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Il maxitorneo di Pidro, il gioco con le carte portato dall’America dagli emigrati

Centoventotto coppie di partecipanti, un quarto sono ragazzi: si sfideranno questa settimana con le regole del gioco che fu "importato" dalla zona di San Francisco dai lavoratori che rientravano in paese. Tra un "ghem" e un "lo", sarà un gran partitone

Generico 2018

Centoventotto coppie iscritte, mai così tante negli ultimi trent’anni. Perché saranno anche belli i giochi sullo smartphone e sul tablet, ma vuoi mettere il gesto di schiaffar sul tavolo la carta, in un torneo che coinvolge tutto il paese? A Lonate Pozzolo sono in fibrillazione, per la grande sfida. Niente scala 40 o scopa, qui va di moda – da un secolo – il Pidro.

Come, come? Pidro, scritto così. «Portato dai nostri americani di San Rafael» dice Giovanni Desperati, presidente dell’Associazione Anziani del paese, che mette i premi per il maxitorneo organizzato dal 5 al 25 febbraio per il 50esimo dell’oratorio.

San Rafael è il paese della baia di San Francisco, in California, dove approdarono due generazioni almeno di emigranti dall’Altomilanese. Il legame tra le due realtà è ancora forte (recente un viaggio per rinnovare il gemellaggio), ma un secolo fa il legame era ancora più stretto: oltre agli emigranti che partivano, c’erano anche quelli che tornavano, dopo aver accumulato una piccola o grande fortuna, buona comunque per costruirsi una casa, quelle che nel dialetto del paese erano indicate come “cà di miricaàn”, appena fuori al compatto nucleo antico.

E dalla California così è arrivato anche il Pidro o Pedro. «Ci giocano – spiega ancora Desperati – a Lonate, Sant’Antonino, Tornavento e metà San Macario», vale a dire nelle frazioni di Lonate e in una località della vicina Samarate. Sembra una cosa localissima, ma non è proprio così: il Pidro «era largamente diffuso negli Stati Uniti verso al fine del 19° secolo ma perse gradualmente popolarità» spiega Ernesto Milani, ricercatore dell’emigrazione lombarda negli Usa e in particolare di quella dall’Altomilanese. Incuriosito dai racconti, ha fatto ricerche anche su questo: «Il pidro si giocava al bar a Lonate, da lì sono risalito alla California. Avevano conservato anche le espressioni di gioco derivate dall’inglese». Così si dice ghem, dall’inglese game, per designare la carta del 10, che vale un punto; la carta del 2 si chiama , dalla parola low.

Dieci anni fa, in occasione del torneo per il 40esimo dell’oratorio, Rino Garatti – benemerito ricercatore scomparso nel 2018 – si prese la briga di intervistare gli ultimi emigranti tornati dalla California e diede forma ufficiale, per così dire, al regolamento, oggi pubblicato online sul sito di Franco Maria Boschetto, altro cultore di storia lonatese. Già in quell’occasione – a fine anni Duemila, in tempi in cui Internet ampliava le connessioni – ci fu un piccolo colpo di scena: arrivò una mail da Daglio, frazione del comune di Carrega Ligure, che a dispetto del nome sta sull’Appennino in provincia di Alessandria. Anche lì si giocava al Pidro: «gli anziani del paese mi raccontavano che il gioco è stato importato dall’America dai migranti che sono ritornati in paese. Qualcuno ha ancora dei parenti a San Francisco» spiegava allora la fonte.

Del resto l’impervio Appennino era terra povera, da cui emigrarono a migliaia. «Io avevo ricevuto una mail da una persona di Murialdo, vicino a Savona» dice ancora Ernesto Milani: «anche lì si gioca al Pidro, anche loro avevano un’emigrazione in California». Fin qui le tracce in Italia, ma in realtà la babele dell’emigrazione negli Usa ha esportato il gioco anche in altre zone d’Europa. Bastavano quattro o cinque ex emigrati rientrati nella patria d’origine e anche qui faceva capolino il Pidro: è successo così ad esempio nelle Azzorre ma anche in Ostrobotnia, la regione di lingua svedese dell’ovest della Finlandia.

In Finlandia si sono presi persino la briga di creare una app digitale per giocare a Pidro, che si trova facilmente digitando su google da qualunque parte del globo. Ma vuoi mettere il piacere di giocarci fisicamente, pensando di avere per le mani una cosa unica al mondo? A Lonate Pozzolo la passione ha contagiato molti e così questa settimana si sfoderanno duecentocinquanta giocatori. E – davvero curioso – un quarto ha tra i 18 e i 25 anni, che potrebbero essere i pronipoti degli emigranti di fine Ottocento. Chissà: magari un domani si potrebbe giocare il “mondiale” di Pidro. Con giocatori dalle Azzorre e da Lonate, dalla Finlandia e dall’appennino ligure-piemontese.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 03 Febbraio 2019
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