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Il palazzo del Settecento di Gallarate diventerà “condominio solidale”

L'edifico a corte di via Postcastello, in pieno centro, è di proprietà della parrocchia Santa Maria Assunta. Che ora lancia un progetto insieme alla Comunità Famiglia e Solidarietà: diventerà la casa di famiglie che accolgono anche bambini in affido e mamme in difficoltà

Il palazzo di via Postcastello a Gallarate

La via Postcastello a Gallarate porta nel nome la memoria della prima fortificazione da cui nacque la città, oltre mille anni fa: lo stesso andamento curvilineo ricorda quello di un muro difensivo. È qui, nel cuore storico della città, che un antico palazzo del Settecento sta per riprendere vita, con un intervento molto particolare: a differenza di altri stabili storici non è destinato ad essere convertito a “immobili di pregio” ma diventerà invece un “condominio solidale”, che possa accogliere anche mamme in difficoltà con bambini.

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Il palazzo è una proprietà della parrocchia Santa Maria Assunta, al “confine” di un comparto che si estende dalla basilica e da Corso Italia e comprende diversi edifici, il frutto di secoli di donazioni. «L’importante è cosa si fa, delle proprietà» sintetizza monsignor Riccardo Festa, prevosto della città, mentre accompagna attraverso il labirinto di cortili e corti dentro all’isolato della basilica.

«Si può usarle bene o male. Per questo edificio abbiamo deciso di creare alloggi a canone calmierato, in un progetto che coinvolge la associazione Comunità e Famiglia».

Il palazzo di via Postcastello a Gallarate

Nata nel 2003, l’associazione è la forma giuridica di un’esperienza quarantennale molto nota nel mondo cattolico (e non solo), quella della comunità di Villapizzone, «famiglie che vivono insieme e sono aperte anche all’accoglienza di mamme in difficoltà o di bambini in affido». La comunità è cresciuta, dal 1978, in una cascina che prende il nome dal quartiere all’estrema periferia della città di Milano.
Una comunità di famiglie, aperta e solidale, che è cresciuta nel tempo e si è “replicata” in tante regioni italiane. E che troverà casa a Gallarate appunto nel palazzo di via Postcastello. 

Il palazzo di via Postcastello a Gallarate

Chiamato anche Casa Grassi, lo stabile fu – almeno in una fase – abitazione anche di un ramo della famiglia Majno, come ricorda una lapide sulla facciata, datata 1852, che fa memoria della nascita di Luigi Majno, giurista e socialista compagno di Turati.
L’edificio però esisteva probabilmente prima. «Ci sono attestazioni già dal dal Settecento. Nel Catasto Teresiano c’è un edificio allineato sulla via, ma non è chiaro se si tratti dello stesso» ci racconta l’architetto Fabiana Pianezze, che con l’architetto Paolo Gasparoli e l’ingegner Giovanni Guarnerio sta seguendo il complesso progetto di recupero dello stabile, che in passato ha ospitato il Centro d’ascolto della parrocchia, è stato usato per diverse mostre in anni recenti (come questa o questa) e oggi ospita il centro di distribuzione viveri della Caritas.

Il palazzo di via Postcastello a Gallarate

Il progetto di una “casa solidale” da inserire in un edificio antico è ovviamente una sfida complessa: l’intervento deve adattare gli spazi per creare alloggi indipendenti e spazi di vita comune, ma deve farlo rispettando la storia dello stabile. «Ad esempio abbiamo lavorato per tutelare le volte in incannucciato, mantenendo i volumi dei locali»: l’incannucciato è una tecnica diffusa in Lombardia, una leggera controsoffittatura fatta di canne intrecciate e coperte di intonaco.

L’esigenza generale era realizzare alloggi indipendenti per le famiglie, «in alcuni casi con la richiesta di una camera aggiuntiva, che consenta l’accoglienza di mamme con bambini o bambini in affido», secondo la vocazione di Comunità e Famiglia. «Al primo piano sono previsti quattro alloggi ed è previsto anche il ripristino della continuità del ballatoio, che era andata perduta» continua l’architetto Pianezze illustrando il progetto a cui si sta lavorando (dovrà essere presentato prima in Curia Arcivescovile e poi da questa alla Soprintendenza ai Beni Culturali). «Al secondo piano vengono ricavati tre alloggi, oltre al grande terrazzo in copertura, che abbiamo immaginato come fulcro della vita comunitaria».

Anche al piano terra sono previsti quattro alloggi, due più grandi, un bilocale e un monolocale. Lo spazio al livello della strada avrà però una vocazione un po’ diversa, di cui si è tenuto conto anche in fase di progettazione: «C’è un interesse da parte della cooperativa La Banda» continua monsignor Festa. «L’idea è che possano diventare alloggi per ragazze che devono essere accompagnate verso la maggiore età e l’autonomia». Una casa per diventare grandi, non dentro ma al fianco ad una comunità di famiglie che se ne prende cura.

Il palazzo di via Postcastello a Gallarate

Il cortile diventerà dunque uno spazio molto vivo. L’attuale centro di distribuzione viveri della Caritas troverà invece un’altra collocazione, dentro al complesso di edifici intorno alla basilica che man mano la parrocchia sta recuperando.
Dalla corte del palazzo monsignor Riccardo Festa ci accompagna verso la basilica passando dal piccolo cortile retrostante: è chiuso da un muro che ha andamento obliquo rispetto alla casa, un elemento anomalo. È forse un ultimo residuo, stratifcatosi nei secoli, delle fortificazioni del castello di Gallarate, nato su una leggera collinetta (che dentro l’isolato ancora si percepisce) mille anni fa. Il cuore di Gallarate.

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 19 Marzo 2022
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