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Giovanni Mori: “La crisi più grande? Quella dell’immaginazione”

Ingegnere energetico e attivista climatico, Mori porta a Materia la campagna #FacciamociSpazio, invitando cittadini e cittadine a immaginare insieme come sarà la città nel 2035. Appuntamento martedì 14 ottobre dalle 19.30

Materia Varesenews

C’è una generazione che non si accontenta di contare i problemi: vuole disegnarne le soluzioni. Giovanni Mori, 31 anni, ingegnere energetico e attivista climatico, è una di quelle voci che mescolano tecnica e sogno, razionalità e visione. Martedì 14 ottobre alle 19.30 porterà a Materia la campagna “#FacciamociSpazio”, proponendo “Immagina la tua città nel 2035”, tappa varesina di Italia Che Cambia. Un invito semplice eppure rivoluzionario: provare insieme a immaginare una città più vivibile, più giusta, più nostra.

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Tra numeri e piazze

Pochi giorni prima della laurea, Mori era in piazza per il primo sciopero globale di Fridays for Future. Pochi giorni dopo discuteva la tesi su come portare a zero emissioni il campus del Politecnico di Losanna. «Erano due facce della stessa medaglia», racconta. «Le soluzioni che chiedevamo in piazza erano le stesse che dimostravo nella tesi essere valide. Quando ho presentato il lavoro a Losanna, il vicepresidente del Politecnico mi disse: “L’ondata che avete sollevato voi sta finalmente dando attenzione a quello che facciamo da decenni”». Numeri e scienza da soli non bastano. Serve anche una narrazione collettiva, capace di farci credere possibile ciò che oggi sembra impossibile.

La comunità nei piccoli luoghi

Cresciuto a Caino, un piccolo paese delle valli bresciane, Mori sa che la comunità si costruisce nei luoghi condivisi: piazze, cortili, giardini. «Da giovane ti rendi conto che avere posti dove fare cose, incontrarsi o suonare è fondamentale. Meglio se gratuiti: non avevo mezzo euro. Anche nelle città più grandi, il senso di comunità nasce attorno a quartieri, piazze o cortili. Restituirli alle persone significa moltiplicare relazioni, benessere, nuove conoscenze, sicurezza».

È da qui che nasce #FacciamociSpazio, progetto che attraversa l’Italia per restituire vita agli spazi pubblici e permettere a chi li abita di immaginare e vivere la città.

Lo spazio da riconquistare

Quale spazio è più urgente oggi? «Quello mentale», risponde Mori. «Torniamo a casa stanchi, con il pensiero fisso del lavoro, e perfino di notte sogniamo di essere intrappolati nelle call». Ma aggiunge: lo spazio fisico e il tempo libero sono la stessa cosa. «Dedichiamo molto tempo delle nostre vite per restituire spazio pubblico: circa il 70% dello spazio urbano è occupato da strade e parcheggi. Restituirlo è un modo concreto per immaginare un futuro migliore. Ma serve alzare l’asticella dell’immaginazione, pensare cose bellissime e impossibili».

La crisi dell’immaginazione

La più grande resistenza al cambiamento, spiega, non è tecnica o politica: è culturale. «La più grande crisi è quella dell’immaginazione, del pensare che sia impossibile. Tante cose che oggi diamo per scontate erano impensabili: l’Europa unita nel 1943, il voto alle donne nel 1946, il weekend con il sabato libero dal 1972. Anche le rinnovabili: negli anni ’90 si diceva impossibile superare il 4% di energia pulita; oggi in Italia siamo oltre il 40%».

Il messaggio è chiaro: cambiare è possibile, ma serve osare immaginare l’impossibile.

Dalle tappe al contatto con le persone

Finora la campagna ha attraversato quasi 20 città, soprattutto nel Nord, e presto arriverà in Sicilia, Puglia e oltre. «Abbiamo scoperto che riprendersi gli spazi è un tema sentito da tutti. Tutti vogliono dire la loro sul posto in cui abitano. Stiamo ricreando in piccolo quei gruppi tipo “Sei di Varese se…”, ma nella vita reale».

Gli eventi si svolgono in luoghi già trasformati o simbolici: ex Sert, giardini co-gestiti, ex mattatoi.  «Uno dei momenti più belli è stato quando una ragazza è arrivata all’evento e ci ha abbracciato. Capiva che non era l’unica preoccupata per il futuro, ma anche desiderosa di agire. Vedere persone così pronte a mettersi in gioco ci fa capire che vale la pena continuare».

«Non serve andare su Marte per cambiare le cose» conclude Mori. «Basta partire dal posto in cui viviamo».

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Pubblicato il 13 Ottobre 2025
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