A Busto Arsizio un convegno sulle sfide di sussidiarietà e welfare territoriale
Dialogo sul tema con il prof. Giorgio Vittadini e alcuni protagonisti delle istituzioni e del Terzo settore locale, con la presentazione del rapporto annuale della Fondazione per la Sussidiarietà

Il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel suo intervento del 20 febbraio scorso in occasione della presentazione del Rapporto “Sussidiarietà e Welfare Territoriale” della Fondazione per la Sussidiarietà, ha affermato: «Il sistema di welfare non è solo uno strumento di equità sociale, ma anche un motore essenziale per lo sviluppo economico di un Paese. In un contesto caratterizzato da informazione imperfetta e mercati finanziari incompleti, il welfare riduce l’incertezza, mettendo le persone nella condizione di poter assumere rischi, ad esempio avviando un’attività imprenditoriale innovativa”».
La nostra Costituzione, così come le legislazioni di molti Paesi europei, definisce il welfare con tre aggettivi chiave: universalistico, equo, e capace di garantire l’uguaglianza. Tuttavia, in periodi di scarsità di risorse si tende a dimenticare le fasce di popolazione più vulnerabili: le grandi città ricevono più servizi rispetto alle aree periferiche; il Nord ha più accesso rispetto al Sud; chi ha un livello di istruzione più alto beneficia di maggiori opportunità rispetto a chi non lo ha.
Ciò porta a disuguaglianze strutturali evidenti: solo il 30% dei bambini in Italia ha accesso a un asilo nido, le famiglie con disabili sono sempre più povere, e già il 20% della spesa sociale è di origine privata, quasi interamente a carico delle famiglie.
La ricerca, condotta da Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e professore di Statistica all’Università di Milano Bicocca insieme a Emilio Colombo, Paolo Venturi e Lorenza Violini, ruota intorno a domande decisive per il futuro: in quale stato di salute versa il nostro sistema di welfare? Sta assolvendo adeguatamente alla sua funzione universalista? Come sta incidendo sull’andamento della povertà e delle disuguaglianze? Sta svolgendo l’altro suo importante compito, quello di essere motore di sviluppo?
L’interrogativo che ha ispirato l’intero lavoro è incentrato sull’individuazione dei fattori che possano garantire l’universalità del welfare e la qualità delle prestazioni, e sull’approfondimento del ruolo che la cultura della sussidiarietà svolge e può svolgere a questo scopo.
Il Rapporto contiene autorevoli contributi di alcuni tra i più qualificati studiosi ed esperti italiani, raccolti in sei sezioni: 1) una fotografia ragionata del nostro welfare “in transizione; 2) il complesso dei servizi sociali di competenza dei Comuni, (assistenza a anziani, minori in stato di bisogno, famiglia, disabili, soggetti affetti da dipendenza, indigenti ecc.); 3) la governance; 4) la percezione dei cittadini; 5) contributi su aspetti specifici e possibili proposte; 6) conclusioni.
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