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Vigne e forature, la “bicicletta argentina” sulla strada per Rivadivia

Tracce di emigrazione italiana e qualche imprevisto sono protagonisti della nuova tappa del viaggio di Carlo Motta ed Enzo Bernasconi. Mentre i fantasmi del passato sollevano domande di fronte alla realtà di oggi

bicicletta argentina

La nuova tappa di “la bicicletta argentina”, l’avventura di Carlo Motta ed Enzo Bernasconi, partiti  a fine febbraio da Cuggiono anche sulle tracce degli emigranti che lasciarono la pianura lombarda sulle sponde del Ticino , ma anche alla scoperta del Paese di oggi, che vive una (ennesima) fase complicata
Il racconto è di Carlo Motta.
Qui tutte le puntate

 

Sabado 9 de marzo
Tratto Lulunta-a
98 i km fatti e 670 i metri saliti

Oggi si inizia presto, 6,30, collegamento in diretta con radio Trm, Maurizio, Giada e i ragazzi della coop il sole che ride. Con loro in studio ci sono anche gli artefici delle biciclette con telaio in legno che stiamo usando per il nostro tour. Anzitutto Roberto Olgiati, costruttore, e poi Guglielmino Baroni, progettista, e Pierangelo Colombo, meccanico della ciclofficina di Busto Garolfo che le ha assemblate.

In diretta, sono arrivate le 7, comincia a schiarire e quindi inizia il concerto delle decine e decine di pappagalli che si erano zittiti con il buio.
Una volta partiti vigne a perdita d’occhio e curiosando oltre un cancello ci incontriamo con Carlos che possiede una finca di parecchi ettari coltivati a cabernet e malbec; dice che quest’anno sarà una buona annata. Settimana prossima inizierà la vendemmia condotta quasi tutta con apposite macchine. Non è discendente di italiani ma, lo dice con orgoglio, sua nonna era un’india della Patagonia.

Tra un vigneto e l’altro troviamo.anche coltivazioni diverse. Passiamo davanti ad un appezzamento grandissimo che stanno arando e seminando di non capiamo di cosa. Ovviamente ci fermiamo e ci spiegano che stanno seminando aglio: immagino quando sarà maturo, una distesa sterminata di aglio! Qui, del resto è tutto enorme, anche le porzioni di cibo.

bicicletta argentina

Arriviamo a Rivadavia dove il nonno di Catia, moglie di Enzo , lavorò nel 1933 come falegname alla costruzione di botti da vino per la finca Gargantini ( origini italiane). L’azienda era la più grande della zona è ormai chiusa da molti anni. Purtroppo essendo sabato non riusciamo a visitare neppure la bodega.
Ci intervista un giornalista del giornale locale urbenoticias.

bicicletta argentina

Ci avviamo ma nel giro di pochi km buchiamo cinque volte: dopo il lavoro di sistemazione aiutati da un gomero (un gommista improbabile) dobbiamo ritornare sui nostri passi per una ventina di km perché oltre non ci sono alloggi raggiungibili prima che faccia buio.

All’hotel di Rivadavia dove alloggiamo chiacchieriamo con il guardiano notturno, un uomo di 70 anni.
Non difende la giunta militare ma Videla, il capo dei golpisti, non era cattivo, è stato Galtieri (altro generale della giunta militare) a sbagliare. Continua con i se e con ma: i desaparecidos non sono stati 30.000 ma “solo” 9000, i militari in ogni villaggio erano utili per tenere l’ordine. Alle mie contestazioni arranca un po’ ma non demorde.
70 anni, il 24 marzo del 1976, giorno del golpe militare, aveva 23 anni. Chissà quanta gente che ho incontrato e incontrerò in questi giorni ha saputo, collaborato, subito. Me lo sono chiesto anche la prima volta che sono stato in Germania; facevo più fatica a chiedermelo tutti i giorni in Italia.

bicicletta argentina

Il presidente Milei ieri, in occasione dell’8 marzo ha detto che la donna che abortisce è due volte assassina perché uccide suo figlio.
Anche questa volta le piazze si sono riempite di donne e uomini, avevano il fazzoletto verde, simbolo del femminismo argentino. Speriamo.

Un caro saluto e, di questi tempi soprattutto, state in campana.
Carlino

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Pubblicato il 13 Marzo 2024
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