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Dai conflitti ai migranti, a Somma un giorno per discutere le sfide del Diritto Umanitario

Pieno successo per il convegno promosso dalla Croce Rossa Comitato di Gallarate

Croce Rossa Somma Lombardo

Pieno successo per il convegno sul Diritto Internazionale Umanitario organizzato dal Comitato di Gallarate – Croce Rossa al castello Visconti di San Vito a Somma Lombardo sabato 20 maggio. Il tema del Diritto Internazionale Umanitario  trattato dal punto di vista giuridico, geopolitico e militare ha centrato il segno facendo emergere interessanti spunti di riflessione e di confronto che lo stesso prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello, presente all’incontro, ha definito come «altamente significativo» e di stringente attualità. A fare gli onori di casa Gaetano Galeone, presidente della Fondazione Visconti di San Vito, che ha espresso la sua soddisfazione per la caratura degli ospiti e per l’alto livello qualitativo degli interventi. 

La presidente del Comitato Monica Trotta ha ricordato l’emergenza alluvione in Emilia Romagna nella quale sono coinvolti numerosi volontari di Croce Rossa. Sono intervenuti per un saluto il generale Alfonso Miro , a capo del Comando Militare Esercito Lombardia, la presidente del Comitato Regionale di CRI Sabina Liebschner, l’ispettrice regionale del Corpo delle Infermiere Volontarie sorella Ornella Zagami; ha inviato un suo saluto in video Rosario Valastro, presidente nazionale di CRI e un messaggio e augurio di buon lavoro il generale Carlo Jean che ha sottolineato: « Il vostro interessante convegno riguarda un argomento essenziale per la sicurezza e la pace internazionali. Esso è in rapida e profonda evoluzione ai nostri giorni, in cui i confini fra pace e guerra stanno divenendo sempre più porosi e i due Protocolli del 1977 alle Convenzioni di Ginevra del 1949 non solo non sono stati sono ratificati da molti Stati, ma anche trovano forti opposizioni soprattutto da parte delle grandi potenze. La Corte Penale Internazionale non ha sufficienti poteri, anche per la crisi del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, mentre il principio della Responsabilità di Proteggere (R2P) è sistematicamente utilizzato da vari Stati per la loro politica di potenza…Il diritto internazionale umanitario o bellico, di cui la Croce Rossa è antesignana con la Convenzione del 1864, promossa dal suo fondatore, Henry Dunant, e forte del suo prestigio e dei suoi quasi 100 milioni di membri ha un ruolo importante da giocare non solo in campo operativo,ma anche nella promozione del diritto internazionale umanitario per adeguarlo alle nuove realtà».

La prima parte del convegno ha avuto come relatori il professor Manlio Frigo (docente di Diritto Internazionale all’Università di Milano) che ha tracciato la cornice giuridica del DIU sottolineando il mutamento delle condizioni entro il quale si trova ad essere applicato nei giorni nostri; ad entrare più nel merito dell’applicazione del DIU nel conflitto fra Russia e Ucraina è stato l’avv. Adriano Cagliani che ha messo in lice le criticità di questo conflitto e la difficoltà di applicare  e rispettare i principi in questo scenario. Per delineare i nuovi scenari geopolitici che stanno affacciandosi in Europa, nel Mediterraneo e nell’Est dell’Europa è intervenuto l’on. Paolo Alli, che dal 2016 al 2018 è stato presidente dell’Assemblea Parlamentare Nato e ha visitato di recente l’Ucraina. La protezione delle popolazioni nei conflitti armati è al centro dell’attività della Nato, come ha sottolineato il Ten. Col. Tommaso di Marco (del Nato Rapid Deployable Corps di Solbiate Olona), che ha illustrato le modalità con le quali la Nato opera in questi scenari sempre con l’attenzione per i civili coinvolti. Per rispondere alla domanda su come conciliare il rispetto dei principi del DIU con la realtà dei fatti di un conflitto armato è intervenuto il generale Giorgio Battisti (Vice presidente dell’Istituto Internazionale del Diritto Umanitario di Sanremo) che ha ricordato: «I Principi fondamentali del Diritto Internazionale Umanitario, quali Umanità, Necessità Militare, Proporzionalità e Distinzione, trovano pieno riscontro in operazioni nelle direttive militari e innanzitutto nelle Regole d’Ingaggio e nei Caveat. Sul campo, tuttavia, le stesse direttive possono avere una applicazione diversa a causa del differente background storico-culturale dei militari, degli interessi nazionali e, in particolare, del compito prioritario di ogni comandante: proteggere i propri soldati! Spetterà ai comandanti fare in modo che i propri uomini e donne rispettino questi principi con la loro autorevolezza e carisma dovendo affrontare spesso un avversario che non rispetta minimamente i diritti umani e utilizza la popolazione civile come strumento di lotta».

La seconda parte della mattinata ha approfondito invece i temi delle nuove tecnologie applicate ai conflitti e il problema delle nuove ondate migratorie e la loro gestione. Il primo argomento è stato affrontato dal maggiore EI Barbara Scolart che ha parlato di Cyber War: «Fra i nuovi scenari che sollecitano la riflessione degli studiosi e dei cultori del diritto umanitario v’è sicuramente la dimensione cibernetica del conflitto, che sfida l’interprete sotto due profili, entrambi oggetto della conversazione odierna. Il primo riguarda la configurabilità degli attacchi cibernetici come attacchi armati legittimanti una reazione in legittima difesa. La questione è se il ricorso alla “forza cibernetica”, pur non potendosi qualificare come “forza armata” in senso letterale, sia comunque idoneo a produrre effetti dannosi o coercitivi in altri Stati e se violi, pertanto, la disposizione ex art. 2, § 4, della Carta delle Nazioni Unite. Il secondo profilo riguarda il fatto che le operazioni informatiche militari stanno diventando parte integrante dei conflitti armati odierni e possono interrompere il funzionamento delle infrastrutture critiche e dei servizi vitali per la popolazione civile: la questione è se esistano regole di diritto umanitario idonee a proteggere i civili dalle conseguenze di queste operazioni o se sia necessario svilupparne di nuove».

Il tema dei migranti  e della gestione dei profughi in situazione di conflitto invece è stato sviluppato dal generale Giuseppe Morabito (Nato Defence College Foundation): «In queste ultime settimane, al fine di assicurare soccorso ed assistenza alla popolazione ucraina, giunta sul territorio italiano in conseguenza del conflitto bellico, il Parlamento ha approvato una serie di misure volte ad organizzare le modalità di accoglienza dei profughi sul territorio italiano e a stanziare le necessarie risorse. Tali misure sono state introdotte con ordinanze di protezione civile e decreti-legge conseguenti alla deliberazione dello stato di emergenza  la cui durata è stata prorogata, fino al 31 dicembre 2023. A fine aprile ’23 sono in Italia almeno 173.800 rifugiati ucraini, tra cui più di 49.400 bambini sotto i 18 anni. Già l’aggravarsi della crisi umanitaria in Afghanistan seguita al ritiro delle truppe NATO e alla presa del potere da parte dei talebani aveva  visto l’Italia immediatamente impegnata nell’evacuazione di migliaia di cittadini afghani e per una soluzione della crisi, che tuteli i diritti umani, e in particolare quelli delle donne e dei minori. Nella Dichiarazione sulla situazione in Afghanistan concordata dal Consiglio”Giustizia e affari interni” dell’Unione  si sottolineava come la gravità della situazione richiedesse una risposta determinata e concertata alle sue molteplici dimensioni, tra cui la necessità di continuare le evacuazioni di casi specifici di persone a rischio dando la priorità alle persone vulnerabili, quali donne e bambini. Più di 2,5 milioni persone hanno attraversato il Mediterraneo dal 2014p rovenendo dalle coste africane. Nei primi 4 mesi del 2023, gli arrivi sono stati già più di più di 59.900, di cui oltre 10.500 minori, in fuga da Medio Oriente e Nord Africa, Africa Sub-Sahariana, Asia Centrale e Meridionale. L’Italia è il primo paese d’arrivo di rifugiati e migranti in Europa: nel 2022 ha registrato oltre 105.100  nuovi arrivi, contro i 67.400 del 2021. Nei primi 4 mesi del 2023, gli arrivi sono stati già più di 41.800  tra cui 7.100 minori, inclusi oltre 4.000 non accompagnati»  

Hanno chiuso il convegno un saluto di Jolanda Baiona, presidente del PASFA e due importanti testimonianze sul campo di sorella Bianca Maria Locatelli (vice ispettrice regionale del Corpo Infermiere Volontarie), del generale (ris.) Federico Pellegatti (Esperto di Difesa e Sicurezza) in un video messaggio sulla situazione in Afghanistan e di Ibrahim Malla (Croce Rossa- Mezzaluna Rossa). Hanno moderato la mattinata la giornalista Elena Casero e Colum Donnelly.

Pubblicato il 22 Maggio 2023
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