Alessandro Maja in tribunale a Busto Arsizio: “Chiedo perdono per qualcosa di imperdonabile”
Non ha nascosto tutte le difficoltà che stava vivendo in casa Alessandro Maja, omicida reo confesso della figlia sedicenne Giulia e della moglie Stefania Pivetta e del tentato omicidio del figlio Nicoló
Non ha nascosto tutte le difficoltà che stava vivendo in casa Alessandro Maja, omicida reo confesso della figlia sedicenne Giulia e della moglie Stefania Pivetta, oltre al tentato omicidio del figlio Nicoló.
Questa mattina, venerdì 19 maggio, si è presentato in aula nel processo per dire che si sentiva ignorato dalla moglie e non sopportava le sue velleità di realizzazione imprenditoriale, considerava Nicoló il figlio che non si impegnava e ha avuto parole dolci per Giulia. Alessandro Maja, considerato capace di intendere e volere dal perito Marco Lagazzi, ha elencato anche le sue preoccupazioni economiche nonostante avesse un conto personale e proprietà immobiliari che molte famiglie invidierebbero.
La richiesta di perdono di Alessandro Maja
Ha parlato per circa un’ora, rispondendo alle domande di accusa, parti civili e difesa, oltre alla sua richiesta di perdono al figlio Nicoló e alla famiglia di Stefania Pivetta: «Ho commesso qualcosa di imperdonabile, ma chiedo perdono. So che non si può tornare indietro. Mi sono fatto una ragione, non penso al suicidio e non so come scusarmi. Mi rivolgo anche a Giulio, Ines e Mirko (suoceri e cognato, ndr) che ringrazio per il supporto a Nicoló. Traggano le loro conclusioni e prendano le scelte che ritengono più opportune. A Nicoló dico che mi hai conosciuto come padre e ti sono piaciuto ora non lo so. Un pensiero alla mia Giulia», ha detto nelle dichiarazioni spontanee.
Il racconto dell’omicidio, i non ricordo e il rapporto con la figlia
Incalzato dal pm Martina Melita ha raccontato di aver ucciso prima Stefania e poi Giulia, colpendole con una mazzetta, infine Nicolò sempre con la stessa arma ma ha detto di non ricordare di aver tagliato la gola a Stefania. Riguardo all’episodio, avvenuto la sera prima, in cui era andato in camera dalla figlia Giulia per chiederle scusa Maja ha spiegato di averlo fatto perchè sapeva che la figlia si era accorta dei suoi cambiamenti e della sua cupezza: «Non facevamo più le cene fisse (pizza, sushi, kebab) ed eravamo appena stati al centro vaccinale per mezz’ora in coda e io non avevo detto una parola – ha raccontato tra le lacrime Maja – volevo scusarmi per questo mio modo di essere».
L’acredine nei confronti della moglie e del figlio
Parole più dure, invece, le ha riservate per la moglie Stefania della quale ha raccontato episodi che lo infastidivano, anche risalenti nel tempo, e che avevano logorato il rapporto: «Ero diventato invisibile per lei. Stava sempre con lo smartphone in mano, proseguiva nella sua idea imprenditoriale di vendita di prodotti per il benessere che io non condividevo, per un certo periodo ha insistito nel voler acquistare un attico da rimettere a nuovo che per noi costava troppo». Anche di Nicolò non aveva una buona opinione per via del rendimento scolastico anche se proprio in quei giorni si era riscattato ottenendo il brevetto di pilota «che mi costò 23 mila euro».
I fantasmi di Maja: i soldi, il rapporto con la moglie e il riconoscimento sociale
L’ossessione dei soldi, insieme al grosso problema lavorativo che lo opprimeva e i continui screzi in famiglia sembrano aver fatto da carburante pronto ad esplodere ma non è emersa nemmeno questa mattina una vera e propria premeditazione da parte dell’imputato. Maja aveva paura di perdere il suo status, temeva di non poter garantire più l’alto tenore di vita che avevano e quel narcisismo ipotizzato nella perizia psichiatrica potrebbe aver gonfiato a dismisura la sua ansia al punto di pensare di eliminare coloro che erano i beneficiari del suo lavoro e cioè l’intera famiglia.
Nicolò, Giulio e Mirko tra pietà e rifiuto del perdono
Nicolò ha seguito tutta l’udienza insieme allo zio Mirko e al nonno Giulio e alla fine è apparso molto provato da quanto ha ascoltato. Ai giornalisti ha detto di non provare odio per suo padre ma di non poter ancora nemmeno immaginare un perdono: «Non ha ancora risposto alla domanda sul perchè lo ha fatto. Il suo racconto mi è sembrato abbastanza genuino ma non posso esprimermi su vicende nelle quali non ero presente. Sicuramente mio padre è cambiato completamente». Sia Giulio che Mirko Pivetta, invece, hanno espresso un sentimento di pena per Alessandro Maja ma anche per loro non è nemmeno lontanamente pensabile un perdono: «Ha distrutto anche quel poco di buono che ha creato» – è stato il commento.
Il presidente della Corte d’Assise Giuseppe Fazio ha poi dichiarato chiuso il dibattimento e nella prossima udienza le parti potranno concludere in attesa della sentenza. La volontà è quella di chiudere il processo prima della pausa estiva.
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