“Dopo il summit estremista serve una condanna in consiglio di quel che è successo”
Dopo il convegno dell'estrema destra al teatro comunale, i consiglieri di opposizione presentano una mozione per censurare il comportamento del primo cittadino. E fanno appello alle forze di maggioranza che sono state critiche. "Nel testo della mozione abbiamo inserito parole scritte da loro"

Dopo l’eco nazionale sollevato dal summit della destra radicale europea al Teatro Condominio “Vittorio Gassman”, le opposizioni chiedono conto apertamente al sindaco Andrea Cassani. Lo strumento scelto è una mozione di censura, vale a dire una condanna esplicita dell’operato del primo cittadino per aver consentito lo svolgimento del convegno negli spazi del teatro comunale. Una proposta di testo che verrà portato in consiglio comunale e che, nelle intenzioni, vuole raccogliere anche il sostegno di quella parte di maggioranza che (anche in modo esplicito e netto) ha criticato il summit.
Le voci critiche si levano decise. Massimo Gnocchi (Obbiettivo Comune Gallarate) ha sollevato diversi interrogativi, puntando il dito contro l’apertura del teatro Condominio agli estremisti. «È una sala data in concessione a una società che può subaffittare per eventi culturali» ha spiegato riferendosi alla gestione del Teatro Condominio, che prevede anche «venti giornate in gestione diretta» del Comune.
Si è trattato di un affitto? O di una concessione diretta? «Credo che il sindaco debba chiarire» ha incalzato.
«Ai giornalisti non è stato concesso di entrare per valutare i contenuti che venivano detti all’interno. Per quale motivo è stata vietata la partecipazione?». Questa restrizione ha alimentato i sospetti sulla natura dei discorsi pronunciati durante il summit. Sabato mattina, incalzati dall’inviato di una trasmissione Mediaset, il promotore dell’evento Andrea Ballarati era arrivato a trincerarsi dietro l’idea che «forse la mail di richiesta è finita nello spam»
Gnocchi ha poi analizzato i contenuti del concetto di “remigrazione” promosso dall’evento, ritenendoli profondamente antitetici ai principi costituzionali: “La remigrazione prevede tre fasi diverse evocate: l’espulsione di chi è irregolare, che è compatibile e anzi condivisa; il secondo punto prevede l’espulsione dei non cittadini che sono in Europa legalmente ma che rappresentano ‘un peso’, in modo non meglio chiarito. Infine si pensa di allontanare i ‘non assimilati’, persone che sono cittadini di Paesi europei ma che non sono graditi a chi propone la remigrazione».
Le critiche si sono poi focalizzate sui relatori internazionali presenti all’evento. Come «Martin Sellner che in Svizzera è stato respinto alla frontiera per ragioni di ordine pubblico; il belga Dreis è in attesa di sentenza per negazionismo dell’Olocausto. O ancora il danese Rasmus respinto dalla stessa polizia italiana perché minaccia per l’ordine pubblico». O, infine, quel partecipante spagnolo – presente a Gallarate – che in un video realizzato con l’intelligenza artificiale e postato su Instagram «mostra lo sterminio con il gas di persone musulmane» ha elencato Gnocchi, sottolineando la gravità dei profili e delle ideologie associate ad alcuni partecipanti. “Un teatro pagato dai gallaratesi, riaperto dai gallaratesi” conclude, ribadendo l’indignazione per l’uso di uno spazio pubblico per tali scopi.
Ma torniamo alla città di Gallarate e alla ruolo del sindaco, contestato dalle opposizioni.
Giovanni Pignataro (Pd) si chiede polemicamente: «Perché Cassani ha sputtanato la città, dando l’avvallo a una cosa simile?» ha detto nel corso della conferenza stampa, che ha comunque riunito – oltre ai giornalisti – alcuni sostenitori dell’opposizione e persone indignate per quanto avvenuto.
Cesare Coppe, della lista civica “Città e Vita”, ha parlato di «gravità inaudita». La sua principale preoccupazione è la mancanza di assunzione di responsabilità. «Nessuno se ne è ancora preso la responsabilità. Il sindaco ha scaricato sul teatro. Il comunicato del teatro non ha fatto chiarezza. Ma allo stesso tempo in quel comunicato si legge anche in una frase la sottolineatura che ogni evento ‘viene approvato’: se c’è stato un parere preventivo del sindaco e dell’amministrazione deve essere detto. Chi approva un evento ne avalla anche i contenuti» ha affermato Coppe, smentendo l’idea che il sindaco fosse all’oscuro della natura del summit. «Non che il sindaco sia venuto a conoscenza solo alla vigilia».
Coppe ha espresso profonda preoccupazione per ciò che percepisce come «una deriva estremista» del sindaco, «lo fa a detrimento della città»
Pignataro ha poi rincarato la critica alle argomentazioni del sindaco. «Citare un solo articolo[l’articolo 21 sulla libertà di espressione, ndr] estrapolandolo»non è sufficiente, perché quello stesso articolo prevede delle limitazioni, ad esempio se le parole integrano un reato. «Non è vero che la libertà è assoluta: se l’associazione mondiale pedofili organizzasse un convegno lo consideriamo legittimo?», ha provocato il consigliere Pd, svergognando quelle che definisce «sciocchezze espresse dal sindaco, che persegue un interesse personale a dispregio per il bene della sua città».
La mozione di censura
L’opposizione spera che le forze di maggioranza possano avere «un sussulto di dignità per porre un argine a una deriva estremista che coinvolge a forza tutta la città e ne infanga il nome». I consiglieri si rifanno alle prese di posizione di Forza Italia (soprattutto a livello regionale, ma in parte anche in città) e della stessa lista Cassani, che ha rilasciato un comunicato molto duro.
Senza contare la consigliera Belinda Simeoni, di Forza Italia, che sabato era nella manifestazione anti-summit in piazza, insieme all’ex sindaco Nicola Mucci.

Lo strumento è la mozione di censura, che è una forma di condanna politica che non prevede la sfiducia al sindaco: è evidentemente un modo per ottenere una adesione di un pezzo di maggioranza, senza impegnare i consiglieri di centrodestra in modo definitivo, per così dire.
La mozione di censura, ha sottolineato Pignataro, «riprende contenuti di una lista di maggioranza»: il testo infatti cita – nelle premesse – ampi stralci sostanziali del comunicato della Lista Cassani (che si legge nella parte finale di questo articolo di sabato).
La parte finale “censura severamente il fatto che sia stato concesso l’uso di una sala publica per discutere tesi politiche estreme a porte chiuse”, senza possibilità di verifica.
«Le forze democratiche e che rispettano la Costituzione non possono che ritrovarsi in questo testo, salvare la dignità di Gallarate davanti a tutta Italia» conclude Pignataro.
Le opposizioni hanno contestualmente richiesto un consiglio comunale: i tempi sono previsti dal regolamento e il consiglio dirà essere convocato per una data entro il 7 giugno.
L’opposizione invita i cittadini alla partecipazione «in modo civile e democratico», lanciando un appello alla coerenza e al coraggio ai consiglieri di maggioranza che hanno espresso sconcerto per l’evento.
«Ho letto messaggi di sdegno inviatimi sul telefono. Ma io credo a quel che avviene in consiglio comunale» ha chiosato Pignataro, indicando che la presa di posizione per la dignità della città si avrà in quella sede.
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