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Addio al dottor Liati, medico e alpinista

Pediatra apprezzato anche per la sua empatia e franchezza, era notissimo anche per le sue imprese in montagna, fino alle Ande e all’Africa

gallarate generico

È morto Alessandro Liati, medico pediatra di Cassano Magnago, noto anche per la passione alpinistica.

Ha svolto la sua lunga carriera all’ospedale di Gallarate, in particolare nel reparto di pediatria. Carattere franco, è ricordato anche per la capacità di affrontare umanamente i pazienti, ricorrendo non di rado all’ironia e associando di tanto in tanto qualche battuta in dialetto per stemperare la tensione, rompere le barriere anche con la gente di paese.

«Purtroppo perdiamo una grande persona, che aveva ricevuto anche la benemerenza civica» dice il sindaco di Cassano Nicola Poliseno, associandosi al dolore della famiglia.

Iscritto al Cai di Gallarate dal 1947, Liati è stato protagonista di grandi spedizioni, tra cui la conquista del Cerro Torre con i Ragni di Lecco nel 1974.

“Tutto è iniziato per caso, dalle passeggiate sugli alpeggi che facevo mentre ero in vacanza in Val Malenco a Caspoggio nel ’41”, raccontava in una bella intervista sul giornale comunale di Cassano Magnago.

“Dalla mia prima vetta, il Pizzo Scalino 3.233 metri nel 1945, seguirono parecchie salite sulle Alpi: dal Monte Bianco alle Dolomiti.

Nell’estate del ’68, fermati dal brutto tempo per tre settimane al rifugio Torino a Courmayeur, cogli amici Alippi e Lafranconi, pensammo di proporre per l’anno successivo una spedizione nelle Ande, zona ove il clima era senz’altro più favorevole”.

Arrivò sull’Jri-shanka (’69), sull’Huant San (’72), al già citato Cerro Torre nelle Ande Patagoniche (“dal 17.11.73 al 29.1.74 sia sul versante cileno che su quello argentino; restai lontano da casa più di due mesi. Non c’erano telefoni e non si poteva comunicare. Ero già sposato e avevo tre figli e una moglie che mi ha sempre sostenuto”), ad Alpamago (’75), a Sarapo (’79). E ancora Africa sul Ruwenzori (’76), in Kenia e sul Kilimangiaro (’77). “In Nepal e in Tibet coi Ragni di Lecco di cui sono socio dal ’74, al Lothse in Nepal, sull’Ama Dablan”

Una vita di passione per la montagna, una passione sempre nuova. “Io sono credente – raccontava – e mi viene sempre da ringraziare il Padre Eterno. Qualunque cima, qualsiasi vetta, anche la più bassa, la conquista dà le stesse sensazioni”.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 22 Ottobre 2020
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