A Malpensafiere nasce il nuovo hub per la sostenibilità
Il progetto Ecotess chiude la fase sperimentale e apre a una rete permanente per l’economia circolare. Imprese, istituzioni e ricerca pronte a trasformare il tessile in un modello di sistema

«Concludere? No, rilanciare». Con questa battuta, Mauro Temperelli, segretario generale della Camera di Commercio di Varese, ha chiuso la giornata dedicata al progetto Ecotess, ma ha anche tracciato la traiettoria di quello che è emerso come il vero obiettivo comune: trasformare la sostenibilità nel tessile da buona intenzione in prassi industriale condivisa.
Il termine economia circolare non è più uno slogan. È una direzione obbligata. Al centro di questo rilancio ci sarà proprio Malpensafiere, dove ha già sede il Multilab del Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento, destinato a diventare l’hub del territorio in tema di sostenibilità integrale.
«A Malpensafiere vogliamo creare un Sustainability Hub – ha rilanciato Temperelli – un luogo fisico e simbolico dove imprese, ricerca ed enti pubblici possano sperimentare l’economia circolare. Il tessile è il punto di partenza, ma può contaminare tutto il sistema economico. È il momento giusto per farlo».
Alcuni passi concreti, come ha anticipato l’imprenditore Mario Montonati, sono già in cantiere: «Attraverso la collaborazione dei detenuti del vicino carcere e la Grassi spa, si procederà al recupero delle divise degli agenti penitenziari». L’imprenditore della Tintoria Clerici è stato tra i protagonisti della tavola rotonda seguita alla presentazione del progetto Ecotess, insieme a ricercatori, rappresentanti istituzionali e della Commissione Europea. Un’occasione non solo per fare il punto, ma per “fare sistema”.
SIAMO ANCORA FERMI ALL’1% DI RICICLATO
Montonati, imprenditore tessile e presidente del Centro Tessile Cotoniero, con il piglio tipico di chi vive la produzione quotidianamente, ha ricordato che nel settore della nobilitazione tessile il tasso di materiale riciclato «è inferiore all’1%». Ma non si è fermato alla denuncia: «Non siamo bravi, ma possiamo diventarlo facilmente. Anzi: dobbiamo». I motivi? Tecnologici, certo, ma prima ancora culturali, economici e normativi. «La verità – ha detto Montonati – è che oggi siamo ancora troppo dipendenti da materie vergini, spesso derivate da fonti fossili, e il riciclo meccanico delle fibre naturali porta a una perdita qualitativa che la moda spesso non può permettersi».
Il tessile, insomma, è tra i settori più sfidati dalle nuove normative europee – passaporto digitale, eco-design, EPR (Extended Producer Responsibility) – ma al contempo tra quelli con il maggior potenziale di trasformazione.
IL CENTRO TESSILE COME PONTE TECNOLOGICO
A proposito di eco-design, Eleonora Foschi, permanent researcher presso il Circular Economy Lab dell’ENEA, ha spiegato come le nuove direttive europee stiano spostando il focus dalla gestione del rifiuto alla progettazione del prodotto: «Il regolamento europeo sull’eco-design cambierà tutto. Dal 2027 i prodotti tessili immessi sul mercato europeo dovranno essere progettati per durare, essere riparabili e riciclabili. Non è solo tecnica, è modello di business». E proprio per questo è cruciale la collaborazione: «La simbiosi industriale è il paradigma su cui stiamo lavorando – ha spiegato Foschi – per creare distretti dove gli scarti di un’impresa diventano la risorsa di un’altra. E dove il design si fa già pensando al secondo e terzo ciclo di vita del prodotto».
Il Centro Tessile rappresenta il ponte tra territorio, ricerca e innovazione. Progetti come Ecotess sono replicabili, ma soprattutto devono essere scalabili, perché la transizione ecologica non sia solo per pochi.
«Le sedici normative di riferimento disegnano un quadro complesso e in evoluzione – ha aggiunto Ana Maria Sarateanu, direttrice di Unioncamere Europa – . Ciò che avrà un grande impatto è il Dpp, il passaporto digitale perché inizierà proprio con il tessile. Sarà un elemento chiave perché, sostanzialmente, si andrà a parlare di composizione, origine, produzione, ciclo e di riutilizzo ambientale tutto in un unico prodotto. Questo diventa un fattore di competitività per l’azienda».
LOMBARDIA CINQUE FILIERE TESSILI MA SERVE MASSA CRITICA
In questo quadro, la creazione di filiere allargate – tra tessile, edilizia, automotive – è uno dei temi più strategici. Regione Lombardia ha fatto la sua parte. Carlo Bianchessi, dirigente di Polis, ha illustrato le cinque filiere tessili già attive: «Dalla chimica verde al riciclo solidale, dalla sostenibilità nella moda al riuso negli accessori. Ma – ha avvertito – troppo spesso i bandi regionali faticano a trovare progetti validi: bisogna imparare a lavorare insieme. Non basta una buona idea, serve una rete».
L’obiettivo ora è cambiare lessico e paradigma: «Non parliamo più solo di filiere, ma di ecosistemi. Servono alleanze tra settori diversi, come tessile ed edilizia, moda e automotive. È lì che si crea innovazione vera.
UN’ULTERIORE SFIDA È LA CHIAREZZA
Loredana Napolano del JRC , braccio scientifico della Commissione UE, ha insistito sull’importanza di costruire normative che nascano con il coinvolgimento delle imprese: «Per questo chiediamo la partecipazione alle consultazioni europee. I dati ci servono per fissare soglie di sostenibilità realistiche. E le aziende devono essere parte attiva, non spettatrici».
Ma è anche una questione di comunicazione con i consumatori: «Oltre il 60% si dichiara confuso di fronte a etichette e claim ambientali. L’ecoetichetta chiara, leggibile e verificata sarà la nuova arma competitiva», ha ricordato Montonati.
LE NUOVE GENERAZIONI
Dai numeri presentati emerge un dato sorprendente: secondo un’analisi di Regione Lombardia, il riutilizzo di materiali e risorse ha fatto risparmiare alle imprese oltre 16 miliardi di euro in materie prime. Non è solo ambiente: è business. E anche occupazione: «In Lombardia – ha detto Bianchessi – i green job attivati sono oltre 400.000 negli ultimi due anni».
Una cultura nuova, per nuovi mestieri Montonati ha chiuso il suo intervento con una nota personale, ma fortemente politica: «Ho sei nipoti tra i 4 e i 14 anni. Li vedo sparecchiare, differenziare, dividere la bustina del tè, la carta dall’umido. Sono piccoli gesti, ma raccontano un cambiamento profondo. Se i nostri figli e nipoti cambiano, dobbiamo cambiare anche noi. Il salto culturale è tutto qui: passare dal fare al fare insieme».
Riciclo tessile, filiera riunita: a Malpensafiere il punto sul futuro dell’economia circolare
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