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A Malpensa continua la protesta di Air Italy

Il Coronavirus e le limitazioni in Lombardia mettono in ombra la protesta, prevista per il 25 febbraio, del settore dell'aviazione civile e in particolare per il destino della compagnia. "Ancora in attesa di convocazione dai liquidatori"

Generico 2018

Di certo non sarà uno sciopero con manifestazioni e cortei, al più con un presidio: l’impatto – reale e anche mediatico – del Coronavirus e delle misure di contenimento in Lombardia ha messo un po’ in ombra la grave situazione di Air Italy, la compagna che dà lavoro a mille persone a Malpensa e seicento ad Olbia.

Martedì 25 febbraio è in programma lo sciopero del settore aereo, che oggi vede più di una vertenza aperta. Se si farà, non è certo: «Faremo comunque un presidio, ma senza manifestazione, in linea a quanto previsto dall’ordinanza di Regione Lombardia» dice Riccardo Lonetto, dell’Usb.

Il Garante ha chiesto di rinviare l’astensione e ci sono notizie di una disponibilità di alcune sigle per una sospensione dello sciopero.

Già settimana scorsa, giovedì, i lavoratori del settore aereo avevano manifestato congiuntamente: l’immagine simbolo è quella delle tre hostess – Alitalia, Air Italy, Ernest – una a fianco all’altra, a simboleggiare tre vertenze aperte tra Roma e Milano, tra Fiumicino e Malpensa, ma anche in altre località.

Tra le diverse vertenze, quella che preoccupa di più a Malpensa è Air Italy, con quasi mille lavoratori diretti, almeno trecento nell’indotto aeroportuale, senza contare l’indotto all’esterno.

«Siamo ancora in attesa di convocazione da parte aziendale, che dovrebbe arrivare entro fine settimana» spiega ancora Lonetto. «I liquidatori hanno accettato di rallentare la liquidazione, ma non di ritirarla». Nel frattempo si segue anche il fronte degli ammortizzatori sociali: si è «in attesa del decreto che prevede dodici mesi di Cassa Integrazione Straordinaria».

È un passaggio importante, per dare stabilità a lavoratori che rischiano di rimanere “scoperti”. Il caso riguarda in particolare chi fu licenziato nel 2016 e poi reintregrato, ma che in virtù proprio del recente reintegro avrebbe ammortizzatori sociali per un periodo più breve.

«Non è vero, come sostiene il ministro, che si è di fronte ad una una crisi arrivata dalla sera alla mattina» dicono i lavoratori Air Italy. «Nel 2016 il governo accettò 1100 licenziamenti in cambio di investimenti da parte del Qatar. Si fecero garanti dell’investimento, ma nessuno ha mai controllato che quegli investimenti arrivassero, nonostante anche interrogazioni parlamentari degli stessi esponenti Pd. Siamo la prima azienda in Italia in cui si dichiara la liquidazione in bonis, nonostante i soci facciano riferimento a fondi d’investimento con 900 miliardi di dollari di capitali» continuano i lavoratori Air Italy. Lonetto parla di «responsabilità politica eclatante» del centrosinistra al governo in questi anni (ricordando il ruolo dei renziani nel 2016).

Va ricordato che lo sciopero del 25 gennaio è comunque una protesta nazionale del settore aereo, che lamenta le condizioni di difficoltà sempre più diffusa. La richiesta è di «una riforma del sistema» complessiva. Nel mirino in particolare le low cost, considerate concorrenza sleale. Che hanno dalla loro costi minori, «ma che in alcuni casi non versano neppure le tasse in Italia» continuano i lavoratori Air Italy.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 24 Febbraio 2020
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