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Il rettore Tagliabue: “L’Insubria e Varese sempre più attrattive”

A quasi un anno dal suo insediamento il rettore racconta diversi progetti: "Crescono gli studenti e la qualità dell'ateneo. La città sta cambiando e in diversi sono interessati a investire qui in servizi"

Università dell'insubria di piazza Repubblica

«La nostra università è considerata molto bene e c’è un grande interesse intorno a noi. Le matricole quest’anno crescono oltre l‘otto per cento e abbiamo progetti importanti per il futuro».

Angelo Tagliabue festeggerà tra pochi giorni un anno dal suo insediamento a rettore dell’Insubria. Milanese, medico odontoiatra (il suo corso è stato valutato come il migliore in Italia nel 2018), conosce bene Varese per averci studiato e poi ricoperto diversi ruoli all’interno dell’ateneo. Parla volentieri della recente esperienza intrapresa.

«Frequentavo già il collegio sant’Ambrogio, ma stare dall’altra parte della scrivania è tutta un’altra cosa. Mi piace perché si continua a imparare. Fare il rettore richiede molto equilibrio e capacità di ascolto, ma anche di guardare alle cose con distacco perché ci sono continue sollecitazioni. Devo dire che essere milanese in questo mi aiuta».

Generico 2018

Lei è diventato rettore quando l’Insubria ha compiuto 20 anni. Come vede il prossimo futuro?

«Sono molto ottimista perché stiamo crescendo, ma soprattutto ci stiamo posizionando bene per la qualità del nostro lavoro. Da università generalista iniziamo a fare scelte precise per il futuro. A breve apriremo a Busto Arsizio la magistrale in scienze motorie. Una decisione che nasce dall’analisi del contesto storico e della realtà espressa dal territorio. Con l’incremento degli anziani, è necessario pensare a nuove strategie per le malattie croniche e uno degli interventi prioritari sarà prevenire alcune patologie permettendo di vivere meglio, e al tempo stesso operando un forte risparmio della spesa pubblica. Per fare questo occorre personale specializzato che lavori in tanti diversi centri. Perciò, dopo la partnership con l’ospedale di Circolo di Varese e il Sant’Anna di Como, avvieremo un lavoro sempre più stretto con la nuova realtà della struttura unica di Busto Arsizio e Gallarate».

Siamo a oltre 11mila studenti. Quanto si può crescere ancora?

«Poco. Lavoriamo per raggiungere i 12mila studenti, poi dovremo fermarci perché non abbiamo gli spazi per andare oltre. Almeno per ora. Quello che faremo è avere una sempre maggiore internazionalizzazione dell’ateneo».

Il rapporto con il comune o le istituzioni di Varese come è?

«Ottimo. La collaborazione avviata sta portando frutti importanti. Da quando sono diventato rettore abbiamo ricevuto l’interessamento di diverse realtà per costruire progetti di studentati. Questo è fondamentale perché se vogliamo attrarre ragazzi da fuori sede dobbiamo avere posti dove farli dormire».

Che tempi hanno questi progetti?

«Sono un medico e per noi non esistono tempi lunghi».
Il rettore sorride e per la prima volta lascia intuire che con lui ci sarà un vero cambio di passo.
«Il dialogo con l’attuale amministrazione procede bene. Lo stesso posso dire con il Governatore Fontana. È un momento molto positivo e carico comunque di responsabilità, ma sapremo realizzare quello su cui stiamo progettando. Ci vorranno un paio di anni».

Ci vuole dire che Varese è attrattiva anche per l’università?

«Certamente, e non lo sostengo io. Abbiamo un brand valutato molto bene, ma c’è di più. Varese è considerata una piazza molto interessante per gli investitori specializzati nel realizzare spazi e servizi per gli studenti. Le ragioni sono diverse: è un territorio ancora vergine, è economico rispetto ad altre città, è in crescita e si colloca in una buona posizione. A questo si aggiunge il fatto che a Varese le relazioni sono più immediate e semplici. Le realtà che ci hanno interpellato sono molto concrete e hanno già iniziato a progettare interventi con l’attuale amministrazione».

Di cosa si tratta in concreto?

«Per uno studente la scelta della sede è legata alla disponibilità di alloggi a prezzi ragionevoli. Noi ci stiamo occupando di questo aspetto e abbiamo valutato che allargare l’attuale campus comporta diversi problemi logistici perché mancano tanti servizi. Quindi è più semplice partire con strutture all’interno della città. Questo ha due vantaggi: avremo stabili da ristrutturare che sono già inseriti in contesti urbani serviti bene, e al tempo stesso rivitalizzeremo alcuni quartieri. L’amministrazione comunale ha in proprietà delle strutture utilizzabili e i primi interventi potrebbero partire da Biumo dove troverebbero alloggio alcune decine di ragazzi».

Chi sono i soggetti interessati a questi progetti?

«Tanti. In primis gli studenti che arrivano da fuori Varese. Poi abbiamo tanti specializzandi che cercano case per vivere qui. Sono convinto che avere una buona ospitalità ci renderà ancora più attrattivi perché stare in una città come questa ha tanti vantaggi, oltre a maggiori possibilità di trovare lavoro».

L’università viene ancora percepita poco sul territorio. Che fare per cambiare?

«Abbiamo avviato diverse azioni e una di queste è aprire le nostre sedi alla città. Un esempio è questa struttura dove abbiamo il rettorato. È importante resti in centro perché è uno spazio anche di rappresentanza, ma deve vivere ed essere frequentato. Faremo mostre perché i cittadini possano entrare e visitarlo. Poi stiamo progettando la sistemazione della chiesa per contribuire anche noi a rendere più bella questa zona».

Esiste anche un problema di comunicazione?

«Mi hanno sempre insegnato che “per vincere a biliardo bisogna segnare i punti”. Oggi quel gioco è meno praticato, ma la metafora rimane valida. La comunicazione è molto importante e anche in questo abbiamo iniziato a dare segnali precisi. Ho deciso di stanziare risorse perché l’ateneo abbia una struttura adeguata per comunicare a diversi livelli, anche fuori dal nostro territorio».

Pensa sia possibile una sinergia con le università vicine?

«Con la Liuc il dialogo è aperto e penso si possa fare sempre meglio. A volte non manca la volontà, ma ci muoviamo in contesti che hanno norme rigide e procedure da rispettare, ma cercare di fare sinergia tra le varie realtà territoriali è importante. Un po’ più difficile farlo con la Svizzera perché è molto diversa da tanti punti di vista».

Il prossimo 15 novembre alle ore 11.00 nell’aula Magna, via Ravasi si terrà la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2019-2020. Ad aprire i lavori per la prima volta sarà il rettore Tagliabue che nell’occasione conferirà la Laurea Honoris Causa in Scienze e Tecniche della Comunicazione al Maggiore della Guardia di Finanza Gerardino Severino.

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Pubblicato il 28 Ottobre 2019
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