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Nel quartiere di Sant’Anna da esperimento urbanistico a comunità

Settima e ultima tappa del tour dei quartieri periferici di Busto Arsizio. Abbiamo fatto un giro a Sant'Anna tra parchi, case non più popolari e quelle poche attività rimaste

Siamo giunti alla settima e ultima tappa del tour dei quartieri di periferia di Busto Arsizio. L’ultimo quartiere che abbiamo visitato in questo giro lungo un mese e mezzo, è quello di Sant’Anna. Si tratta di un rione popolare nato alla fine degli anni ‘5o per rispondere ad una crescita della popolazione alimentata dalla migrazione dal sud Italia di migliaia di meridionali in cerca di un lavoro. Erano anni in cui arrivavano anche 1500 nuovi abitanti l’anno: dal 1958 al 1960 si cominciava ad erigere il Villaggio, pianificato da un pool di architetti coordinati da “Richino” Castiglioni, nome di punta dell’architettura bustocca del Novecento (qui trovate un articolo esaustivo sulla storia del quartiere).

60 anni dopo a Sant’Anna

Oggi molte case sono state vendute dagli enti pubblici che le gestivano agli inquilini. Sono molti gli anziani che “hanno sempre vissuto qui” e le nuove generazioni sono rappresentate da stranieri venuti qui negli ultimi 2o anni dal nord Africa o dall’Europa dell’est. «Oggi è un posto tranquillo mentre fino agli anni ’90 era un piccolo fortino dove la malavita la faceva da padrona» – ci racconta Chicco, 60enne nato proprio tra questi palazzi curvi che disegnano piazze, vie e giardini. Anche Mauro, della storica tabaccheria gestita da Piera, ci conferma la serenità che si respira tra queste vie: «Sono nato qui ma ora vivo a Gavirate. Il rapporto coi cittadini che vivono qui è buono e devo dire che gli stranieri si sono integrati bene. Mi dicono che ogni tanto la sera si crea qualche situazione di disagio ma io non vivo più qui». Nel quartiere è attivo anche un teatro che porta il nome del rione e che si regge grazie ad un gruppo di volontari che collabora con la parrocchia.

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Marius e una delle poche serrande alzate

A fianco della tabaccheria c’è Marius con la sua pizzeria, un quarantenne rumeno un po’ burbero ma che ci tiene «a mantenere il suo locale pulito da perdigiorno e ubriaconi che molestano la clientela». Lamenta una certa diffidenza nei suoi confronti: «Purtroppo ho la fama del cattivo qui ma in realtà non faccio male a nessuno, anzi cerco di organizzare momenti di festa per la gente del quartiere come abbiamo fatto l’estate scorsa per la festa di Sant’Anna. Durante il lockdown mi sono sentito abbandonato dalla gran parte dei cittadini». Per il resto gli spazi commerciali del rione sono quasi tutti chiusi, se si fa eccezione per una lavanderia a gettoni, un minimarket e l’ufficio postale. L’unica attività di rilievo è il Centrocot che si trova proprio di fianco alla chiesa ed è un’eccellenza nell’ambito della tecnologia applicata al settore tessile, qui si testano e certificano tessuti provenienti da tutto il mondo.

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Tanto verde tra i palazzi ma scarseggia la manutenzione

Quello che colpisce di Sant’Anna sono gli ampi spazi verdi che si aprono tra i palazzi. I grandi alberi rinfrescano l’aria nelle giornate calde estive mentre sono due i parchi a disposizione dei bambini della zona. Uno di questi, il più grande, è il parco Giotto. Qui incontriamo Santo Tarantino, un residente di via per Cassano che porta suo figlio nel parco del quartiere per giocare: «Da due settimane una parte dell’area giochi è transennata perchè è diventata pericolosa. Speriamo che intervengano presto per sostituire questa struttura in legno con qualcosa che duri di più». Nella stessa area sono presenti anche un campo da basket in buone condizioni e un campetto da calcio a 5 che però non gode di buona salute tra porte che mancano e rete perimetrale distrutta: «Abbiamo provato anche a fare una raccolta firme per far rimettere a posto il campo che è molto utilizzato – raccontano alcuni giovani seduti su una panchina – purtroppo non abbiamo mai avuto risposta. Qui passiamo le nostre serate, soprattutto d’estate, per giocare tra amici». Siamo passati anche dal parco dei nati nel 2018 in via Antonio De Curtis dove c’è un grande prato a fianco di un insediamento di palazzi piuttosto nuovi. Qui si attende che venga realizzata la palestra all’aperto, annunciata a febbraio del 2021.

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Un sottopasso per uscire dall’isolamento

Si tratta dell’unica opera realizzata negli ultimi anni per il quartiere. Proseguono i lavori per la realizzazione del collegamento tra il quartiere e il centro cittadino. La nuova strada era attesa da molti anni e collegherà il Sempione con la via per Cassano Magnago, passando sotto la ferrovia e sfiorando il quartiere con una nuova strada. Per il momento è stata realizzata la struttura del sottopasso mentre nei successivi lotti bisognerà completare il collegamento stradale e ciclopedonale. Ad oggi l’unico modo per un residente di raggiungere il centro è quello di costeggiare la ferrovia fino al sottopasso di via Tasso e sbucare nella zona della stazione centrale. A proposito di viabilità, Santo Tarantino, il lettore che ci aveva segnalato il problema di sicurezza dell’area giochi nel parco Giotto, aggiunge: «Servirebbe maggiore sicurezza sulla via per Cassano, in particolare nel tratto tra le due rotonde. Non ci sono attraversamenti pedonali fino al villaggio e le auto sfrecciano a velocità elevata. Da questa parte di Sant’Anna non siamo in pochi».

 

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 13 Aprile 2022
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