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31 maggio 1920: Arturo Ferrarin completa la trasvolata da Roma a Tokyo

Nel 1920 percorse 18mila chilometri fino in Giappone, un collegamento mai realizzato su una distanza così ampia

Induno Olona - Arturo Ferrarin

Un volo da 18mila chilometri, 109 ore di volo da Roma fino a Tokyo, a collegare due mondi ancora lontanissimi. Verrebbe da chiamarlo “il” volo, per antonomasia: è l’impresa compiuta da Arturo Ferrarin nel 1920, un secolo fa o poco più.

Furono undici gli equipaggi decollati dall’aeroporto di Centocelle nel febbraio del 1920, furono solo due – tra cui quello guidato da Ferrarin – ad approdare nell’arcipelago del Giappone, tre mesi dopo. Un viaggio periglioso ed esotico, passato da Shangai e Canton, a bordo di macchine volanti e  che ancora sembravano – fatte di tela, tubi di metallo e legno – oggetti pioneristici.

Macchine ancora fragili, come dimostrarono i guasti nel corso delll’impresa, che portarono all’abbandono alcuni dei velivoli: su quattro modelli Caproni e sette identici Ansaldo SVA solo due di quest’ultimo tipo arrivarono a Tokyo. Uno dei due equipaggi fece una parte del percorso in treno e in nave: Ferrarin, quasi casualmente, si trovò così l’unico ad aver davvero completato il raid, insieme al suo motorista.

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Replica di Ansaldo SVA esposta al museo delle Forze aeree di Difesa del Giappone, foto wikipedia

Con quella impresa Ferrarin divenne un vero eroe dell’aria, un pioniere, un esempio conosciuto a livello mondiale. Di certo la sua memoria si è tramandata fino ai nostri giorni nel mondo degli appassionati, grazie a innumerevoli articoli e pubblicazioni, agli omaggi nei musei, persino a una apparizione nel film d’animazione Porco Rosso, capolavoro del giapponese Miyazaki (anche se nel film Ferrarin è presentato come figura che ha sacrificato la libertà del volo al lavoro “sotto padrone” per l’Italia fascista).

Vicentino d’origine, Ferrarin aveva messo radici da tempo a Milano: già durante la Grande Guerra aveva preso il brevetto a Cameri, poi il lavoro da aviatore e da collaudatore lo trattenne in zona. Nel 1931 sposò Adelaide Castiglioni, figlia dell’imprenditore Ermenegildo Castiglioni, proprietario di Palazzo Castiglioni in corso Venezia a Milano, dove anche Ferrarin abitò poi per dieci anni. Venne sepolto nel cimitero di Induno Olona, vicino a Varese, dove i Castiglioni avevano una villa.

Tra i maggiori piloti italiani, fu ai comandi anche degli idrovolanti da corsa Macchi-Castoldi, ideati per la Coppa Schneider (competizione internazionale per idrovolanti, dove di fatto si sfidavano governi, industrie, nazioni) e costruiti dalla Macchi all’idroscalo della Schiranna. Ferrarin pilotò un MC nelle due corse della Schneider del 1926 e ’27.

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Idrovolante Macchi alla Schiranna

Nel 1928 superò se stesso divenenedo protagonista di altre due imprese, con un Savoia Marchetti S64: il primato mondiale di durata di volo in circuito chiuso (7666 km in 58 ore e 37 minuti) e poi insieme a Carlo Del Prete il primato di distanza senza scalo daRoma a Touros in Brasile, percorrendo in 49 h 19 min 7188 km di record omologato, anche se nella realtà i chilometri percorsi furono oltre 8mila. 

La trasvolata del ’28 fu funestata da un incidente nei giorni successivi, in cui perse la vita Carlo Del Prete.
Muor giovane colui ch’al cielo è caro e anche Ferrarin non si sottrasse al destino: il mitologico trasvolatore morì infatti a 46 anni, dunque ancora relativamente giovane, in un incidente a Guidonia.

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Ritratto di Ferrarin, dello scultore Adolfo Wildt, foto wikipedia

Proprio il Comune di Induno ha mantenuto una forte memoria della figura di Ferrarin, dedicando un vasto programma di eventi per il centenario (spostati dal 2020 al 2021 per ragioni di pandemia). Lo stesso Comune  ha contribuito alla produzione di un nuovo spettacolo teatrale, di Karakorum Teatro: “Io volo” è andato in scena in anteprima nazionale a Varese il 4 dicembre 2021.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 01 Dicembre 2021
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