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Sanremo, quella “serata infinita” che è specchio di tutti noi

Il commento finale ai 5 giorni di kermesse di Amadeus. Che piaccia o no rappresenta, ad ogni edizione, la cartina tornasole di una società italiana che cambia

Sanremo 2023, la finale

Seguo Sanremo da sempre. Ho visto da quella scala quelle che molti considerano canzoni storiche o pietre miliari pop, ho trepidato per il tizio che voleva buttarsi giù dalla galleria, ho visto l’intervento di Gorbaciov e di Dulbecco, tifato “Maledetta Primavera” e “Un’emozione da poco”. Ho visto crescere Vasco e Eros, invecchiare Zarrillo.

Da 14 anni – 14 anni!! – sono l’indegna padrona di casa di un gruppo facebook che segue Sanremo con lievità e competenza, grazie a tanti “ospiti” speciali che possono vantare competenze tecniche e conoscenze del palco, che non finirò mai di ringraziare perchè sono parte integrante di molti dei miei articoli sull’argomento.

Credo, perciò, di poter dire la mia per una volta, non tanto come esperta quanto come “habituè” della più importante kermesse canora d’Italia, che ha una caratteristica che me la rende speciale e appuntamento inderogabile: essere di volta in volta non solo lo specchio dell’Italia musicale, ma anche e soprattutto di quella sociale. Grazie spesso a particolari piccolissimi: la lunghezza delle gonne o dei capelli, le battute dei comici, l’intervento istituzionale. Un’occasione straordinaria per parlare agli italiani, tutti, del loro Paese.

CHE LO VOGLIATE O NO, UN FESTIVAL SPECCHIO DELLA NOSTRA SOCIETÀ

Lo è stato anche questo festival, che ha parlato a chi si ricorda e tiene stretto l’amor di patria – leggendo un brano da “La ragazza con la valigia” nel giorno del Ricordo, affidando l’apertura della serata finale alla banda dell’arma dell’Aeronautica, facendo interpretare brani della Costituzione, persino ospitando tra le sue poltrone il Presidente della Repubblica – ma anche a chi segnalava, in mille modi più o meno “scandalosi”, che il mondo e anche l’Italia chiedono con forza diritti nuovi. Lo è stato dando un peso intellettuale e morale – piaccia o no il risultato… – a quelle che una volta ricoprivano il semplice spazio di “vallette” o di “belle ragazze”, e ora parlano di imprenditoria femminile, di libertà del corpo, di diritti negati in Iran (con un velo, in questo caso, di attenzione anche all’Italia, visto che il monologo è stato pronunciato da una ragazza di origine iraniana naturalizzata italiana, ma anche da Drusilla Foer, che rappresenta suo malgrado tutt’altra battaglia per i diritti) o della difficoltà di essere donne e non solo madri.

Un festival inclusivo, ma inclusivo davvero: che non dimentica ne le foibe né la libertà femminile, né la nuova vita digitale né il superamento dei vecchi pregiudizi. Tra l’altro, in verità, senza giudicare mai un bel niente, ma consegnandoceli come uno spunto di riflessione: che si tratti di un’avance “fluida” un po’ volgarotta o della lettura dell’articolo 21 della costituzione.

L’unica, vera, enorme pecca del Festival è la sua lunghezza infinita: una media di 5 ore per 5 giorni, con chiusure che hanno sempre sfiorato, se non superato, le due di notte. Tutto questo ben di Dio rischia di andare sprecato. E, per quanto lo ami, non sono del tutto sicura di riuscire a poter mantenere ancora a lungo l’impegno di poterlo guardare tutto, e riportarvene la cronaca in tempi adeguati, anche negli anni a venire: mi sa che non ho più l’età, come disse lo scoppiettante Fiorello a cui è toccato un dopofestival (Stupendo, come tutto quello che fa) nel cuore della notte.

CHI DICE “NON È PIÙ IL FESTIVAL DELLA MUSICA” MENTE

In questo Sanremo – come del resto nelle altre edizioni di Sanremo firmate da Amadeus, ma qui ancora di più – è perlomeno ingeneroso parlare di assenza della musica, di “circo mediatico svuotato dal suo senso originario”: qui di musica ce n’era una valanga, e senza escludere nessuno. Dal punto di vista dell’età si è andati dai bambini ai 90enni, dal punto di vista dei gusti dal rock alla disco anni ’90, dall’indie al trap, dalla “canzone sanremese” alla trasgressione.

Chi di Sanremo 2023 non ricorda nemmeno una canzone, ma solo siparietti più o meno indignanti, semplicemente non l’ha visto: perché nella musica ci si inciampava continuamente, all’Ariston o in crociera, in piazza o in gara. Con un’attenzione maniacale a rappresentare tutti, anche se non stavano gareggiando: dalla canzone d’autore della metà del novecento (Gino Paoli, Ornella Vanoni, Peppino di Capri, i Pooh, Albano, Ranieri e Morandi stesso) alla canzone d’autore di oggi (Coma Cose, Colapesce e Dimartino, Levante, Madame), dal twist al reggaeton, dalla disco anni 90 a quella del terzo millennio. Un vero spaccato della realtà musicale di oggi in Italia, senza favoritismi o snobismi, solo andando a prendere i rappresentanti migliori e più popolari tra tutti i generi.

Non sono mai stata una fan di Amadeus, i suoi programmi quotidiani non fanno parte di ciò che vedo: ma devo ammettere che il suo lavoro su Sanremo e sulla musica italiana è ormai da definire “importante”. Mica male per uno che pareva un dj, e pure un po’ fesso….

L’ASSENZA INGIUSTIFICATA DELLE CANTANTI DONNA NELLA CINQUINA

Di questo Sanremo mi porterò solo una nuvola triste: l’assenza di un brano cantato da una donna nella cinquina – cinquina, nemmeno terzetto – finale. Perchè in realtà di brani che vi potevano concorrere ce n’erano parecchi, molto qualificati, sicuramente in odore di classifica nei prossimi giorni: quella strana canzone d’autore di Madame (Che ha anche interpretato de Andrè con i i toni che meritava, pur essendo una giovanissima), l’eleganza pop di Elodie, la grandissima voce di Giorgia, solo per citare quelle più facili da ricordare. Ed è lodevole il pensiero che Marco Mengoni, a pochi secondi dalla proclamazione, ha proprio rivolto a loro: come se la sua vittoria valesse di meno, con tali assenze in gara.
Chissà qual è stato il motivo: è comunque un motivo sul quale, anche se non fosse necessario trovare un rimedio, bisogna almeno riflettere.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it
Il web è meraviglioso finchè menti appassionate lo aggiornano di contenuti interessanti, piacevoli, utili. Io, con i miei colleghi, ci provo ogni giorno. Ci sosterrai?
Pubblicato il 12 Febbraio 2023
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