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Dimezzato il personale, l’Inps in provincia è al collasso

In pochi anni i dipendenti nelle sedi della provincia si è più che dimezzato mentre le pratiche annue sono passate dalle 8.740 del 2008 alle 20.028 del 2018. In tutta la provincia l'istituto può contare su 190 lavoratori. Il rapporto tra un dipendente Inps e i cittadini è passato da 2.542 a 4.237

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Continua l’agitazione dei lavoratori dell’Inps per la mancanza di personale. Una situazione arrivata ormai al limite che, secondo le organizzazioni sindacali di categoria, potrebbero portare al collasso del servizio stesso. Il blocco del turnover degli ultimi anni dei lavoratori in uscita in provincia di Varese ha determinato la perdita di 120 unità. Attualmente la forza lavoro della sede di Varese e delle agenzie di Busto Arsizio, Gallarate, Luino e Tradate è di 230 dipendenti, da cui bisogna togliere altri 40 lavoratori che nel biennio 2019-2020 andranno in pensione. Il personale Inps nel giro di qualche mese è dunque destinato a scendere a quota 190 dipendenti.

«È una perdita di oltre il 45% del personale – scrivono in una sindacati di categoria – e considerando che la natura delle prestazioni erogate dall’Inps riguarda praticamente  tutta la popolazione residente nella nostra provincia, il rapporto tra un dipendente Inps e i cittadini sia passato in pochi anni da 2.542 a 4.237».

Un esodo di personale  che è avvenuto in un contesto di grave crisi socio-economica che ha comportato una vera e propria esplosione del numero di richieste di prestazioni di natura socio-assistenziale – disoccupazione passata dalle 8.740 domande del 2008 alle 20.028 del 2018, a fronte di un continuo aumento degli adempimenti a carico dell’Inps. Si  pensi all’invalidità civile, ai vari bonus legati alla maternità, alla riforma della disoccupazione-Naspi, alla cassa integrazione in deroga e per ultimo al reddito di cittadinanza (attraverso il SIA e poi il REI) ed alla pensione con quota 100.

«La conseguenza principale di questa continua contrazione del personale e di un numero sempre maggiore di attività da svolgere – continua la nota del sindacato – è stato un complessivo peggioramento della qualità del servizio, nonostante la grande abnegazione dei lavoratori, le ottimizzazioni gestionali ed organizzative messe in campo ed il quasi completo passaggio alla digitalizzazione. Siamo quasi ad un punto di un non ritorno e le sedi di tutta la provincia sono ormai al collasso, se non si interverrà in modo rapido ed incisivo».

Anche il servizio base di sportelleria, con una media di oltre 300 accessi giornalieri solo su Varese, rischia di non potere essere più garantito a causa di questioni di sicurezza, relative sia agli spazi che alla modalità di relazione spesso “conflittuale” da parte di un’utenza sempre più esasperata.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che l’età media dei lavoratori è di 56 anni. Nei prossimi mesi, dopo quasi 30 anni dall’ultima significativa immissione di personale si procederà, con concorso pubblico, all’assunzione di circa tremila lavoratori a livello nazionale. «Il nostro vuole essere un appello al presidente, al direttore generale e al consiglio di indirizzo e vigilanza – conclude la nota del sindacato – perché vengano individuati, in modo trasparente ed oggettivo, i criteri di distribuzione a livello nazionale dei nuovi assunti ed alle istituzioni del territorio, dal prefetto ai sindaci, affinché si attivino per garantire una congrua assegnazione di dipendenti. Finalmente si può porre rimedio anche alla migrazione di colleghi avvenuta verso il Sud dell’Italia, a seguito dei periodici bandi di mobilità interna, che hanno finito per svuotare le sedi del Nord e della Lombardia in primis».

Pubblicato il 17 Maggio 2019
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