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E semm partii: dalle sponde del Ticino all’Argentino

Una notte in volo tra Italia e Argentina, il pensiero corre agli emigranti di un tempo, alle loro paure: l'inizio del viaggio in bici (anche) sulle loro tracce

generiche

La primissima della “bicicletta argentina”, l’avventura di Carlo Motta ed Enzo Bernasconi, partiti da Cuggiono (anche) sulle tracce degli emigranti della pianura lombarda sulle sponde del Ticino.
Il racconto è di Carlo Motta

Lunes 26 febrero.
Ola amigos, E semm partii, finalmente! Linate-Roma e da lì il salto verso l’America.

Guardavo continuamente la posizione dell’aereo sul planisfero: passiamo sopra la Sardegna e poi su Madrid ed il Portogallo. Fiancheggiamo per un po L’Africa e poi, come un novello transatlantico a reazione, via, verso la distesa infinita dell’oceano. Questo lo vedo.dal monitor posizionato sul.sedile di fronte al mio perché fuori è buio pesto.

Il pensiero corre subito ai nostri emigranti che a partire da 150 anni fa cominciarono l’esodo verso l’Argentina. Gente che mai aveva lasciato il paese, che parlava solo dialetto, che l’unica acqua conosciuta era quella del naviglio e del Ticino, che Il treno mai visto, pensa un po’ arrivare sino a Genova. E poi, ammassati sul molo per l’imbarco e, immagino, la prima notte nel buio abissale del mare. Lo sconcerto, la paura, il rimorso, il pianto dei bimbi e delle donne, no, gli uomini no, loro devono essere forti: che stupidi.

L’aereo fiancheggia Africa, Passa sopra Capoverde e arriva in Brasile e da lì rotta verso sud. Quando entriamo in Uruguay Cominciano le prime luci dell’alba, lasciamo ad est Montevideo. Transitiamo sopra il mar de la Plata che so essere torbido e giallastro perché riporta tutti. I detriti che porta il Rio de la plata, il grande estuario formato dai fiumi uruguay e parana. Un mare che ha conosciuto anche ben altri voli e che riporta storie tremende.

Martes 27 de febrero ore 8.40 Atterriamo a Pistarini, aeroporto internazionale di BA: grandissimo, file lunghe per tutto. Siamo nella realta surreale che ogni scalo internazionale ti propina, quella di un grande centro commerciale di lusso, la realta, la fuori, dice ben altro. Lo so perche me lo dicono gli amici argentini, perche l’ho letto. Molte persone, attratti dagli scatoloni delle bici e dagli indirizzi italiani sopra riportati si avvicinano. E chiedono ma soprattutto raccontano: mio nonno era di Cassano Valcuvia, che bello il Campo dei Fiori; la mia bisnonna arrivava da Feltre

Sotto l’aereo che vola verso San Carlos de Bariloche passa una piatta distesa sconfinata, strade che la suddividono in rettangoli regolari, tanti laghetti, penso artificiali per irrigare o abbeverare; inesistenti i centri abitati. Sorvoliamo la provincia di La pampa e, dopo un’illusione di verde, ritorna il secco, il coltivato è sparito da tempo. Entriamo in un banco di nubi e ne usciamo che siamo quasi e terra: le Ande sono molto vicine e cominciano le prime pinete.

In aeroporto ci aspetta Luciano Magrini, i suoi genitori erano amici di famiglia di Vera Vigevani, una delle fondatrici dell’associazione de le madres de plaza de mayo, che incontreremo a Buenos Aires. Luciano, classe 1960, a differenza di franca, la figlia di vera, è scampato, per caso, alla repressione della dittatura di Videla.

È in pensione ma continua ad insegnare e a fare ricerca alla facoltà di educazione fisica di Bariloche oltre a fare un altro sacco di cose come suonare il piano ed il violino, occuparsi dell’organizzazione di concerti in tutta la provincia.

Parla molto bene italiano perche fin quando i suoi genitori erano in vita quella era la lingua usata in famiglia. È un bel tipo, purtroppo questa sera deve partire e starà lontano per qualche giorno, noi invece giovedì si comincia a pedalare verso nord ma ci regala un po di tempo accompagnandoci in cima al cerro otto, punto panoramico sulla città e sui laghi che la cingono; non fosse stato nuvoloso avremmo.visto la cima del Cerro Tronador.

Pernottiamo all’hosteria Guelmes, poco distante dalla casa che abitò Priebke, quello delle fosse ardeatine.
Ceniamo a base di empanadas, quelli di trota sono buonissimi.
E poi nanna, finalmente. Dimenticavo, anche la proprietaria dell’hosteria dove alloggiamo è italiana.

Un caro saluto e state in campana.
Carlino

Pubblicato il 28 Febbraio 2024
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