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“Ci dai la grana e ti restituiamo la tua roba”: due arresti e due denunce a Gallarate per estorsione e ricettazione

Colpito imprenditore che gestisce bar della movida milanese che aveva ospitato un gruppo di ragazzi per una serata. I messaggi per riavere la refurtiva hanno inchiodato i tre

Polizia e Guardia di Finanza

La serata che finisce nell’appartamento in centro a Milano, con gli “amici“ appena conosciuti che si trasformano in estorsori che allungano le mani, rubano per chiedere poi un “riscatto“ per riconsegnare quanto rubato, così da finire nei guai: uno arrestato per estorsione, due per ricettazione grazie alle investigazioni del commissariato gestito dal vice questore Luigi Marsico e dell’attività della procura della repubblica di Busto Arsizio.

I fatti hanno inizio nella metà dello scorso dicembre quando  la squadra investigativa del commissariato di Gallarate ha rintracciato e tradotto in carcere un 30enne marocchino il quale dopo aver perpetrato il furto nell’abitazione milanese del proprietario di un noto bar della movida metropolitana, si accordava con altri complici per estorcergli ulteriore contante in cambio della restituzione della refurtiva.

QUELLA SERA AL BAR
Verso la metà del dicembre scorso, il 34enne milanese dopo una serata nel suo bar ha deciso di ospitare i tre ragazzi conosciuti quella sera. Al risveglio, la mattina seguente, la sorpresa: due erano ancora in casa, il terzo sparito con capi di abbigliamento firmati, gioielli, un monopattino elettrico, una playstation 5 ed altri oggetti dal valore complessivo di almeno 10mila euro. A quel punto, il derubato, non poteva far altro che cercare di farsi aiutare dagli “amici del ladro” che ancora si trovavano in casa a dormire; da loro pretendeva, invano, di ricevere informazioni circa il modo e il luogo ove poterlo rintracciare per per recuperare la sua roba.

LA DENUNCIA DOPO IL FURTO
Non riuscendo a trovare aiuto dai due decideva di sporgere denuncia in Commissariato; proprio mentre si trovava di fronte agli agenti a far verbalizzare la dinamica dei fatti, tramite chat, riceveva le prime richieste estorsive da parte di uno dei ragazzi rimasti a casa sua a dormire; si trattava di un 20enne gallaratese già noto alle forze di polizia per trascorsi giudiziari da minorenne il quale, fingendosi un intermediario disinteressato, ma in realtà già in combutta con il ladro avendo con lui già progettato il piano, iniziava un’estenuante opera di persuasione al fine di convincere il derubato a pagare una somma iniziale di più di 2mila euro per ottenere la restituzione della refurtiva.

L’ESTORSIONE IN CHAT
La banda, tuttavia, ignorava che quelle trattative fossero già attentamente monitorate dalla polizia di Gallarate. Così gli investigatori in stretto raccordo con la vittima che li aggiornava man mano sugli sviluppi della “trattativa”, avendo saputo dell’ora e del luogo pattuito per lo scambio di danaro, e d’intesa con la magistratura monitoravano e seguivano la vittima equipaggiata di microfono, registratore e banconote fac-simile da consegnare, qualora richieste, all’ignaro estorsore.

L’APPUNTAMENTO COI SOLDI
Quest’ultimo infatti, convinto di riuscire a mettere a segno ciò che in gergo viene chiamato “cavallo di ritorno”, chiedeva ed otteneva dalla vittima un appuntamento in una zona poco frequentata della periferia di Gallarate ove aveva pianificato di intascare il riscatto in cambio della restituzione della merce rubata; l’intento del giovane tuttavia è sfumato in quanto proprio nel momento in cui stava per impossessarsi del denaro è stato bloccato dagli agenti in borghese e tratto in arresto nella fragranza del reato di estorsione, mentre due complici giunti con lui sul “luogo dello scambio”, venivano denunciati a piede libero per il reato di ricettazione, in quanto trovati in possesso di parte della refurtiva.

LE INDAGINI
Da quell’arresto poi, le indagini consentivano di raccogliere ulteriori elementi probatori utili a cristallizzare ogni responsabilità in capo a ciascun componente della banda, consentendo alla Procura del Tribunale di Busto Arsizio di richiedere al G.I.P. l’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere eseguita venerdì dalla polizia riuscita a rintracciare il 30enne magrebino portato in carcere in attesa di essere giudicato per aver concorso a vario titolo nei gravi reati di furto, ed estorsione.

Degli altri componenti della gang, il ventenne gallaratese, tuttora sottoposto a misura cautelare dovrà rispondere del reato di estorsione, mentre gli altri due complici, indagati a piede libero, del reato di ricettazione.

Pubblicato il 11 Marzo 2022
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