La storia viva della moda italiana: Luca Missoni racconta il cuore dell’Archivio Missoni
In studio Luca Missoni ha raccontato un viaggio dentro uno dei patrimoni culturali e artistici più importanti del territorio: l’Archivio Missoni, luogo in cui si custodisce e si rinnova la memoria della Maison fondata da Ottavio e Rosita Missoni più di settant’anni fa
Ospite dalla materia del giorno di giovedì 13 novembre è stato Luca Missoni che ha raccontato la storia dell’Archivio Missoni, custode della memoria della grande maison. La storia di Missoni nasce dal legame tra Ottavio Missoni e Rosita Jelmini: un incontro avvenuto quasi per caso tra Londra, Gallarate e Golasecca, che nel 1953 si trasforma in nozze e poco dopo in un progetto comune.
Ottavio, atleta e maglista triestino, aveva già realizzato le tute in maglia della nazionale di atletica leggera per le Olimpiadi di Londra del 1948. Rosita, cresciuta nell’atelier del ricamificio dei bisnonni a Golasecca, aveva respirato fin da bambina l’aria della moda internazionale. «Insieme – racconta Luca – hanno unito le arti maglieristiche di mio papà al talento innato di mia mamma per la moda». Il primo laboratorio nasce in uno scantinato a Gallarate. Da lì iniziano le sperimentazioni: righe, colori, lavorazioni innovative che negli anni Cinquanta e Sessanta diventano la cifra riconoscibile del marchio.
Celebre l’aneddoto della vetrina della Rinascente del 1958, con quindici manichini vestiti con abiti rigati e fasce colorate sugli occhi. Un allestimento tanto rivoluzionario da generare stupore e qualche reazione bizzarra dei passanti; eppure sarà proprio questo a farli soprannominare, per la prima volta, “quelli delle righe”.
Il percorso di Ottavio Missoni attraversa anche il mondo dell’arte: nel 1975, grazie alla ricerca sui tessuti e al linguaggio del colore, viene presentato a Venezia come artista nella mostra “Missoni e la machina-mago”. Un riconoscimento che segna un passaggio decisivo: la maglieria Missoni non è solo moda, ma arte applicata.
Luca Missoni coordina da anni il lavoro attorno all’archivio, una struttura oggi vastissima che raccoglie: capi storici e accessori, tessuti, campionari e filati, fotografie, bozzetti e documentazione tecnica, rassegna stampa dagli anni Sessanta a oggi e materiali originali utilizzati nelle sfilate, nelle campagne e nelle mostre.
«L’archivio – spiega – non è un deposito, ma un racconto vivo. Oltre a catalogare, permette di ricostruire la storia attraverso gli oggetti». Molti ritrovamenti, quasi “archeologici”, confermano questa ricchezza: dai bauli rinvenuti a Golasecca – con all’interno capi etichettati con il marchio originario Jolly, precedente al nome Missoni – agli scatoloni della tessitura degli anni Ottanta rimasti intatti per decenni. La digitalizzazione ha reso il patrimonio più accessibile, ma l’oggetto fisico resta insostituibile: «Un video non equivale a una maglia in mano», sottolinea Luca.
L’archivio ha una funzione precisa: supportare la ricerca e lo sviluppo delle nuove collezioni. Gli addetti del reparto creativo possono consultare materiali, tessuti, fotografie e confrontarli con i processi produttivi interni, da sempre interamente gestiti dall’azienda: tintoria, tessitura, atelier, sartoria, sfilate, comunicazione. «Conserviamo per lasciare una traccia – spiega Luca – affinché chi lavora oggi possa comprendere da dove veniamo e trovare nuovi spunti per andare avanti».
L’Archivio Missoni è visitabile su richiesta, in particolare per scuole, gruppi e associazioni. Sul sito è possibile trovare tutte le informazioni e prenotare le visite, spesso organizzate anche nell’ambito di Archivi del Contemporaneo.
L’incontro con Luca Missoni offre uno sguardo privilegiato su una storia familiare e aziendale che ha saputo fare della creatività un linguaggio internazionale. L’Archivio Missoni, con la sua stratificazione di materiali, narrazioni e ritrovamenti, è un luogo in cui la moda diventa memoria, racconto e ispirazione.
«Invito tutti – conclude Erika La Rosa – a visitarlo, online o di persona, per conoscere da vicino una delle storie più significative del nostro territorio».
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