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Le donne della Siai che nel 1941 ebbero il coraggio di incrociare le braccia

La loro vicenda, ricostruita da Claudio Mezzanzanica, al centro di un convegno in sala consiliare a Sesto Calende. Per la rubrica "Fotografie volanti", Elena Zeni ricorda il coraggio e la determinazione delle lavoratrici che pagarono a caro prezzo un gesto di libertà e giustizia

sciopero siai

Sono state davvero delle “protagoniste” della storia: le lavoratrici Siai che ebbero il coraggio di scioperare nel 1941, raccontate nel corso della conferenza di venerdì 22 settembre alla Sala Consigliare del comune di Sesto Calende, meritano di essere conosciute e ricordate.

La loro vicenda è stata ricostruita da Claudio Mezzanzanica che ha finalmente tolto quella fitta coltre di polvere che la ricopriva. In quegli anni la forza lavoro femminile sopperiva alla mancanza di quella maschile, in quanto gli uomini erano destinati al fronte. I nomi di queste donne coraggiose erano Rosa Arbellia, Maria Ghilardi, Maria Cavilli, Agnese Tafi e Natalina Sibilla. Donne lavoratrici, donne con una famiglia sulle spalle che il 14 settembre 1941 “osano” scioperare incrociando le braccia per chiedere un aumento di salario. Aumento più che giustificato dall’orario lavorativo di 12 ore al giorno per 6 giorni settimanali che veniva richiesto alle operaie ed operai per poter arrivare alla produzione di un aereo al giorno.

Il razionamento del cibo regolato dalle tessere annonarie, dette anche tessere della fame, imponeva quantità insufficienti di cibo giornaliero per ogni singolo cittadino e questo alimentava il mercato nero al quale si rivolgevano le famiglie e i salari risultavano sempre più spesso inadeguati. Il malcontento all’interno della fabbrica era sempre più palese ed evidente e le donne Siai decisero di far sentire la propria voce inizialmente facendo girare nei reparti dei semplici bigliettini . A Maria Cavalli, la più istruita e pratica degli uffici di direzione, fu chiesto di farsi portavoce del malessere di tutti i lavoratori.

Dalla Direzione non venne purtroppo alcun segno di comprensione alle giustificate richieste e rivendicazioni. A quel punto la protesta montò e prese corpo durante la pausa di colazione in refettorio. Le lavoratrici decisero di incrociare le braccia rimanendo nel locale fino alle ore 14 anziché tornare al lavoro come previsto alle ore 13. Allo slogan urlato “Vogliamo un aumento di paga” furono ben 500 le donne che risposero. Non restarono insensibili al loro grido, i reparti dell’azienda: la Meccanica B, la Meccanica A ed anche un terzo reparto. Fu così che ben 2000 persone aderirono alla protesta.

Ma era, come ben sappiamo, un periodo nero per le libertà e quello di Sesto fu un episodio mal tollerato e al quale venne dato seguito con l’arresto delle cinque, ritenute “promotrici ed istigatrici” di tale ribellione. Le donne furono arrestate e addirittura mandate un anno al confino in Abruzzo con la “colpa” di aver svolto un’attività contrastante con le direttive del regime. Una di queste, Maria Ghilardi venne mandata al confino con il figlioletto di tre anni, mentre l’altro di sei fu lasciato a casa dai nonni.

Questo episodio del lontano 1941 va ricordato per dare giusto onore a queste donne ed anche perché, senza la loro ribellione e sacrificio, come del resto quello di tutte le lavoratrici e lavoratori delle fabbriche di quel periodo, non ci sarebbero stati i grandi scioperi del 1943 che culminarono con la Resistenza ed il 25 Aprile 1945 con la nostra ritrovata “libertà”! Le donne impegnate in fabbrica al posto degli uomini, le donne “staffette” insostituibili per la resistenza, hanno spesso sofferto per essere relegate ad un oblio o ad un posto di second’ordine nelle vicende narrate, eppure sono state un cardine importantissimo per la nostra libertà ed il loro ruolo non va dimenticato. Un ringraziamento particolare a Claudio Mezzanica, Nino Cartosio, Mario Ernesto Varalli e Giovanni Zanoni per la ricerca storica e a Anpi Sesto Calende e Castelletto Ticino per aver organizzato questa serata. L’iniziativa è stata organizzata con il patrocinio del comune di Sesto e hanno partecipato anche il vicesindaco sestese Edoardo Favaron e l’assessore alla cultura del comune di Castelletto, Alessandra Zarini.

DONNE RESISTENTI,
donne combattenti,
donne che devono sempre lottare con i denti
per affermarsi
per far sentire la propria voce
donne messe in croce !
Donne che devono difendere
la libertà di vestire
di uscire
e di non morire !
Parole che il vento urla ogni volta
E che sembra in ogni momento possa esserci una svolta..
Eppure ogni giorno sembra che nulla cambi
Sempre una lotta !

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Pubblicato il 25 Settembre 2023
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