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Partono dalle case popolari i laboratori di inclusione attiva

Due gli obbiettivi: coinvolgere i residenti nella cura degli spazi comuni, migliorando il benessere, e offrire occasioni di formazione per il lavoro

Lonate Pozzolo municipio Comune

Partono a Lonate Pozzolo i “Laboratori sociali” di “inclusione attiva”.

È un progetto del Comune di Lonate, attuato grazie al finanziamento di Regione Lombardia, che si svilupperà fino al 2020 coinvolgendo gli abitanti delle case popolari.
Attualmente a Lonate ci sono 113 appartamenti registrati in questa categoria, di cui 86 in gestione all’Aler.
«Il progetto – spiega l’assessore ai servizi sociali Melissa Derisi – mira a sostenere le situazioni di disagio sia relazionale che economico e si snoda su due fronti: quello dei laboratori sociali e quello dell’inclusione attiva».

I partner che hanno partecipato al progetto, oltre naturalmente all’Aler, sono la cooperativa NaturArt, la cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, il Cfp di Somma Lombardo, la Promos di Cassano Magnago (che ha anche sede a Vanzaghello).
Fino a tutto il 2020 verranno attuate azioni di supporto alla gestione sia delle problematiche interpersonali sia della gestione del bilancio sociale.

Nella prima fase, quella dei laboratori sociali, si punterà attraverso anche alle idee ed alla collaborazione degli abitanti delle case popolari, ad identificare spazi comuni da riqualificare con piccoli interventi che avranno l’obiettivo di favorire un miglioramento della permanenza negli edifici popolari. «Le proposte – continua Derisi – verranno dagli stessi abitanti, che indicheranno le necessità su cui investire i fondi per migliorare gli spazi comuni e, di riflesso, il benessere della comunità che ci vive». E già il primo incontro ha visto una buona partecipazione, con tante donne che anche in altre realtà (come a Samarate) si sono dimostrate sempre interessate a vivere insieme la cura dello spazio di vita.

Per quanto riguarda l’inclusione attiva, nella seconda fase, si promuoverà la ricerca di nuove occupazioni anche attraverso la formazione e con progetti individualizzati, «rivolte alle persone in età lavorativa, puntando sulla formazione e su certificazione per competenze richieste dal mercato del lavoro». I soggetti in età lavorativa che potranno beneficiare di questa azione di formazione professionale potranno essere 56 e potranno percepire anche un’indennità per tutta la durata del percorso formativo che avrà l’obiettivo di far conseguire attestati professionalmente qualificanti e favorire il reintegro occupazionale.

Pubblicato il 26 Marzo 2019
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