“Com’eri vestita?”. A Milano Malpensa la mostra contro la vittimizzazione secondaria delle donne
Promossa in Italia da Libere Sinergie e allestita al Terminal 1 di Milano Malpensa, mette in esposizione i vestiti di donne vittime di stupro. Per denunciare che "non è mai una questione di provocazione, ma solo di prevaricazione maschile"
«Com’eri vestita?»: è la domanda che si sono sentite rivolgere, troppe volte, le vittime di stupro. Ed è anche il titolo della la mostra che denuncia – appunto – la cosiddetta vittimizzazione secondaria. Una mostra itinerante – promossa in Italia da Libere Sinergie – che “atterra” al Terminal 1 di Milano Malpensa per sensibilizzare i passeggeri sul tema, ancora tristemente attuale, della violenza contro le donne che vengono abusate indipendentemente dall’abito che indossavano. Perché non è mai una questione di provocazione, ma solo di prevaricazione maschile. (nella foto la presidente Sea Michaela Castelli con l’attrice Lella Costa e Claudia Mazzetti, assessora di Gallarate)
L’inaugurazione di questa mostra si è svolta alla presenza di tre donne che hanno a cuore questa tematica: Michaela Castelli, presidente di Sea aeroporti di Milano, che ha dato un caloroso benvenuto a Silvia Cattafesta, vicepresidente di Libere Sinergie che ha raccontato come è entrata a conoscenza della mostra e perché l’ha voluta portare in Italia e, infine, Lella Costa, attrice e direttrice del Teatro Carcano di Milano che ha prestato la sua voce per raccontare alcune testimonianze toccanti.
«Com’eri vestita?» è infatti la domanda ricorrente posta alle vittime di stupro nelle stazioni di polizia, nelle aule di giustizia, nei media. Implica una presunta connessione tra la violenza subita e gli abiti indossati dalla vittima, spostando la responsabilità, o addirittura la colpa, su di essa.
La mostra «Com’eri vestita?» è un’idea semplice basata sulla riproduzione di storie di stupro e dei relativi output. Sui manichini si trovano una tuta da ginnastica, un tubino nero attillato, ma anche il grembiule per le pulizie o il pigiama, o comunissimi jeans, un maglione a collo alto, una gonna scozzese. Le storie sono 17 e sono tutte vere, raccolte da due socie di Libere Sinergie nell’ambito delle loro professioni: Silvia Cattafesta, counselor e vicepresidente di LS, e Nadia Muscialini, psicologa e psicoanalista ora al San Carlo di Milano, creatrice di numerosi sportelli antiviolenza pubblici e autrice di libri sulla violenza di genere.
L’attrice Lella Costa intervenuta all’inaugurazione a Malpensa«Com’eri vestita?» è l’adattamento italiano di «What Were You Wearing?», l’installazione ideata nel 2014 da Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e l’educazione sulle aggressioni sessuali presso la University of Kansas, e Mary A. Wyandt-Hiebert, direttrice delle iniziative di programmazione del Centro di educazione contro lo stupro presso la University of Arkansas.
Con l’autorizzazione delle due ideatrici originarie, Libere Sinergie ha sviluppato il progetto italiano rappresentato per la prima volta l’8 marzo 2018. Dal 2020 «Com’eri vestita?» rientra tra le proposte educative rivolte alle scuole da Amnesty International Italia nell’ambito della campagna #iolochiedo che vuole promuovere una cultura del consenso e del rispetto nelle relazioni.
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