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Processo Mensa dei Poveri, i pm chiedono l’assoluzione per Cassani e la condanna di Comi e Orrigoni

Destini diversi per i protagonisti del processo che ha messo a nudo un sistema corruttivo che gravitava attorno al capo di Forza Italia in provincia di Varese. Chieste pene per pesanti per l'ex-ad di Tigros e per l'eurodeputata saronnese

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Si è chiusa con richieste di pena pesanti la requisitoria dei pubblici ministeri Silvia Bonardi e Stefano Civardi per gli imputati del processo Mensa dei poveri che si sta svolgendo davanti alla sesta sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice Paolo Guidi.

Le richieste di assoluzione per Cassani e altri

Per quanto riguarda il filone gallaratese i magistrati hanno chiesto l’assoluzione per il sindaco di Gallarate Andrea Cassani relativamente a due turbative d’asta relativamente alla gara per la scelta del professionista che doveva redarre il pgt di Gallarate. Il pm  ha ritenuto che il fatto non sussiste e ha chiesto l’assoluzione anche per la dirigente del settore urbanistico Marta Cundari, oltre all’architetto Monica Brambilla. Stesso discorso per la scelta degli avvocati che dovevano redarre il parere che doveva supportare la revoca dell’azione di responsabilità intentata dalla precedente giunta del comune di Gallarate nei confronti degli ex amministratori della società partecipate Amsc e di Seprio Real Estate, tra cui Caianiello, Besani e Bellora. Chiesta l’assoluzione anche per Moreno Carù, per la vicenda Amsc, per Paola Saporiti in merito alla vicenda dei 500 euro che aveva consegnato a Caianiello (viene considerata vittima di una concussione, ndr). Assoluzione anche per l’ex-amministratore della coooperativa Effecinque Giuseppe Filoni e per il direttore amministrativo dell’Asst Valle Olona Marco Passaretta, relativamente alla turbativa d’asta per l’assegnazione del bar dell’ospedale alla cooperativa di Filoni.

Le richieste di condanna per il supermercato in via Cadore

Pesante la richiesta di condanna per l’imprenditore Paolo Orrigoni. Il pm Civardi ha chiesto 6 anni e la confisca di 50 mila euro (equivalente della presunta tangente), avendo ritenuto provata la corruzione per la costruzione di un nuovo supermercato Tigros nell’area Tonetti di via Cadore a Gallarate. Secondo Civardi Orrigoni era pienamente al corrente della necessità di avere il favore di Forza Italia e per questo aveva pagato l’allora segretario cittadino di Forza Italia Alberto Bilardo commissionandogli un lavoro di progettazione mai effettivamente realizzato, o solo in parte. Per questa vicenda, infatti, sia Bilardo che Caianiello avevano patteggiato. In quanto responsabile civile è stato chiesto il divieto per la società di supermercati di contrattare con la pubblica amministrazione per 4 anni, il risarcimento di 240 mila euro e una sanzione da 50 mila euro.

Le richieste di pena per Gorrasi e Palumbo

L’ex-coordinatore provinciale di Forza Italia Carmine Gorrasi ha incassato due richieste di condanna: una a 2 anni e 6 mesi per finanziamento illecito a favore della campagna elettorale di Angelo Palumbo e una ad un anno e 6 mesi per truffa ai danni dell’Unione Europea relativa alla vicenda dello stipendio di un collaboratore dell’eurodeputata Lara Comi che avrebbe dovuto retrocedere al partito una parte dei guadagni. Per l’ex-consigliere regionale Palumbo, invece, è stata chiesta una condanna a 2 anni e 3 mesi per finanziamento illecito.

La truffa all’Unione Europea, chiesta la condanna per Lara Comi

Per l’eurodeputata saronnese il pm Civardi ha rigettato completamente la ricostruzione fornita dalla stessa Comi, che si era definita vittima di un raggiro, durante l’interrogatorio da parte del suo avvocato. Per l’accusa una parte delle ipotesi di reato datate prima del 2015 va assolta per intervenuta prescrizione (così come il terzo erogatore Bernieri) ma meriterebbe una condanna a 5 anni e 6 mesi perchè il sistema di drenaggio di fondi dell’Ue da parte dell’esponente di Forza Italia sarebbe andato avanti anche con Giovanni Enrico Saia nel ruolo di terzo erogatore. A questa vicenda si aggiunge anche quella degli incarichi al giornalista suo collaboratore, Andrea Aliverti, attraverso i quali insieme a Gorrasi avrebbero escogitato un sistema per poi retrocedere una parte dei soldi a Caianiello che doveva pagare l’affitto della sede dell’associazione politica Agorà di cui era fondatore e capo.

 

 

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 15 Maggio 2023
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