesenews, che da anni segue la cronaca giudiziaria a Busto Arsizio, che ha rincarato la dose rivolgendosi agli studenti: «L’informazione locale è essenziale per capire come funzionano certi meccanismi negli anni. Solo seguendo i processi è possibile ricostruire la storia criminale di associazioni mafiose come quelle che operano nel Varesotto e i nomi sono sempre gli stessi. Scriverli è importante perchè è nel silenzio che si riproducono certi comportamenti e noi siamo qui per questo. Oltre alla riforma Cartabia ci sono altri provvedimenti che vogliono limitare la libertà di stampa come quelle che vogliono rendere inaccessibili le ordinanze fino al termine dell’udienza preliminare o vietare la pubblicazione delle intercettazioni. Questo significherebbe togliere ai cittadini la possibilità di sapere chi e perchè viene privato della libertà, un diritto sancito dalla Costituzione come ha ricordato il generale della Guardia di Finanza».

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Pubblicato il 22 Marzo 2024
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