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“Sei di Gallarate se…” compie cinque anni: un bar dove è bello stare

Oltre 15mila gli iscritti al gruppo, passato anche per alcuni raduni in piazza. "Un gruppo dove c'è posto per tutti. Il limite è solo nella buona educazione"

Generico 2018

Il gruppo facebook Sei di Gallarate se compie cinque anni. Tra tanti gruppi locali, si caratterizza per il gran numero di adesioni (15.554 gli iscritti), per l’ampiezza degli argomenti e degli spunti proposti ogni giorno, per l’attenzione dei moderatori. Anche per questo il gruppo era già stato ospite di VareseNews alla festa Anche io. Per mutuare un paragone spesso usato, è un “bar” virtuale dove è bello stare. Che sia tutti i giorni a colazione o di tanto in tanto solo per ritrovare vecchi amici e conoscenti di quartiere.

«Cinque anni di ricordi, di fotografie, di risate e discussioni anche accese. Cinque anni in cui il gruppo è cresciuto aldilà di ogni aspettativa, ed è cambiato», spiegano gli amministratori del gruppo (più d’uno, inevitabilmente, data la mole di post e commenti). Sei di Gallarate se è diventato un punto di riferimento per tanti concittadini. Una piazza virtuale più reale di quanto si possa immaginare. Perché nel gruppo sono nati simpatie, amicizie, amori e si, anche qualche odio inveterato.

«Persone vere che hanno dato vita a rapporti veri. Ma anche un luogo dove si raccolgono idee e consigli, dal meccanico “onesto” alle mitiche farmacie di turno. Si commenta Sanremo tutti insieme e ci si accapiglia sui tanti argomenti che riguardano la città. Perché dentro Sei di Gallarate se ci stanno tutti. Il limite è solo nella buona educazione. Come amministratori, questo è l’unico vero merito che ci riconosciamo: cercare di fare in modo che il tono delle discussioni non vada mai troppo oltre, nel rispetto delle opinioni di ciascuno. Perché solo in un ambiente “pulito” si è liberi di esprimersi. Ecco, nessuno viene bannato da Sei di Gallarate Se per un’opinione, per un insulto si. Certo non è sempre facile, e qualche inciampo c’è stato (come non ricordare la volta in cui il gruppo fu chiuso per qualche ora da Facebook? Ancora oggi abbiamo i sudori freddi) ma rinnoviamo il nostro impegno ogni giorno. Riceviamo tanti messaggi di persone che nel gruppo hanno trovato una comunità amichevole che in qualche caso ha alleviato la loro solitudine: questo ci ripaga ampiamente di qualche messaggio molesto che ci arriva, una percentuale minima rispetto a quello che accade normalmente sul web, ma comunque spiacevole».

Quali episodi positivi ricordate? «Tanti: le persone che hanno trovato lavoro, il negoziante che regala cibo agli indigenti, i tanti animali ritrovati, la raccolta beni per Amatrice». Argomento più difficile da affrontare? «È stata la campagna elettorale, dopo aver acconsentito ad aprire il gruppo alle discussioni politiche. Difficile da gestire è stata recentemente la continua discussione sui sinti» (il gruppo ha seguito ogni momento della vicenda, anche se in alcuni casi il livello dello scontro ha richiesto di chiudere del tutto i commenti a un post, scelta attuata di rado: di solito gli amministratori eliminano singoli commenti con minacce o insulti).

Numerosi anche i momenti in cui il gruppo – come entità in sé – si è ritrovato: a partire dal primo raduno, «quello dei bicchieri rossi» scelti come simbolo per riconoscersi. «Ma ci stiamo attrezzando per farne uno in grande stile in estate»

«Ci piacerebbe continuare ad offrire uno spaccato delle informazioni quotidiane, per questo attingiamo ai quotidiani della zona. Cerchiamo anche di stimolare le persone in questo senso, a prendere spunto dalle testate locali per gli argomenti di discussione. Sempre selezionandoli però, perché non ci interessa diventare una sorta di rassegna stampa, ci sono altri gruppi per questo E poi vogliamo mantenere la dimensione colloquiale, quella di scherzo, i post divertenti che spesso capitano e favoriscono l’interazione tra i membri». 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 06 Febbraio 2019
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