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Caso mascherine, il destino di Irene Pivetti nelle mani del Riesame, il pm di Busto Arsizio chiede i domiciliari

La richiesta, rigettata dal Gip di Busto Arsizio per questione di competenza territoriale, è stata avanzata ai giudici di Milano che dovranno decidere. In ballo una presunta frode da 35 milioni di euro

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Il tribunale del Riesame si è riservato di decidere sul ricorso presentato dal sostituto procuratore di Busto Arsizio, Ciro Caramore, che aveva chiesto la misura degli arresti domiciliari per Irene Pivetti relativamente all’inchiesta sulle mascherine durante l’emergenza Covid.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Busto Arsizio, infatti, pur condividendo la necessità della misura in quanto vi sarebbero solidi elementi probatori, ha rigettato la richiesta sostenendo che la competenza sarebbe del Tribunale di Roma e non di Busto. Nei prossimi giorni saranno quindi i giudici del Riesame a decidere sia sulla competenza che sulla misura richiesta.

La vicenda vede l’ex-parlamentare accusata di frode in forniture pubbliche, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio nell’ambito di una compravendita dalla Cina di mascherine per un valore complessivo di 35 milioni di euro delle quali ne sarebbero state consegnate solo per un valore di 10 milioni ma di qualità scadente, praticamente inutilizzabili, con falso marchio CE. Fece molto parlare, infatti, la notizia del sequestro all’aeroporto di Malpensa di 1,3 milioni di mascherine a luglio dello del 2021, ancora in piena pandemia.

Da quanto emerso nell’inchiesta la Pivetti, attraverso una società a lei riconducibile e insieme ad altre tre persone considerate meri prestanome, avrebbe incassato i 35 milioni di euro per le forniture di mascherine, soldi poi transitati su conti esteri e sostanzialmente volatilizzati. Le mascherine consegnate, spacciate per FFP2, in realtà erano di pessima qualità e non potevano essere utilizzate negli ospedali.

Proprio questa mattina, a margine dell’udienza davanti al giudice del Riesame di Milano, l’ex-presidente della Camera ha sostenuto di avere la coscienza a posto e di aver lavorato in modo corretto così come i suoi collaboratori: «Ci abbiamo messo spirito di sacrificio e coraggio perchè c’era il rischio di contagio. A settembre del 2021 chiesi al pm di essere interrogata ma lui disse di non essere interessato a sentirmi. Dimostrerò la mia innocenza».

Irene Pivetti è coinvolta anche in un’altra vicenda giudiziaria (l’indagine è della Procura di Milano) che riguarda una presunta “finta vendita” di auto sportive di lusso in Cina con l’obiettivo di riciclare soldi provento di evasione fiscale. Con queste accuse è stata rinviata a giudizio proprio in questi giorni dal gup milanese Fabrizio Filice, insieme all’ex-pilota Leo Isolani e altre persone.

 

Pubblicato il 22 Marzo 2023
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