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Giochi Invernali di Pechino: i diritti umani dove saranno?

Boicottaggi diplomatici e limitazioni alla libertà di espressione: cosa faranno gli atleti?

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Le Olimpiadi invernali di Pechino sono iniziate ormai da qualche giorno, avvolte da dubbi e incertezze che vanno dalla tenuta organizzativa, in considerazione della crisi Covid, al tema dei diritti civili in Cina. Ai boicottaggi diplomatici già annunciati si è aggiunto quello dell’India.

L’avvertimento agli atleti è partito da tempo: non “politicizzate” l’evento sportivo. Ovvero: non saranno tollerate proteste.
In questi giorni capiremmo meglio se per Pechino i giochi siano un’occasione di sportwashing o un modo per rimettersi al passo con le democrazie occidentali. Sono state infatti tante le scelte che la Cina ha preso per impressionare l’opinione pubblica mondiale, senza tenere però conto dell’effetto negativo che avrebbe comportato impedire agli atleti la piena libertà di espressione.

Vedremo come i Giochi invernali di Pechino verranno raccontati e come verranno utilizzate le occasioni pubbliche dagli atleti, dai giornalisti, dal pubblico partecipante. Anche gli atleti sono celebrità e il loro ruolo, in campo e fuori dal campo, sarà importante. Lo sport è un grande fenomeno sociale e mediatico, le Olimpiadi sono l’evento globale del nostro tempo: gli atleti e le atlete degli 86 Paesi partecipanti dovranno dimostrare un coraggio doppio,  non soltanto nel gareggiare in una delle più impegnative occasioni sportive della loro carriera, ma anche scegliendo di dire la propria su temi a loro cari, in un contesto che li vuole “zitti e buoni”.

Infatti sostenendo i loro pensieri e le loro idee sui social network potranno avere un impatto sui loro followers, spingendo le persone a parlare di tali argomenti, e chissà che anche i media più tradizionali non possano farsi influenzare dalle dichiarazioni delle celebrità e trattare così di temi spesso marginali.

La Cina è un paese libero? È accusata di violare i diritti umani, tanto da essere al centro di diversi conflitti politici, che hanno comportato la scelta di una ventina di Paesi di attuare un boicottaggio diplomatico alle Olimpiadi Invernali, sulla cui efficacia gli esperti nutrono diversi dubbi, anche se resta un gesto simbolico. Lo storico dello sport Nicola Sbetti ad esempio, in un intervento al Giornale Radio Sociale (rubrica della redazione nazionale Uisp) a cura di Elena Fiorani, ha definito questa mossa «una presa di pozione tutto sommato debole, che permette di accontentare l’opinione pubblica interna senza andare a rompere i rapporti con la Cina». Una cosa che, economicamente, praticamente nessun paese può più permettersi.

Con questo spirito la redazione nazionale Uisp seguirà gli avvenimenti, cercando di “raccontare il sociale attraverso lo sport”, o meglio attraverso le maglie di un megaevento sportivo: nella pagina Facebook di Uisp Nazionale ci sarà infatti una nuova rubrica incentrata sui temi dei diritti, dello sport e delle Olimpiadi.

SPECIALE UISP – Tutti gli articoli su VareseNews

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Pubblicato il 09 Febbraio 2022
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