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Sconosciuti salvati: i ritratti trovati ai mercatini diventano una mostra

Una mostra di un centinaio di fotografie di inizio secolo “salvate” dalle soffitte e dalle cantine. E, quindi, dall’oblio. “Premiato stabilimento fotografico” di Roberto Stebini in mostra per un weekend al Sestante

Generico 2018

Un centinaio di foto di soggetti e famiglie di inizio Novecento: volti orgogliosi e di un’epoca tramontata, soggetti vestiti in maniera elegante e sofisticata, pose plastiche e sguardo fiero. Fotografie di famiglie, generali, bambini, uomini e donne che somigliano molto a quelle che ognuno ha potuto vedere, anche solo di sfuggita, nelle case dei vecchi parenti: quelle degli avi custodite gelosamente sulle credenze o sui camini, che sembrano osservare i propri discendenti da una cornice.

Sono i ritratti fotografici in bianco e nero in mostra al Sestante di Gallarate, esposizione inaugurata venerdì 28 giugno e visitabile fino a domenica 30 giugno. Un ritratto di un’epoca perduta e lontana ma anche di un modo di fare fotografia che, purtroppo, ai giorni nostri è andato perdendosi: ritratti ambientati o vignettati con soggetti in posa elegante, «sempre appoggiati a qualcosa a causa della lunghezza dei tempi di posa», fino ai ritratti artistici che hanno iniziato a spopolare nel 1925 e che hanno segnato l’inizio di un’altra epoca della storia della fotografia.

«La mostra nasce dalla ricerca mia e di mia moglie di ritratti di inizio secolo nei vari mercatini delle pulci tra la Liguria, la Svizzera, il Piemonte ed altre zone che abbiamo visitato», racconta il fotografo Roberto Stebini. «È iniziato quando in un mercatino ho trovato due foto, una del 1900 e l’altra del 1925. Erano così belle che non potevo lasciarle lì. Più le guardavo e più me ne innamoravo». E da quel giorno non ha più smesso, arrivando a collezionarne circa trecento. «In tutti questi anni, tra tutti i venditori da cui ho comprato questi cimeli, solo una signora mi ha chiesto cosa me ne facessi», spiega il fotografo.

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Stebini intervistato da Salvatore Benvenga

Da questa raccolta e ricerca, poi, è nata la decisione di organizzare una mostra: visto l’ammontare del materiale, però, Stebini ha posto dei criteri – o complicazioni, per i collezionisti – per restringere il cerchio come il periodo compreso tra il 1900 al 1925, il timbro a secco del fotografo ed il fatto che i ritratti fossero realizzati in studio. Stebini dichiara di essere innamorato di questa mostra:«Ritengo queste fotografie stupende ed irripetibili; ognuna di loro, poi, nasconde una storia».

Come quelle di uno sposo e di una sposa perfettamente conservate in un album di matrimonio in carta di riso, ritrovate in Piemonte: tempo dopo, in tutt’altra zona, hanno trovato una foto di famiglia che ritraeva proprio quei due sposi, circa vent’anni e cinque figli dopo. O come quella della foto generazionale scattata dal fotografo Crotta di Gallarate, trovata in un mercatino a Milano. Oppure come i ritratti con una dedica in splendida calligrafia mandati dall’America ai parenti italiani per farsi conoscere.

Una mostra fotografica organizzata con precisione storica e filologica dal fotografo e dalla moglie, che hanno imbastito con studio e datazione storica e seguendo l’evoluzione dell’arte della ritrattistica fotografica. Un evento, dunque, imperdibile per scoprire le tecniche fotografiche di inizio Novecento ma anche ricco di curiosità per scoprire gli usi ed i costumi dell’epoca. E, magari, ritrovare qualche lontano parente esposto sulla parete.

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La mostra è stata inaugurata venerdì 28 giugno al Sestante sabato 29 giugno la si potrà visitare dalle 16.30 alle 19, mentre domenica 30 giugno il Sestante (via San Giovanni Bosco, 18) sarà aperto al pubblico dalle 10.00 a 12.00 e, nel pomeriggio, dalle 16.00 alle 19.00. Entrambi i giorni sarà presente Stebini ed il pubblico potrà interagire con lui e fargli direttamente domande.

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Pubblicato il 29 Giugno 2019
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